Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/09/2020 Qui - Per come si presentano le dinamiche in questo film, lo spettatore arriva facilmente a intuire la piega che prenderà la storia, soprattutto perché la sceneggiatura presenta qualche ingenuità evidente e nei dialoghi c'è più di qualche indizio che rendono l'epilogo prevedibile. Tra i pregi ci sono l'ambientazione (casetta sperduta in montagna, avvolta nella neve), qualche momento tensivo ben ricreato (dai registi Veronika Franz e Severin Fiala, quelli di Goodnight Mommy, che ancora mi manca) e la prova della protagonista (brava e duttile Riley Keough, sospesa tra buoni propositi e regressioni psicotiche). I difetti riscontrabili, oltre a quelli già evidenziati, sono da cercare nel ritmo piuttosto lento, nella dilatazione di alcune situazioni e nel fulcro della parte finale che rende il tutto abbastanza sterile e quasi ridicolo. Si nota l'influenza dell'horror sui generis perfettamente rappresentato da Ari Aster (di cui cita anche la casa in miniatura), ma il risultato finale è decisamente inferiore. The Lodge, il classico horror patinato e ben diretto, con una bella atmosfera cupa e glaciale e un'ambiguità di fondo che non ti fa capire chi prende in giro chi, che regge abbastanza bene fino a quando non svela tutte le sue carte, da lì in poi si impantana nelle sabbie mobili scivolando lentamente fino a un finale che più banale non si può. Mediocre, ma si fa vedere. Voto: 5+
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