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mercoledì 16 settembre 2020

The Lodge (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/09/2020 Qui - Per come si presentano le dinamiche in questo film, lo spettatore arriva facilmente a intuire la piega che prenderà la storia, soprattutto perché la sceneggiatura presenta qualche ingenuità evidente e nei dialoghi c'è più di qualche indizio che rendono l'epilogo prevedibile. Tra i pregi ci sono l'ambientazione (casetta sperduta in montagna, avvolta nella neve), qualche momento tensivo ben ricreato (dai registi Veronika Franz e Severin Fiala, quelli di Goodnight Mommy, che ancora mi manca) e la prova della protagonista (brava e duttile Riley Keough, sospesa tra buoni propositi e regressioni psicotiche). I difetti riscontrabili, oltre a quelli già evidenziati, sono da cercare nel ritmo piuttosto lento, nella dilatazione di alcune situazioni e nel fulcro della parte finale che rende il tutto abbastanza sterile e quasi ridicolo. Si nota l'influenza dell'horror sui generis perfettamente rappresentato da Ari Aster (di cui cita anche la casa in miniatura), ma il risultato finale è decisamente inferiore. The Lodge, il classico horror patinato e ben diretto, con una bella atmosfera cupa e glaciale e un'ambiguità di fondo che non ti fa capire chi prende in giro chi, che regge abbastanza bene fino a quando non svela tutte le sue carte, da lì in poi si impantana nelle sabbie mobili scivolando lentamente fino a un finale che più banale non si può. Mediocre, ma si fa vedere. Voto: 5+

giovedì 26 settembre 2019

Ocean's 8 (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/09/2019 Qui
Tema e genere: Sequel e spin-off al femminile della trilogia Ocean's, l'heist movie per eccellenza.
Trama: Dopo cinque anni trascorsi in prigione, Debbie Ocean ha in mente il colpo più grande della sua vita: rubare una collana di diamanti dal valore di 150 milioni di dollari. Per riuscirci, mette in piedi una squadra di sole donne pronte a colpire durante una delle serate di gala più importanti di New York.
Recensione: Era un film atteso Ocean's 8 (non da me comunque), il film diretto da Gary Ross che voleva forse replicare il successo ed avere la stessa potenza della trilogia originale ma non ci riesce. Non solo perché la pellicola in sé non ha abbastanza forza stilistica da essere minimamente paragonabile all'originale (ha meno ritmo e più glamour), ma anche per la storia raccontata, che di avvincente non ha nulla (neanche di tanto divertente). Otto donne, tutte diverse tra loro, che devono rubare gioielli di valore inestimabile. Già il soggetto non gode di particolare originalità, se poi si pensa al modo in cui è stato orchestrato il piano e la sua esecuzione, ci rendiamo conto che il tutto si svolge in maniera troppo veloce. Sì, il piano è stato ideato da Debbie e messo a punto in quasi sei anni, ma allo spettatore viene mostrato poco come le protagoniste insieme si siano preparate per metterlo in pratica. Così come la realizzazione dello stesso, i cui dettagli vengono messi in luce solo successivamente, adottando la tecnica del flashback. Quello che manca per aderire completamente al genere è però un senso di suspense classico degli heist movie. Il colpo è talmente ben oliato che nulla ne turba lo svolgimento, grazie alla professionalità delle truffatrici, una buona dose di inverosimiglianza, e colpi di scena non del tutto imprevedibili, e decisamente esagerati. Ma tutto questo è secondario: quello che manca davvero è un antagonista. Insomma tutto è semplice e facile, anche troppo. Inoltre il lungometraggio viene in parte schiacciato anche dal dovere di essere una pellicola interpretata da donne e, per qualche strano motivo, in quanto tale obbligata a piacere prima di tutto alle spettatrici, trasformandosi in più punti un "fashion movie" alla Sex and the City dove gli outfit sfoggiati dalle attrici e dalle star/cameo distolgono l'attenzione da una narrazione già abbastanza fragile e sfilacciata. In Ocean's 8 ritroviamo alcuni interpreti del cast originale, mentre scopriamo che altri, molto probabilmente, non li vedremo più. È sempre bello, però, vedere su schermo dei rimandi a un qualcosa che il pubblico, per la maggior parte, ha amato, o comunque apprezzato molto. E probabilmente è proprio questo il punto forte della pellicola, insieme a una sceneggiatura diretta (ma non propriamente solida) e all'intenzione di rafforzare il concetto di solidarietà fra donne e i forti legami che si possono creare tra i loro. Ognuna di queste donne ha un'abilità specifica, ognuna contribuisce a rendere il piano perfetto, ognuna sa esattamente dove deve essere nel momento esatto in cui dovrebbe essere in quel posto.

