Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 20/06/2018 Qui - È difficile capire quando è tempo di fermarsi, di cercare altre strade, di guardare al futuro. Un po' perché non è così facile cambiare drasticamente vita, un po' perché è complicato accettare una realtà che non vogliamo vedere. Questo Saetta McQueen lo sa bene in Cars 3, film d'animazione del 2017 diretto da Brian Fee, terzo capitolo della serie iniziata con Cars: Motori ruggenti nel 2006 che si avvale nuovamente di un cast vocale originale d'eccezione: Armie Hammer, Nathan Fillion, Owen Wilson, Kerry Washington, Bonnie Hunt e Chris Cooper, tra i tanti. La pellicola infatti, che propone un'amara seppur importante riflessione tra vecchio e nuovo, tra le vecchie e le nuove tecnologie, ci racconta di Saetta McQueen che, senza rendersene conto, si ritroverà con le spalle al muro quando la tecnologia busserà alla sua porta e sfreccerà sull'asfalto. Quest'ultimo difatti è costretto ad affrontare una nuova generazione di auto da corsa che minacciano non soltanto il suo primo posto nel mondo delle corse, ma anche la sicurezza interiore che l'ha reso un campione. Saetta insomma è vecchio, obsoleto perché le nuove tecnologie ha prodotto auto migliori in tutto della vecchia generazione alla quale Saetta appartiene: più veloci, aerodinamiche, e tecnologiche. Per lui quindi la stagione del declino (non bastasse un grave incidente) è ormai alle porte con il conseguente inevitabile ritiro. Ma il mito resiste e viene carpito dal solito faccendiere senza scrupoli che tenta di lucrare su un marchio ancora tanto amato e che vende. Dopo i primi disastri (la tenacia da sola non basta), Saetta è sull'orlo di essere licenziato ma riesce ad ottenere un'ultima possibilità: allenarsi come vuole lui, fuori all'aperto e secondo i vecchi metodi che lo avevano reso campione. Lo accompagna la giovane istruttrice Cruz Ramirez, in realtà campionessa dall'enorme potenziale inespresso, autoconvintasi di non essere un pilota a seguito di un'esordio alle gare non proprio felice. La risalita è perciò lunga e difficoltosa ma saranno proprio le esperienze positive e negative che permetteranno al nostro eroe di tornare in corsa, o quasi, per trovare finalmente il suo posto nel nuovo mondo e dare forse una svolta alla sua vita.
Un po' come accaduto a Toy Story 3, anche in questo capitolo, girato in modalità nostalgia, c'è quindi la sottile vena malinconica legata al tempo che passa al concetto del "vecchio" che deve fare spazio alla novità alla next generation e al tempo che passa. E' insomma la metafora del campione in crisi che invecchia e che trova un'altra strada per continuare il percorso che si è prefisso. Sembrerebbe quindi la saga di Rocky Balboa di Sylvester Stallone (dal terzo film a Creed, escludendo i malanni e i tumori dello "Stallone Italiano") in versione auto (e in tal senso gustosa la citazione con l'allenamento sulla spiaggia), se non ci fosse il colpo di scena finale, che, però, se ci si pensa bene, non è tale (tuttavia alquanto apprezzabile perché nonostante sia solo un preteso, forse troppo frettoloso, di coronare degnamente l'unico protagonista della serie, è davvero molto bello). Anche perché Cars 3, che lavora con elementi flashback di Doc Hudson, il vecchio mentore di Saetta, riporta prevedibilmente la saga alla sua origine, al suo punto di partenza. Una cosa che tuttavia non guasta affatto, anzi, giacché anche se il risultato finale conferma l'idea che questo terzo capitolo sia solo un film buono e nulla più, che non si impegna altresì a tirare fuori nulla di nuovo, al contrario qualcosa di già visto, esso, dopo il mezzo fiasco del secondo capitolo (che deviando dai canoni della serie e proponendo una spy story fracassona e non sempre lineare, relegò il vero protagonista della storia quasi a comparsata, una scelta alquanto discutibile), tornando a parlare di auto e di corse, di emozioni e di voglia di vincere, fa centro. Presentando infatti una storia capace di fare riflettere, dal finale forse troppo semplicistico ma certamente sensazionale ed inaspettato, la Pixar e la Walt Disney ci regalano (dopo che probabilmente si erano ormai resosi conto di aver quasi distrutto un franchise, creato dal grande John Lasseter, ancora potenzialmente fresco, lui che a quanto pare lascerà a breve la Pixar stessa, in tal senso perciò un vero peccato che ciò accada davvero) il vero seguito spirituale della serie, un film degno di essere chiamato, e stavolta in senso positivo, sequel.
