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sabato 20 luglio 2019

Paolo - Apostolo di Cristo (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/06/2019 Qui
Tema e genere: Film biblico che narra l'ultimo periodo di vita di Paolo di Tarso, ebreo osservante, cittadino romano e fiero persecutore dei cristiani prima della sua conversione al cristianesimo.
Trama: Paolo di Tarso, in prigione in attesa della condanna dai romani, riceve le visite dell'evangelista Luca cui detta le sue memorie.
Recensione: Dopo la storia di Maria nel film Piena di Grazia (film che non ho visto, anzi, l'ho scartato a priori), il regista Andrew Hyatt, decide di raccontare della turbolenta vita di Saulo/Paolo prima persecutore dei Cristiani e poi epistolario dal carcere, appunto Romano, a causa della sua Fede. La figura di Paolo, ormai anziano e segnato dalle punizioni corporali subite, viene presentata come quella di un uomo saggio che ha trovato, dopo l'apparizione sulla via di Damasco, una forza interiore che alimenta il carattere forte di un uomo che è passato dall'uso della violenza alla comprensione del potere che ha l'amore. Qualche flashback ne racconta la storia, questa storia, in maniera frammentaria. Una storia di grande interesse storico e non solo religioso, in un'opera con praticamente due soli protagonisti (anche se non sono gli unici), protagonisti di una pellicola per niente edulcorata (almeno non troppo), che riesce ad intrattenere senza mai rischiare accenti predicatori. Una pellicola che dispone di alcuni attori di grosso calibro, a cominciare da Jim Caviezel, che fu il Messia ne La passione di Cristo di Mel Gibson e che qui fa da "spalla" (ma in certi momenti il suo ruolo è quasi predominante), nei panni di san Luca e da James Faulkner, che dopo una vita da "non protagonista" in film e serie tv ha per la prima volta il ruolo principale, e anche di grande spessore. Il suo san Paolo è sofferto ma lucido e appassionato, e la sceneggiatura disegna un'amicizia tra uomini segnati dalla fede che è il tratto migliore del film. Un'ottima interpretazione la sua. Meno riuscita la caratterizzazione dell'antagonista, il romano/prefetto Mauritius (Olivier Martinez), che passa dalla durezza del persecutore alla curiosità verso un uomo così amato dal suo popolo, e della comunità dei cristiani dove la saggezza di Aquila e Priscilla (interpretati da due attori esperti come John Lynch e Joanne Whalley) si scontra con le intemperanze di chi vorrebbe fare la rivoluzione come il giovane Cassius (un acerbo Alessandro Sperduti, giovane attore italiano visto finora in commedie di scarso livello). Paolo - Apostolo di Cristo non è quindi esente da difetti, tuttavia proprio le buone interpretazioni, il non spingere troppo l'acceleratore su accenti predicatori, ma anche la sua semplicità d'approccio unita al disegno di un'amicizia vera, fanno di questo film un film riuscito, un film non eccezionale (però ben fatto) ma in grado di intrattenere, appassionare e coinvolgere sufficientemente.

giovedì 11 luglio 2019

Terre selvagge (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/04/2019 Qui - Terre selvagge (Avventura, USA, Irlanda, 2017): Le Crociate sono un'ambientazione e uno spunto ricorrente nella storia del cinema, declinati in generi diversi o utilizzati per sviluppare una varietà di argomenti. Brendan Muldowney, da una sceneggiatura originale di Jamie Hannigan, non ne fa una missione nell'Oriente o l'occasione per scontri epici e nemmeno un film a tema religioso. Terre selvagge è un viaggio attraverso una terra straniera ai suoi stessi abitanti: il pericolo e lo sconosciuto incombono, ogni tratto e ogni incontro riservano sorprese. Ambientato nell'epoca medievale in terra irlandese (molto più brulla e cupa rispetto ai soliti panorami da cartolina) Pilgrimage è infatti un dramma avventuroso in cui fede e superstizione, oltre all'immancabile brama di potere, si fondono in un mix ambizioso in cui l'introspezione si fonde con aspetti più affini al cinema di intrattenimento leggero. Non mancano quindi azione e scene piuttosto brutali, a caratterizzare il viaggio di uno sparuto gruppo di monaci incaricati di portare a Roma una reliquia dal valore inestimabile. Il prezioso carico farà presto piombare su di loro l'attenzione di parecchi malintenzionati, tra cui quella di un nobile normanno. Peccato che la vicenda, oltretutto preceduta da un prologo che si prende qualche libertà storica, sia spesso noiosa. Perché certo, il film non ha molte pretese di lasciare tracce e si accontenta di raccontare in modo convenzionale un'avventura ammantata di mistero, portandola a compimento senza troppe cadute, perché certo, nel complesso si tratta di un prodotto ben fatto, orgogliosamente indipendente e interessante (anche perché riesce a condensare nella sua ragionevole durata molteplici degli argomenti chiave di una storia ambientata nell'Alto Medioevo: religione contro fede, guerra e barbarie, superstizione acritica contro paganesimo), ma funziona solo in parte per via di un insieme di figure poco interessanti, spesso sviluppate in modo elementare o prevedibile. In tal senso la descrizione del villain rende bene l'idea dei limiti di questo film cui fondamentalmente mancano le sfumature, ogni personaggio è descritto in maniera rigida ai limiti dell'ottusità, il solo Tom Holland (nei panni di un giovane religioso) viene fornito di alcune peculiarità fortunatamente adatte ad allontanarlo dalla banalità generale. Avrebbe meritato miglior approfondimento il personaggio del "Muto" (Jon Bernthal) sorta di guerriero inarrestabile dal passato oscuro, il resto non impressiona più di tanto, anzi, alcune scene di violenza gratuita sarebbe stato opportuno evitare. Senza tanti fronzoli e con una storia lineare, risulta anche piacevole per più delle metà della sua durata perdendo però, secondo me, mordente nella parte finale che non ho apprezzato molto. In definitiva quindi, film interessante e dal notevole impatto visivo, ma prevedibile, non benissimo costruita e recitata, un film giustamente tutta al maschile ma ingiustamente troppo soporifera. Voto: 5