Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 21/05/2018 Qui - Il re dell'horror e del fantasy (così unilateralmente definito) è stato portato sul grande schermo in più occasioni (e con discreto successo) e ha vissuto bene anche sul piccolo schermo grazie a film tv e mini serie. Da IT a Misery non deve morire, da Shining a Carrie, da Stand by me a Il miglio verde, da Cujo a The Mist, Stephen King ha avuto più volte l'onore di vedere le proprie opere animarsi per il pubblico. In questo caso, tocca alla Torre Nera (The Dark Tower) l'onere di riportare in auge uno dei suoi tanti romanzi famosi, e le premesse per farne un ottimo film quindi (film del 2017 diretto da Nikolaj Arcel) c'erano tutte nuovamente. Cast di prim'ordine e azzeccato, trama interessante e curiosa dove figura imponente una torre nera che si erge al centro di un esteso multiverso mantenendolo in equilibrio e inaccessibile dalle forze malvagie, un pistolero, un mago e un ragazzino acuto e brillante sono gli elementi principali della storia. Ma il film ciò nonostante appare sin dalla prima mezz'ora piatto, blando e piuttosto prevedibile. Non coinvolge mai pienamente e non emoziona, non riesce a costruire la debita suspense per lo svolgersi delle azioni e tutta la trama, apparentemente articolata e profonda, si dissolve pian piano tramutandosi in una delle tante, innumerevoli, parabole cinematografiche del bene contro il male. In uno, probabilmente e quasi certamente, dei più infelici adattamenti cinematografici tratti dai lavori del grande romanziere statunitense. D'altronde anche se chi vi scrive non ha avuto il piacere di leggere l'opera originale, i problemi che affliggono la pellicola appaiono evidenti anche tralasciando qualsiasi tipo di confronto con la fonte d'ispirazione. Giacché questo film, che può tranquillamente far parte dello "spettro negativo" delle trasposizioni cinematografiche delle (molto spesso) omonime saghe letterarie di Stephen King, non smentisce il rapporto spesso contrastato tra le sue opere e il cinema, che hanno avuto fortune alterne sul grande schermo.
La fervida penna dello scrittore del Maine ha infatti l'indubbia fortuna (e sfortuna) di produrre una notevole mole di storie, il cui successo presso il pubblico invoglia però l'ingorda Hollywood a cibarsi (forse imprudentemente) dei suoi lavori per farne adattamenti per il grande schermo. Perché pur concedendo motivatissime attenuanti generiche dovute alle difficoltà innate nel raccontare la stessa storia su due medium nettamente differenti, il risultato finale è spesso altamente insoddisfacente (e spesso questo è solo un gentile eufemismo per non dire di peggio). E dire che probabilmente c'era da aspettarselo. Perché ci sono film che nascono male, con produzioni travagliate, con registi che vengono sostituiti, sceneggiatori che vengono sostituti, tempi e costi di lavorazione che si espandono e ovviamente finiscono peggio (e questo è uno di quelli). La gestazione dell'adattamento cinematografico iniziò infatti dieci anni fa, passata prima per le mani di J.J. Abrams (che si è ispirato all'opera di King per il suo Lost) e poi in quelle di Ron Howard che ha avuto l'idea di una trilogia cinematografica affiancata da una serie tv tuttora in fase di sviluppo. E così gira e rigira, tra rinvii e ripensamenti, la Columbia Pictures ha finito per affidare la regia del film nientemeno che allo sconosciuto regista danese Nikolaj Arcel, che della sua (breve) filmografia si ricorda solo il dramma in costume The Royal Affair con Alicia Vikander e Mads Mikkelsen, candidato sì all'Oscar (anche se in verità non era granché) ma a fronte di un modestissimo riscontro al botteghino. Come se non bastasse, in aggiunta alle difficoltà iniziali, la sceneggiatura risente in maniera piuttosto evidente della discontinuità della produzione. Tuttavia egli se la cava, poiché il film in verità così brutto non è, o almeno non peggiore di tante altre pellicole, ad esempio, se paragonato al (recentemente visto) Cell, giusto per restare in ambito kinghiano, La Torre Nera dovrebbe meritarsi un ottimo voto, un po' come quello ricevuto (due settimane fa) dal bellissimo secondo adattamento di It: Capitolo Uno.
