Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/09/2020 Qui - Torna Hellboy, il demone cacciatore protagonista del fumetto di Mike Mignola, ma prende le distanza dai due (fantastici) capitoli firmati da Guillermo del Toro in un reboot che la butta sull'horror splatter caciarone, pieno di battute scorrette e volgari, mostri di ogni tipo e di ogni misura e riferimenti anche alla saga di re Artù, per via della strega Milla Jovovich, che intera, o fatta a pezzi in cinque parti, resta la cosa più sexy del film. Bravino il nuovo interprete di Hellboy, David Harbour, benché faccia rimpiangere non poco Ron Perlman (anche a causa di un make up che non è che faccia pensare al nuovo attore che lo interpreta), che deve persino combattere contro un uomo cinghiale, servo della strega Jovovich, che ricorda, non poco, quello delle Tartarughe Ninja. Ian McShane, rimpiazza John Hurt nel ruolo di "padre" di Hellboy, ma, ahimé non lo ricorda affatto, visto che pure lui ci da forte con le volgarità (almeno nell'edizione italiana). Non che siano non necessarie le volgarità, ma, lo sono davvero? Medio, perché anche se dicono che questo film s'avvicina allo stile del fumetto di Mignola, citandolo più volte, fa solo rimpiangere la gestione cinematografica passata, che aveva anche un lato romantico, che qui è completamente assente. Non è male come intrattenimento, ma, come tanti altri remake/reboot, il film non riesce a creare un'atmosfera valida, e dire che Neil Marshall alla regia auspicava delle buone aspettative, considerando che gli horror (The Descent) sa anche farli. Il contrasto fra l'umorismo non sempre funzionante e una violenza con elementi splatter spesso gratuiti (nonché ripugnanti) risulta stridente. In conclusione, pellicola fine a se stessa, da dimenticare. Voto: 5
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