giovedì 11 luglio 2019

Terre selvagge (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/04/2019 Qui - Terre selvagge (Avventura, USA, Irlanda, 2017): Le Crociate sono un'ambientazione e uno spunto ricorrente nella storia del cinema, declinati in generi diversi o utilizzati per sviluppare una varietà di argomenti. Brendan Muldowney, da una sceneggiatura originale di Jamie Hannigan, non ne fa una missione nell'Oriente o l'occasione per scontri epici e nemmeno un film a tema religioso. Terre selvagge è un viaggio attraverso una terra straniera ai suoi stessi abitanti: il pericolo e lo sconosciuto incombono, ogni tratto e ogni incontro riservano sorprese. Ambientato nell'epoca medievale in terra irlandese (molto più brulla e cupa rispetto ai soliti panorami da cartolina) Pilgrimage è infatti un dramma avventuroso in cui fede e superstizione, oltre all'immancabile brama di potere, si fondono in un mix ambizioso in cui l'introspezione si fonde con aspetti più affini al cinema di intrattenimento leggero. Non mancano quindi azione e scene piuttosto brutali, a caratterizzare il viaggio di uno sparuto gruppo di monaci incaricati di portare a Roma una reliquia dal valore inestimabile. Il prezioso carico farà presto piombare su di loro l'attenzione di parecchi malintenzionati, tra cui quella di un nobile normanno. Peccato che la vicenda, oltretutto preceduta da un prologo che si prende qualche libertà storica, sia spesso noiosa. Perché certo, il film non ha molte pretese di lasciare tracce e si accontenta di raccontare in modo convenzionale un'avventura ammantata di mistero, portandola a compimento senza troppe cadute, perché certo, nel complesso si tratta di un prodotto ben fatto, orgogliosamente indipendente e interessante (anche perché riesce a condensare nella sua ragionevole durata molteplici degli argomenti chiave di una storia ambientata nell'Alto Medioevo: religione contro fede, guerra e barbarie, superstizione acritica contro paganesimo), ma funziona solo in parte per via di un insieme di figure poco interessanti, spesso sviluppate in modo elementare o prevedibile. In tal senso la descrizione del villain rende bene l'idea dei limiti di questo film cui fondamentalmente mancano le sfumature, ogni personaggio è descritto in maniera rigida ai limiti dell'ottusità, il solo Tom Holland (nei panni di un giovane religioso) viene fornito di alcune peculiarità fortunatamente adatte ad allontanarlo dalla banalità generale. Avrebbe meritato miglior approfondimento il personaggio del "Muto" (Jon Bernthal) sorta di guerriero inarrestabile dal passato oscuro, il resto non impressiona più di tanto, anzi, alcune scene di violenza gratuita sarebbe stato opportuno evitare. Senza tanti fronzoli e con una storia lineare, risulta anche piacevole per più delle metà della sua durata perdendo però, secondo me, mordente nella parte finale che non ho apprezzato molto. In definitiva quindi, film interessante e dal notevole impatto visivo, ma prevedibile, non benissimo costruita e recitata, un film giustamente tutta al maschile ma ingiustamente troppo soporifera. Voto: 5