sabato 25 maggio 2019

Alien: La clonazione (1997)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 01/06/2018 Qui - Quello della scienza sfruttata per bieco tornaconto economico è un argomento che i primi tre capitoli del ciclo Alien avevano toccato (anche se marginalmente e nel sottotesto), ma è col quarto, Alien: La clonazione (Alien Resurrection), film del 1997 diretto da Jean-Pierre Jeunet, e attraverso ufficiali militari statunitensi, che guadagna il centro della scena mediante l'espediente della clonazione umana. Argomento approfondito sin dai primi minuti, col clone di Ripley (una sempre più agguerrita Sigourney Weaver, ora madre del mostro nel vero senso della parola e da esso morbosamente attratta) sventrato per estrarvi la creatura, ma giunge al momento topico quando i superstiti (assortiti similarmente alla compagine del terzo film) scoprono una stanza della nave stellare in cui sono stipati altri corpi clonati: è lì che appare lampante che giocare con la vita (e coi limiti della natura) è sempre letale. L'autore del copione Joss Whedon, che in futuro avrebbe scritto e diretto The Avengers, opera una sintesi di tutte le componenti delle pellicole antecedenti (femminismo, militarismo e, in primis, bioetica) e il regista francese Jean-Pierre Jeunet (che in futuro avrebbe scritto e diretto il bellissimo Il favoloso mondo di Amélie) fa lo stesso in termini stilistici, mescendo con dedizione la martellante ansia del capofila col forsennato dinamismo di Scontro finale. Alcuni personaggi sono lievemente caricaturali (non a caso è certamente il capitolo più bizzarro della saga, volutamente e spesso sopra le righe però senza mai debordare nel ridicolo involontario), ma gli effetti speciali sconcertano (curati gli effetti pratici con cui sono realizzati i mostroni, invecchiati molto male, invece, gli effetti in computer grafica), i colpi di scena si sprecano (Winona Ryder, una delle più belle novità, non è chi finge di essere) e il mutato ruolo di Ripley è una grande pensata, dato che dopo la morte della protagonista c'erano un po' di pensieri sul come infilare di nuovo nella storia Sigourney Weaver (che continua a dominare la scena anche e soprattutto in questa nuova veste "alienizzata"), ma fortunatamente è stato trovato un modo tutto sommato dignitoso, evitando di cadere nel ridicolo, anzi, il rapporto tra l'alien e Ripley è progredito e maturato coerentemente (non dimenticando il rapporto morboso con il mostro più disgustoso di tutti).
Ha i suoi difetti, è a tratti troppo tamarro (i toni in questo film, come è tipico del regista, sono più sopra le righe e grotteschi), è poco originale (perché appunto è una ripetizione, un clone di quello che abbiamo già visto prima), il ritmo non è sempre dosato benissimo, personaggi macchiette, anche se valorizzati da attori carismatici (su tutti Ron Perlman), ma nel complesso (piacevole da seguire e bello da guardare) è un capitolo che ha degli innegabili pregi e un paio di chicche da non sottovalutare (alcune scene infatti, la scoperta dei tentativi falliti di clonare Ripley, l'inseguimento nelle cucine sommerse, e la congiunzione tra Ripley e la regina) rimangono impresse. Inoltre adatta è la colonna sonora e buona la regia di Jean-Pierre Jeunet, a cui va riconosciuto il merito di aver concluso definitivamente la saga, facendo atterrare i protagonisti sulla Terra. Certamente questo conclusivo atto sembra un oggetto alquanto anomalo (forse caciarone che nonostante tutto intrattiene, e dopotutto non pretende di fare più di quello), ma in fondo la qualità non manca affatto (sicuramente lontano dai livelli dei primi 2, ma leggermente migliore del terzo), perché uno dei segreti dell'intera saga è stato anche affidarsi a dei signori registi che hanno saputo dare una propria impronta personale con risultati eccellenti. Tanto che da qui si comincia a pensare che senza Ellen Ripley (S. Weaver), ormai la saga (anche cinematograficamente) è conclusa (e in parte sarà così). Voto: 7,5