giovedì 11 luglio 2019

Terre selvagge (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/04/2019 Qui - Terre selvagge (Avventura, USA, Irlanda, 2017): Le Crociate sono un'ambientazione e uno spunto ricorrente nella storia del cinema, declinati in generi diversi o utilizzati per sviluppare una varietà di argomenti. Brendan Muldowney, da una sceneggiatura originale di Jamie Hannigan, non ne fa una missione nell'Oriente o l'occasione per scontri epici e nemmeno un film a tema religioso. Terre selvagge è un viaggio attraverso una terra straniera ai suoi stessi abitanti: il pericolo e lo sconosciuto incombono, ogni tratto e ogni incontro riservano sorprese. Ambientato nell'epoca medievale in terra irlandese (molto più brulla e cupa rispetto ai soliti panorami da cartolina) Pilgrimage è infatti un dramma avventuroso in cui fede e superstizione, oltre all'immancabile brama di potere, si fondono in un mix ambizioso in cui l'introspezione si fonde con aspetti più affini al cinema di intrattenimento leggero. Non mancano quindi azione e scene piuttosto brutali, a caratterizzare il viaggio di uno sparuto gruppo di monaci incaricati di portare a Roma una reliquia dal valore inestimabile. Il prezioso carico farà presto piombare su di loro l'attenzione di parecchi malintenzionati, tra cui quella di un nobile normanno. Peccato che la vicenda, oltretutto preceduta da un prologo che si prende qualche libertà storica, sia spesso noiosa. Perché certo, il film non ha molte pretese di lasciare tracce e si accontenta di raccontare in modo convenzionale un'avventura ammantata di mistero, portandola a compimento senza troppe cadute, perché certo, nel complesso si tratta di un prodotto ben fatto, orgogliosamente indipendente e interessante (anche perché riesce a condensare nella sua ragionevole durata molteplici degli argomenti chiave di una storia ambientata nell'Alto Medioevo: religione contro fede, guerra e barbarie, superstizione acritica contro paganesimo), ma funziona solo in parte per via di un insieme di figure poco interessanti, spesso sviluppate in modo elementare o prevedibile. In tal senso la descrizione del villain rende bene l'idea dei limiti di questo film cui fondamentalmente mancano le sfumature, ogni personaggio è descritto in maniera rigida ai limiti dell'ottusità, il solo Tom Holland (nei panni di un giovane religioso) viene fornito di alcune peculiarità fortunatamente adatte ad allontanarlo dalla banalità generale. Avrebbe meritato miglior approfondimento il personaggio del "Muto" (Jon Bernthal) sorta di guerriero inarrestabile dal passato oscuro, il resto non impressiona più di tanto, anzi, alcune scene di violenza gratuita sarebbe stato opportuno evitare. Senza tanti fronzoli e con una storia lineare, risulta anche piacevole per più delle metà della sua durata perdendo però, secondo me, mordente nella parte finale che non ho apprezzato molto. In definitiva quindi, film interessante e dal notevole impatto visivo, ma prevedibile, non benissimo costruita e recitata, un film giustamente tutta al maschile ma ingiustamente troppo soporifera. Voto: 5

sabato 30 marzo 2019

Into the Storm (2014)

Mini Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/09/2017 Qui - Into the Storm (Thriller, Usa 2014): Amo il genere catastrofico ma questo film non mi ha colpito per niente, è vero che deve considerarsi un B-movie ma speravo in qualcosa di migliore, più coinvolgente, con una trama meno prevedibile. Narrativamente parlando infatti è molto poco originale e propone i soliti schemi del padre che deve salvare i figli, la solita storia di famiglia drammatica, i soliti sentimentalismi, ma anche se alla fine in qualche scena in particolare riesce a creare un pizzico di pathos che rende gradevole la visione, poco o niente convince davvero. Perché l'unica cosa apprezzabile di questo film, nella sostanza un remake non dichiarato di Twister, sono gli effetti speciali. Di bello infatti c'è solo come è reso il terribile tornado che devasta ogni cosa e niente più, neanche la resa (mediocre) degli attori, tra cui Sarah Wayne Callies, la Lori di The Walking Dead, e Richard Armitage de Lo Hobbit, anche se l'ho seguito senza annoiarmi eccessivamente. Giacché il film procede comunque spedito e fra tornadi e fughe disperate risucchia la sua ora e mezzo di durata. Ma comunque una volta visto si può tranquillamente cestinare. Voto: 5