Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/07/2018 Qui - Jukai: La foresta dei suicidi (Horror, Usa 2016): Ispirato alla leggenda della foresta di Aokigahara, luogo macabro e maledetto già al centro de La foresta dei sogni di Gus Van Sant, in cui la gente vi si reca per porre termine alla propria esistenza, The Forest, titolo stranamente peggio di quello originale, non è un film completamente da buttare ma piuttosto brutto, che ha i soliti difetti dei film horror di serie B (personaggi idioti, storia molto poco originale, sceneggiatura approssimativa). Il film infatti, che racconta del viaggio di una giovane americana alla ricerca della gemella scomparsa in circostanze misteriose nella suddetta foresta, e diretto da Jason Zada, celebre soprattutto negli States per qualche videoclip musicale e varie sceneggiature televisive, rimane un prodotto piuttosto scialbo e inconcludente che non convince nell'insieme. Qualcosa di buono c'è ma deboli collegamenti e mancati approfondimenti oltre a qualche banalità ne disperdono il valore intrinseco strada facendo. Parte bene grazie ad una prima parte che cerca di introdurre personaggi e fatti in modo approfondito, ma una volta nel bosco i cliché cominciano a farla da padrone e tutto si incasella su binari già esplorati e abbastanza triti. Certo, il regista ci regala comunque qualche genuino momento all'insegna del terrore, è vero (anche se sfruttando i soliti Jumpscare, qui poi non tanto efficaci), ma questo non basta per sollevare il film dalla mediocrità che lo contraddistingue lungo tutto il percorso. Colpa soprattutto di una sceneggiatura deludente, sconclusionata e priva di mordente. E non basta il finale (addirittura banale, troncato, affrettato e superficiale) a risollevare le sorti del lavoro, un lavoro registicamente anonimo (girato con gusto, ma privo di grazia e coesione) che non sfrutta e non rende giustizia alla suggestiva ambientazione, sfruttata abbastanza bene nel film con Naomi Watts, ma qui invece solo marginalmente. Non aiutano neanche gli attori a rendere interessante il tutto, in special modo Taylor Kinney (Chicago Fire) che sembra quasi scocciato di essere lì, e propone una recitazione monoespressiva, non aiutata nemmeno dal doppiaggio. Un po' meglio Natalie Dormer (Game of Thrones), ma niente che possa salvare il valore complessivo della pellicola. Una pellicola tuttavia non inguardabile e non da snobbare completamente, ma che non presenta nulla di eccezionale. Giacché troppo scontato e posticcio per strappare una sufficienza anche minima, finisce per essere un ibrido fra un horror americano e uno giapponese amalgamato male. Un ibrido che non riesce a sfruttare il suo potenziale e di cui era lecito aspettarsi di più. Voto: 4,5