Ma purtroppo non è così, perché anche se la storia principale procede in modo chiaro e senza grandi intoppi, i modesti tentativi di conferire spessore ai personaggi principali sono schiacciati dall'intento probabilmente più forte di "tenere insieme tutti i pezzi". Così avviene che il personaggio di Jake (Tom Taylor), qui messo al centro della scena, si conforma al cliché di un qualunque ragazzino di un film d'avventura (che dopo aver scoperto la verità finirà in un mondo parallelo per poi salvare il mondo), e le storyline che lo riguardano da vicino (la tematica del padre, la solitudine, il suo dono) affrontate con la superficialità di un blockbuster, un blockbuster scientificamente studiato per piacere a tutti, e che probabilmente, anche strizzando l'occhiolino a tutte le fasce di pubblico riducendosi così ad un prodotto per famiglie, non è piaciuto a nessuno, perché non solo il protagonista è il tipico ragazzino incompreso con cui i bambini potranno identificarsi, il coprotagonista è il classico burbero e rude, che però in fondo al cuore nasconde un'anima buona e gentile ma il cattivo è un cattivo privo di reali motivazioni, infine semplice e banale è la storia. Inoltre, due pezzi da novanta come Idris Elba e Matthew McConaughey sono schierati per dar volto e voce a personaggi che sulla carta possono pure essere memorabili, ma sullo schermo diventano macchiette decontestualizzate che si esprimono a slogan. E così, limitato da una sceneggiatura non brillante (debole e frettolosa, che in poco più di novanta minuti si propone di dipingere una classica avventura di scontro tra Bene e Male ambientata in un universo molteplice nel quale risulta decisamente complesso orientarsi), anche il regista (che non resiste al richiamo della retorica e di qualche scelta talmente semplice da rischiare di diventare ridicola) si dimostra (per buona parte) non all'altezza di un progetto così ambizioso, bruciando diverse scene clou d'azione/horror con scelte poco ragionate.
Perché sì, se nella primissima parte del film il fitto mistero e lo spazio dedicato ai personaggi risulta più funzionale per introdurre con efficacia lo spettatore all'interno del clima oscuro e sinistro della saga, è da quando il piccolo protagonista varca la soglia per entrare nel nuovo mondo che il progetto inizia a perdere sempre più colpi per poi concludersi in maniera prevedibile. Oltre alle lacune dal punto di vista narrativo, sono soprattutto le emozioni le vere assenti di questo lungometraggio, per via di una mancata introspezione dei personaggi dipinti in maniera monocorde, abbandonati alle loro ferite più intime delle quali non sembrano curarsi più di troppo. Tutto scorre velocemente, e si ha quasi sempre la sensazione di osservare una corsa che cerca di buttare dentro più elementi possibili per strizzare l'occhio ai fan, grazie ai rimandi a opere come It, Shining e citazioni a 1408. A tal proposito anche l'intrattenimento ne risente. Certo, nulla di ciò che scorre sullo schermo rappresenta un vero insulto all'intelligenza dello spettatore, semplicemente perché la narrazione scorre lungo binari consolidati, e senza alcun tentativo di osare, ma proprio l'assenza di coraggio rende tutto scontato e prevedibile. Se a questo aggiungiamo una caratterizzazione dei personaggi inesistente, ecco che la durata standard di 90 minuti, studiata a tavolino per non annoiare il target giovane, sembra dilatarsi a dismisura. E' difficile farsi catturare dalla mitologia che viene presentata, se questa manca di qualsiasi profondità, e se quel poco di background che viene fornito ai protagonisti è visto e rivisto. Non a caso questa superficialità si ripercuote su qualsiasi aspetto della narrazione. Inoltre seppur sono presenti ottimi spunti, nessuno di questi viene però approfondito. Stupisce anche la totale assenza di violenza grafica. Tutte le situazioni potenzialmente scioccanti dal punto di vista visivo avvengono fuori scena.
Perché posto che La Torre Nera non è propriamente e del tutto una saga horror, sarebbe stato legittimo aspettarsi qualche momento di tensione. Ci si deve invece accontentare di scene action messe in scena in modo adeguato, ma prive di vero mordente. Anche perché la CGI talvolta è davvero scadente e artificiosa. Tanto che si ha la sensazione che il film sia stato realizzato con un budget molto basso (cosa che invero non è, dato che a disposizione ce n'erano 60). Del mondo di Roland non ci viene mostrato praticamente nulla, a parte il deserto e un villaggio striminzito. Il resto del film si svolge in ambienti urbani a dir poco anonimi. Manca il respiro epico, manca una sensazione di vero pericolo per l'umanità. Certo, non tutto è da buttare, giacché in ogni caso la regia di Nikolaj Arcel si lascia guardare. Poiché anche senza nessun picco particolare, bisogna ammettere che le sparatorie (e le scene d'azione) sono ben coreografate e dirette, e i momenti più frenetici risultano comunque molto chiari. Dopotutto il film si consuma tra scene di sparatorie tipiche di un qualsiasi western che si rispetti, mescolando abbastanza sapientemente elementi fantasy alla trama (il mago, i veggenti, i mostri). Infine decenti seppur poco esplicativi sono anche i dialoghi. Tuttavia i difetti superano appunto i pregi, perché in definitiva si tratta di un mediocre film d'intrattenimento, destinato specialmente ai cultori della saga scritta dal Re e ai giovanissimi in cerca di un film d'avventura, leggero e allegro quanto basta per passare in spensieratezza 90 minuti. Minuti in cui manca soprattutto il pathos, fallendo così nel tentativo di coinvolgere appieno lo spettatore e appassionarlo alle vicende che affrontano i due protagonisti. D'altronde il villain, per un'ennesima volta, non appare particolarmente interessante, enigmatico o misterioso in modo tale da attirare l'interesse del pubblico nei suoi confronti.
