mercoledì 16 settembre 2020

Pokémon: Detective Pikachu (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/09/2020 Qui - Nessuna colpa da imputarsi ai Pokémon, alla sceneggiatura tutta la colpa, il primo film dei Pokémon realizzato in live action, non convince. Perché certo, meno peggio e meno straniante di quel che si potrebbe pensare, bisogna poi rendere atto al film che l'uso di tecnologia e effetti speciali è pregevole, riuscendo nel compito, già arduo di partenza, di mantenere intatta la sospensione dell'incredulità, peccato che, benché l'occhio voglia sempre la sua parte, non si tratta dell'unica parte in gioco. Il film, infatti (di Rob Letterman, quello del pregevolissimo Piccoli Brividi), un po' rifacendosi quanto possibile all'omonimo videogame da cui prende le mosse, un po' delineando una sua identità narrativa indipendente, manca tutti gli altri bersagli. La trama è debole, estremamente specifica (oltre il limite del ripetitivo) in alcuni punti quanto convenientemente ambigua in altri, i colpi di scena sono tutti prevedibili e, pur prevedendo un target di pubblico molto pronunciato verso il basso, poco gratificanti. I due personaggi umani principali, interpretati da Justice Smith e Katryn Newton, non se la cavano male ma il loro spazio viene divorato da un Pikachu efficace ma ingombrante, doppiato in lingua originale da Ryan Reynolds, di cui condivide l'ironia sfrenata e iconoclasta (sprecati Bill Nighy e Ken Watanabe). La combinazione straniante di comico e tenero funzionerebbe pure, se trovasse il giusto spazio e agisse di concerto con il resto del film, così, invece, risulta alquanto stridente. Resta a difesa del film la meraviglia visiva di un paio di sequenze brillanti, specie nella prima metà, e qualche trovata che strappa il sorriso. Quasi niente, comunque, che non si sia già visto, gestito meglio, in Zootropolis. Il finale è fiacco, e non basta la tematica della paternità, pazientemente intessuta, a riscattare a un epilogo audace. Voto: 5+

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