martedì 23 aprile 2019

La luce sugli oceani (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/06/2018 Qui - Il regista Derek Cianfrance non è estraneo al racconto del sentimento, del dolore e della perdita: Blue Valentine, il suo primo lungometraggio, era il racconto di un amore e della sua fine, narrato attraverso un complesso incrocio di piani temporali, mentre Come un tuono era la storia di due padri e due figli, divisi dalla legge e dalla violenza. Per questo suo terzo film adatta il romanzo di M.L. Stedman di qualche anno fa e si immerge in una cornice temporale remota, quella dell'Australia del primo dopoguerra mondiale. Infatti La luce sugli oceani (The Light Between Oceans), film del 2016 scritto e diretto dal regista, sceneggiatore, direttore della fotografia e montatore statunitense, un film indiscutibilmente raffinato, delicato e poetico che racconta di un guardiano del faro e della moglie (interpretati da una coppia altresì "reale" Michael Fassbender e Alicia Vikander) che si ritrovano di fronte a un dilemma morale quando salvano da una barca alla deriva una bambina di pochi mesi, e che decidendo di crescere la piccola come figlia loro, vivranno sulla loro pelle le conseguenze devastanti della scelta, è un film intimista e doloroso. Un film umano insomma, dopotutto Derek Cianfrance è un umanista, e lo è sempre stato. Un umanista estremo, per certi versi, capace di raccontare storie universali attraverso l'individualità, e sempre con tocco autoriale: lo aveva fatto anche in precedenza (e sempre con buoni risultati) e l'ha fatto anche qui, anche se seppur La luce sugli oceani è un'opera complessa sia dal punto di vista emotivo sia tecnico, alcune scelte di regia sono alquanto discutibili. Tanto che il risultato finale di quest'opera cinematografica lascia un amaro e disatteso senso di incompiutezza, come se mancasse sempre qualcosa benché abbia di tutto al suo interno, compresi degli attori di calibro indiscusso e una meravigliosa fotografia naturale, con sequenze suggestive e incantevoli dell'oceano, della brughiera, della natura selvaggia dell'isola australe dov'è ambientato. Sfortunatamente però il soggetto, talmente ricco di spunti di riflessione e argomenti da trattare (dopotutto molti sono i temi trattati nella pellicola, a partire dal dolore per la perdita di un figlio provato da lei per poi arrivare al senso di colpa che diventa sempre più ingombrante nella vita di lui), viene mal gestito e sviluppato, facendo in modo che il tutto resti abbastanza superficiale.

Il regista insomma non riesce a scavare benissimo a fondo nei sentimenti umani e resta soltanto in superficie, fotografandoli da lontano, quasi da una distanza di sicurezza, sprecando così un soggetto altamente promettente. Partendo infatti dal pretesto del miracoloso ritrovamento della bambina il film dovrebbe far luce su molteplici questioni morali, sul peso delle proprie azioni e di come costoro generino conseguenze talvolta impossibili da accettare e sopportare, ci riesce certamente, però tutti gli intrecci di storie, vite e destini diversi che si affastellano non riescono a far appassionare ed emozionare il pubblico come ci si aspetta. Difatti non si percepisce mai lo stesso pathos o dolore dei protagonisti, lo si osserva a distanza ma non lo si prova. Ecco allora emergere il difetto principale della pellicola (che altresì ha un andamento troppo veloce e frammentario): non coinvolge, non emoziona, non commuove. Quest'ultimo è forse il difetto maggiore di una pellicola che si rivolge principalmente (forse troppo) alle anime sensibili delle donne. Derek Cianfrance confeziona quindi un melodramma d'epoca, raffinato e delicato che affronta tematiche importanti che spaziano dalla crisi di coppia, all'impossibilità di avere dei figli e le devastanti conseguenze psicologiche che ne derivano, un film che dal punto di vista recitativo conferma la bravura dei suoi attori (dalla bella e qui convincente Alicia Vikander, come convincente risulta anche la bella e sofferta Rachel Weisz che sembra uscire da una tragedia Greca, più algido e misurato risulta invece Michael Fassbender che comunque riesce a non sfigurare al cospetto di due attrici impegnate, facendo emergere bene il lato di un uomo provato dalla guerra e dal ferreo codice morale), ma purtroppo questo fiume in piena di sentimenti ed emozioni non scalfisce a dovere lo spettatore, non crea un legame col pubblico ma si limita a rappresentarlo in modo assolutamente valido (stilisticamente e tecnicamente) ma altresì emotivamente distaccato. In definitiva, si tratta di un buon film, un prodotto più che interessante che purtroppo non riesce mai a far breccia nello spettatore nonostante i contenuti promettenti e importanti. Tuttavia, anche se non sarà affascinante graficamente o tecnicamente quanto Blue Valentine e Come un Tuono, ma La luce sugli oceani, esteticamente, visivamente molto bello, raffinato e curato seppur emotivamente poco coinvolgente, è un film, con un'ottima fotografia, discreti costumi e suggestiva scenografia, consigliabile. Voto: 6