Il premio Oscar Matthew McConaughey infatti, che mette al servizio di un personaggio a dir poco stereotipato tutta la sua abilità attoriale, cercando di elevarlo e di renderlo quantomeno affascinante ma senza in larga parte riuscirci, appare piuttosto sottotono in una performance recitativa discreta e modesta, sicuramente lontana dagli apici memorabili della sua carriera (Dallas Buyes Club e Insterstellar su tutti, senza tuttavia dimenticare Killer Joe, Mud e Free State of Jones). Va peggio ad Idris Elba, perché la caratterizzazione di Roland è abbastanza piatta e monocorde. E' credibile nei panni del "bad ass", è carismatico, ma la sua bravura (in parte ammirata in Star Trek Beyond ed altri dello stesso anno) è messa a freno dalla sceneggiatura. Se la cava Tom Taylor, il giovane attore che interpreta il vero protagonista della vicenda, Jake Chambers. Ha difatti il grande pregio di non rendere il suo personaggio insopportabile, e il rischio era dietro l'angolo. Non sfigura dinanzi ad attori con molta più esperienza di lui (che vengono praticamente gettati nella mischia e utilizzati poco e male, tra questi Katheryn Winnick, Abbey Lee e Jackie Earle Haley), e va sicuramente elogiato per il lavoro svolto. Non mi è parsa particolarmente memorabile nemmeno la colonna sonora firmata Junkie XL che in altre pellicole (Mad Max: Fury Road) era veramente roboante e pungente da restare inequivocabilmente impressa nella mente. La Torre Nera perciò sembra quindi essere il parto malato di un processo produttivo lungo e difficoltoso. Il materiale di partenza è stato sezionato, riassemblato e impacchettato in un prodotto senza rischi, che punta sull'usato garantito. Un blockbuster mediocre, dimenticabile, che non disgusta ma non entusiasma neppure. Veramente rare le occasioni in cui ci si gode lo spettacolo, di cui, la stragrande maggioranza di esse, ampiamente spoilerate nei trailer. L'unica nota davvero positiva la gustosa citazione a Pennywise. Per concludere, un film che lascia il tempo che trova, frettoloso e impreciso, buono solo per chi non ha grosse ambizioni. Voto: 5+
Il premio Oscar Matthew McConaughey infatti, che mette al servizio di un personaggio a dir poco stereotipato tutta la sua abilità attoriale, cercando di elevarlo e di renderlo quantomeno affascinante ma senza in larga parte riuscirci, appare piuttosto sottotono in una performance recitativa discreta e modesta, sicuramente lontana dagli apici memorabili della sua carriera (Dallas Buyes Club e Insterstellar su tutti, senza tuttavia dimenticare Killer Joe, Mud e Free State of Jones). Va peggio ad Idris Elba, perché la caratterizzazione di Roland è abbastanza piatta e monocorde. E' credibile nei panni del "bad ass", è carismatico, ma la sua bravura (in parte ammirata in Star Trek Beyond ed altri dello stesso anno) è messa a freno dalla sceneggiatura. Se la cava Tom Taylor, il giovane attore che interpreta il vero protagonista della vicenda, Jake Chambers. Ha difatti il grande pregio di non rendere il suo personaggio insopportabile, e il rischio era dietro l'angolo. Non sfigura dinanzi ad attori con molta più esperienza di lui (che vengono praticamente gettati nella mischia e utilizzati poco e male, tra questi Katheryn Winnick, Abbey Lee e Jackie Earle Haley), e va sicuramente elogiato per il lavoro svolto. Non mi è parsa particolarmente memorabile nemmeno la colonna sonora firmata Junkie XL che in altre pellicole (Mad Max: Fury Road) era veramente roboante e pungente da restare inequivocabilmente impressa nella mente. La Torre Nera perciò sembra quindi essere il parto malato di un processo produttivo lungo e difficoltoso. Il materiale di partenza è stato sezionato, riassemblato e impacchettato in un prodotto senza rischi, che punta sull'usato garantito. Un blockbuster mediocre, dimenticabile, che non disgusta ma non entusiasma neppure. Veramente rare le occasioni in cui ci si gode lo spettacolo, di cui, la stragrande maggioranza di esse, ampiamente spoilerate nei trailer. L'unica nota davvero positiva la gustosa citazione a Pennywise. Per concludere, un film che lascia il tempo che trova, frettoloso e impreciso, buono solo per chi non ha grosse ambizioni. Voto: 5+