Perché spesso, quando si parla di sequel, siamo portati a pensare che non sarà mai un buon prodotto come potrebbe esserlo l'originale, ma non è sempre detto. Cars 3, per certi aspetti, potrebbe essere una delle poche eccezioni che conferma la regola. Non supera di certo Cars: Motori ruggenti, ma (allo stesso tempo) non è tanto distante da esso, se non per la vicenda raccontata. Il film d'animazione è infatti caratterizzato da un ritmo incalzante, che non cenna a rallentare, se non nelle scene più "drammatiche". Una drammaticità che non risulta mai pesante da sostenere, ma che è necessaria per permettere allo spettatore di capire i sentimenti provati dai personaggi e coglierne ogni piccola sfumatura. Non si può certo dire che la sceneggiatura sia originale, come d'altronde non lo è anche la trama generale. È facile capire cosa succederà di lì a poco perché il film segue la linea narrativa che caratterizza ogni pellicola animata. Non c'è novità, non c'è colpo di scena degno di nota. C'è una storia ben raccontata (e comunque avvincente, poiché belle sono le sessioni di allenamento, ed interessanti sono le singole prese di coscienza), ma banale nei temi e nella sua struttura, impregnata di prevedibilità. Tutto difatti sembra già visto, proprio perché lecitamente il maggiore difetto di Cars 3 è proprio la sceneggiatura che strizza continuamente l'occhio al primo film. Un difetto nato forse dalla necessità di calpestare un terreno sicuro e reso instabile dal secondo capitolo della serie. Sicuramente la produzione ha avuto del coraggio nel mostrare delle situazioni inedite, introducendo diversi personaggi nuovi e relegando storiche spalle come Cricchetto e Sally in un angolo per cercare di creare qualcosa di diverso, tuttavia l'obiettivo risulta centrato solo in parte. Cruz Ramirez, personaggio che fa parte della nuova guardia di allenatori di macchine, è ben caratterizzata e rappresenta un perfetto contraltare al classico egoismo di Saetta, stavolta ancor più ingombrante visti i fallimenti che gravano sulla sua autostima e non sarebbe stato male assistere ad una prosecuzione della trama un po' più originale. Perché anche se era comunque scontato che ciò non sarebbe successo, era lecito aspettarsi di più.
La prima metà del film si rivela infatti interessante per via di alcune idee nuove, come la corsa campagnola ed altri spunti, salvo poi ritrovarsi costretti ad utilizzare un "deus ex machina" la cui presenza (senza svelare di che personaggio si tratti) è quasi una costante dell'opera al punto da essere davvero fastidioso ed anche un po' inopportuno (anche se rivederlo, visto chi lo doppiava, mi ha fatto comunque piacere). Facendo quasi pensare che volessero puntare semplicemente al risparmio. Non mancano per fortuna le gag, la cui comprensione sarà comunque relegata principalmente a chi è appassionato di motori ma si renderanno tutto sommato accessibili, ad esempio l'IA dell'allenamento in realtà virtuale di nome Vettel che dovrebbe essere chiaro a tutti e, in generale, un buon bilanciamento tra comico e drammatico, ovviamente sempre da intendersi come disneyano. Sul lato tecnico la regia mostra la solita cura targata Pixar, adrenalinica nelle fasi di corsa senza però mai esagerare cascando sul confusionario, e molto delicata in situazioni più soft con tagli di camera affascinanti. Il merito è anche di un comparto tecnico come sempre di ottimo livello, grazie ad ambienti dal realismo impressionante ed una grande attenzione ai dettagli. Dopotutto a colpire in Cars 3, non è tanto la storia o i personaggi, che alcuni già conosciamo e che sono sempre ben caratterizzati, ma la costruzione meticolosa degli ambienti circostanti, così suggestivi e ben fatti da risultare reali. Contribuiscono a dare una maggiore qualità al film una colonna sonora fresca e frizzante (non indimenticabile ma funzionale) e scene divertenti che donano leggerezza all'intero film, anche quando si manifesta il suo lato più drammatico e volto a far riflettere il pubblico. Un lato che si fa sentire, ma senza annoiare. Ben espresso dai protagonisti della storia che forse, a fine pellicola, capiranno quale sia il loro vero posto nel mondo e impareranno a credere di più in se stessi e nelle proprie capacità.
Da non dimenticare in ogni caso il discreto doppiaggio italiano, poiché la presenza dei telecronisti Ivan Capelli e Gianfranco Mazzoni nel commento delle gare ufficiali e le guest star La Pina e J-Ax contribuiscono in modo più che sufficiente ad una buona riuscita della pellicola. Ma c'è dell'altro: è vero che la sceneggiatura pecca di originalità, ma è proprio questo aspetto che rende la pellicola fruibile a tutti, grandi e piccini, merito soprattutto di battute dette al momento giusto da personaggi la cui espressione mimica è ben delineata. Certo, pochi sono i momenti comici, ma per fortuna c'è molta più azione. Certo, non fa davvero riflettere a fondo (perché il tema dell'inevitabile scorrere del tempo non sempre è convincente), ma alla fine si tratta di un film godibile e leggero che certamente farà bene ai bambini che si rivedranno nelle avventure di Saetta, ed in fondo risulterà piacevole anche ai grandi. Proprio perché Cars 3 rappresenta il vero seguito della prima volta di Saetta McQueen, seppur con il difetto di essere arrivato però con molti anni di ritardo e con il compito di correggere il tiro dopo un sequel ufficiale mediocre. E quindi non siamo di fronte ad un film da buttare, anzi, perché anche se egli ha la pecca di essere un sequel e di essere meno originale del film originale, il film si lascia guardare con un certo interesse, anche grazie a personaggi e new entry, Cruz soprattutto, interessanti e divertenti. Certo, un po' di passione e lungimiranza nella sceneggiatura avrebbe permesso all'opera di avere la giusta concretezza, invece di essere un lungometraggio volto a rendere qualche soldo in più, ma nella vita non si può sempre avere tutto, nella vita a volte bisogna accontentarsi, bisogna trovare il proprio posto senza rinunciare a niente, guardare al futuro con serenità, ma soprattutto vedere un film senza grosse pretese per poi ritrovarsi a fine visione felice e moderatamente soddisfatto nonostante tutto. Voto: 6+