mercoledì 16 settembre 2020

Tutti pazzi a Tel Aviv (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/09/2020 Qui - Intelligente e divertente commedia satirica che ha il merito di parlare di cose drammatiche in maniera allegra. Samed Zoabi, al suo secondo lungometraggio, scrive la sceneggiatura, descrive situazioni che conosce benissimo, e lo fa con ironia e padronanza del mezzo. Il film infatti, sa divertire ma anche far riflettere sul difficile rapporto fra palestinesi e israeliani. Con toni alla Woody Allen (difficile non pensare a Pallottole su Broadway), si racconta la storia di Salam (interpretato dal bravo Kais Nashef), giovane palestinese che fa l'assistente ai dialoghi per una notissima e seguitissima soap-opera anti-sionista, intitolata "Tel Aviv on fire" (è Lubna Azabal la star). Fermato al checkpoint dai soldati israeliani, per non avere problemi fa credere ad Assi, il soldato israeliano che comanda il checkpoint, di essere lo sceneggiatore della soap-opera, che anche le mogli dei soldati israeliani guardano assiduamente. Ma il povero Salam invece di semplificarsi la vita se la complica, perché si trova ora a dover accontentare sia suo zio, il produttore della telenovela, che Assi, che vuole che la soap-opera diventi filo-israeliana. Eppure per Salam sarà una grande occasione, che gli insegnerà non solo a scrivere sceneggiature ma anche a comprendere meglio le persone e ad invitarle in qualche modo a dialogare. Dotato di una sceneggiatura brillante, il film si fa apprezzare anche per questo invito al dialogo, quanto mai necessario soprattutto in quelle terre. L'unico neo del film, a mio modesto avviso, è che è tutto girato in interni e non abbiamo quindi la possibilità di apprezzare, conoscere meglio, e distinguere bene, le due realtà in conflitto. Ma nel complesso riuscito. Voto: 6

Nessun commento:

Posta un commento