Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 01/06/2018 Qui - Finalmente rivisto perbene, dopo che per questo film avevo (quasi) sempre basato il mio giudizio su reminiscenze di una visione d'infanzia, non ne esce minimamente ridimensionato. Alien infatti, nonostante siano passati quasi 40 anni conserva ancora oggi tutto il suo fascino. Proprio perché Alien è un capolavoro sia come horror (poiché come per i veri horror non c'è traccia di ironia inutile e soprattutto l'angoscia è fissa) che come film di fantascienza (gli ambienti e la verosimiglianza delle scene e dei macchinari parlano da soli). Un film per questo teso, angoscioso, cupo e claustrofobico che è in grado di catture appieno l'attenzione dello spettatore, nonostante (perché esso è completamente ambientato all'interno di una nave da cargo in cui un'orrenda creatura darà inizio ad un tragico sterminio) l'ambientazione relativamente limitata. E il merito è di una scenografia perfetta e suggestiva (che rendono angosciante gli interni del Nostromo), e di una figura (spaventosamente bella), quella del mostro (disegnata dal pittore H.R. Giger, che per questo vincerà l'Oscar per i migliori effetti speciali) che riesce a toccare magistralmente molte paure tipiche dell'essere umano: la claustrofobia, la paura dell'ignoto, la paura del buio, la paura dell'altro. Tutte cose che il regista Ridley Scott con la sua consueta eleganza e talento visivo (come si vedrà soprattutto dopo) dirige, anche grazie ad un cast senza grandi nomi (all'epoca, non solo una straordinaria Sigourney Weaver, che con questo film divenne una star, ma anche e soprattutto John Hurt) ma perfetto per lo scopo (perché ben caratterizzato ed efficacissimo, non la solita carne da macello), con maestria.
Il film infatti, mai ridondante, misurato, sapientemente distillato, un concentrato di acido che inizia a scorrere nelle vene (terrore allo stato primordiale), è un perfetto marchingegno narrativo, dal ritmo infallibile, che con il suo crescendo di tensione e suspense tiene letteralmente incollato allo schermo lo spettatore, impressionandolo e sconcertandolo in più d'un occasione (entrata nella storia del cinema e nell'immaginario orrorifico collettivo la scena della "nascita" del piccolo "alien"). Un capolavoro di genere che ha, tra l'altro, il merito di rompere uno dei tanti schemi della fantascienza tradizionale secondo il quale sempre si trovava un uomo nel ruolo dell'eroe, affidandolo invece in questo caso ad una donna, la Ellen Ripley della Weaver, ancor oggi vera e propria icona del genere. Un thriller fantascientifico dalle tinte horror che, ancora insuperato ed ormai diventato un cult, miscela alla perfezione due generi (l'atmosfera orrorifica unica, tensa, oscura e che ti torce lo stomaco dall'inizio alla fine con ansia e perturbazione, gli effetti pratici e computerizzati incredibili, specialmente considerando che questo film è uscito nel 1979) creando così una pietra miliare destinata a resistere nel tempo. Tuttavia a distanza di tempo, anche se il giudizio resta inalterato visto tutti gli ottimi tecnicismi (dalla fotografia all'utilizzo delle luci e dell'accompagnamento musicale oltre alla recitazione, senza dimenticare ovviamente le ambientazioni e il mostro più agghiaccianti e incredibili del cinema horror), non si possono non notare alcune pecche e forzature come qualche strana incongruenza narrativa (la tattica della company, il casco, scialuppa di salvataggio). Ma come detto, questo è niente rispetto a chi e cosa è stato ed è diventato (e di cosa ha significato) il film, film che ha dato il via a qualcosa di straordinario, qualcosa di indimenticabile e ineguagliabile. Voto: 9
Il film infatti, mai ridondante, misurato, sapientemente distillato, un concentrato di acido che inizia a scorrere nelle vene (terrore allo stato primordiale), è un perfetto marchingegno narrativo, dal ritmo infallibile, che con il suo crescendo di tensione e suspense tiene letteralmente incollato allo schermo lo spettatore, impressionandolo e sconcertandolo in più d'un occasione (entrata nella storia del cinema e nell'immaginario orrorifico collettivo la scena della "nascita" del piccolo "alien"). Un capolavoro di genere che ha, tra l'altro, il merito di rompere uno dei tanti schemi della fantascienza tradizionale secondo il quale sempre si trovava un uomo nel ruolo dell'eroe, affidandolo invece in questo caso ad una donna, la Ellen Ripley della Weaver, ancor oggi vera e propria icona del genere. Un thriller fantascientifico dalle tinte horror che, ancora insuperato ed ormai diventato un cult, miscela alla perfezione due generi (l'atmosfera orrorifica unica, tensa, oscura e che ti torce lo stomaco dall'inizio alla fine con ansia e perturbazione, gli effetti pratici e computerizzati incredibili, specialmente considerando che questo film è uscito nel 1979) creando così una pietra miliare destinata a resistere nel tempo. Tuttavia a distanza di tempo, anche se il giudizio resta inalterato visto tutti gli ottimi tecnicismi (dalla fotografia all'utilizzo delle luci e dell'accompagnamento musicale oltre alla recitazione, senza dimenticare ovviamente le ambientazioni e il mostro più agghiaccianti e incredibili del cinema horror), non si possono non notare alcune pecche e forzature come qualche strana incongruenza narrativa (la tattica della company, il casco, scialuppa di salvataggio). Ma come detto, questo è niente rispetto a chi e cosa è stato ed è diventato (e di cosa ha significato) il film, film che ha dato il via a qualcosa di straordinario, qualcosa di indimenticabile e ineguagliabile. Voto: 9