domenica 30 giugno 2019

Green Room (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/06/2019 Qui
Tema e genere: Thriller claustrofobico ambientato in una green room che segue i tipici snodi da survival movie.
Trama: Dopo lo scarso successo commerciale della loro tournée itinerante, una giovane punk band viene indirizzata verso il rave party nello sperduto locale alternativo frequentato da una numerosa comunità neonazista. Testimoni involontari dell'omicidio di una giovane spettatrice però, saranno trattenuti contro la loro volontà e dovranno ingaggiare una dura lotta per la vita.
Recensione: Ogni tanto ti capita di vedere un film che potresti definire quasi "anonimo" e che poi si svela una gran bella sorpresa. E' sicuramente il caso di questo Green Room, un film che ho visto molto volentieri e che devo dire mi ha coinvolto dall'inizio alla fine. Pensavo infatti di trovarmi di fronte al classico filmetto da quattro soldi senza sostanza e invece mi sono ricreduto, Green Room è difatti un film che regala sicuramente attimi di tensione e non annoia minimamente. Un film che pur non scavando mai nel profondo delle ideologie politiche mostra la crudeltà, la follia e la voglia di non fallire per nessun motivo al mondo dei nazisti, un film che solo apparentemente può apparire "già visto", ma che non lo è. Se infatti la trama (o il canovaccio se si preferisce) può essere quella di tantissimi altri film di questo genere, il contesto non lo è per niente e il regista nonché sceneggiatore riesce a creare un'atmosfera del tutto originale grazie ai dialoghi e alla situazione improbabile che si viene a creare. Utilizzando i nazisti (cattivissimi senza se e senza ma) non si hanno dubbi chi siano i buoni e chi no, anche se tutto alla fine diventa nebuloso e le carte si confondono proprio per via dei rapporti umani tra le persone, l'omicidio iniziale diventa così quasi un pretesto per una fase di crescita per i 2 protagonisti finali e per una resa dei conti tra i nazisti, una resa dei conti alquanto scontata ma comunque buona e d'effetto. Unica vera vittima innocente di tutto, come spesso accade, è il cane che sposta notevolmente l'ago della bilancia su chi sia veramente buono e chi no. E quindi il punto sta nel fatto che è girato molto bene e ha un ritmo che è totalmente capace di rapire e coinvolgere lo spettatore. Io personalmente non mi sono annoiato neanche un secondo a vederlo, la voglia di sapere se questi ragazzi alla fine riusciranno a salvare la pelle è tanta, e fino alla fine rimani incollato allo schermo. Questo è quello che un film di questo genere dovrebbe fare, un buon film oltre ad essere girato bene, oltre ad essere ben recitato e tutto il resto deve saper coinvolgere e deve saper coinvolgere dall'inizio alla fine. Green Room è un film di sopravvivenza alla fine, è un film che gioca tutto sulla tensione più che sui colpi di scena e nel suo intento riesce alla grande, anche se questa lotta per la sopravvivenza rivela comunque un potenziale inespresso, con una maggiore accuratezza infatti sarebbe potuto essere decisamente migliore. Perché alla fine dei conti non lascia molto e alla fine si tende più a pensare agli aspetti negativi che altro, ricorrendo troppe volte al "Ma se qui avessero fatto così..." o al "Ma dai come è possibile?" o al "Ma perché dai...?". Un film quindi più che sufficiente nel complesso, ma non di più, che tuttavia non mi pento affatto di aver visto.

Regia: Asciutta, senza troppi indugi sulle scene splatter, ma che sa dosare propriamente i tempi e i modi per le scene più cruente. La pellicola per questo gira bene, anche perché sotto certi punti di vista può avere anche un qualcosa di Carpenteriano alla base, la cosa non è affatto da sottovalutare perché se un regista (in questo caso Jeremy Saulnier, che merita attenzione in futuro) va a pescare qualcosa dai grandi maestri sicuramente è un regista che ha buon gusto e che ha capito come un certo tipo di cinema deve essere impostato.
Sceneggiatura: La storia si fa subito piuttosto interessante e oggettivamente c'è curiosità per la piega che il film minaccia ben presto di prendere. Peccato però che la parte centrale risulti piuttosto noiosa e infarcita di luoghi comuni, confusione e situazioni forzate che gli fanno senza dubbio perdere punti. Verso il finale si riprende piuttosto bene con un crescendo di tensione che a mio modo di vedere trova la sua massima esasperazione nella figura dei cani. Apprezzabile poi come nel giro di poco cambiano spesso i ruoli tra preda e cacciatore, situazione che già avevo visto ma che funziona sempre.
Aspetto tecnico: L'ambiente punk viene ricreato in maniera tutto sommato credibile e anche gli intermezzi musicali fanno il loro sporco lavoro.
Cast: Ottimo cast che contribuisce non poco alla buona riuscita del film. Tra questi Anton Yelchin (in una delle sue ultime interpretazioni), Imogen Poots e un inedito Patrick Stewart. Ma meritano considerazione anche gli altri, Joe ColeCallum TurnerMacon Blair e Mark Webber.
Commento Finale: Quando l'espressione "brutto sporco e cattivo" calza proprio a pennello verrebbe da dire, perché qui ci troviamo proprio davanti ad un film così. Non ci sono infatti problemi nel mostrare squartamenti, facce spappolate, mani pendenti e quant'altro, e il tutto è sostenuto da trucchi veramente notevoli e da effetti per niente male, e attenzione, si parla di un film che non è che ha goduto di un budget illimitato. Certo, si poteva fare meglio, perché qualcosa non funziona come dovrebbe, però film davvero riuscito è questo, un film sicuramente godibile per gli amanti del genere.
Consigliato: E' un film che io vi consiglio vivamente, penso che vi regalerà un'ora e mezza di suspense e divertimento e non vi annoierà per niente.
Voto: 6