Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 04/09/2020 Qui - Appena trascorse le 2 ore e 52 minuti di Inland Empire, oltre ad essere talmente confuso da non ricordarmi chi fossi, con quel piccolo barlume di razionalità che mi era rimasto, mi sono detto che forse questa volta David Lynch aveva tirato troppo la corda (il film non è assolutamente chiaro, la spiegazione non esiste, ognuno dice la sua e nessuno concorda). Inland Empire è indubbiamente uno dei film più contorti e deliranti di ogni tempo, ma questa volta si ha la netta sensazione che dietro l'angolo ci sia la propensione da parte del regista statunitense, all'auto-celebrazione tramite qualche esercizio di stile, peraltro talvolta neanche riuscito alla perfezione (per non dire venuto male). Eloquente il fatto che Laura Dern (che ritorna ad essere attrice protagonista, come ritornano dopo precedenti esperienze con il regista Harry Dean Stanton, Justin Theroux, Grace Zabriskie e Diane Ladd, c'è la new entry Jeremy Irons) abbia dichiarato di non aver capito il suo ruolo nella pellicola, anche se viene da chiedersi chi l'abbia poi realmente capito, o se c'era poi qualcosa da capire in queste quasi tre ore che scorrono più lente di un film di Terrence Malick mandato avanti con il rallenty. Le numerose sequenze inutili e i punti morti spezzano in maniera netta l'atmosfera inquietante e oscura della prima parte, che ritorna solo in parte nei minuti finali. Decisamente non il miglior film di David Lynch, anche perché della "trilogia del sogno" questo è il peggiore, il più pesante e il più stancante. Vale dunque la pena impiegare 3 ore del proprio tempo per Inland Empire? Non proprio, seppur, per onestà intellettuale, si dovrebbe, non è comunque detto che non ci possa trovare un capolavoro in quest'opera, di certo non è una perdita di tempo (almeno non del tutto). In ogni caso dargli una valutazione generale è pressoché impossibile, l'unica soluzione in questo specifico caso, di questo che di David Lynch è un riepilogo completo ed abnorme del suo cinema, fatto di deliri, follia, esplorazione della mente umana, immagini ossessive e apparentemente senza senso, che comunque turbano lo spettatore, lo incuriosiscono e lo travolgono in un turbinio di emozioni contrastanti, è il voto politico, l'unico mezzo per non scontentare nessuno e non denigrare un regista così importante ed amato. Voto: 6 (politico)
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