mercoledì 29 maggio 2019

Father and son (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/06/2018 Qui - Melodramma psicologico dai ritmi lenti ma che costringe lo spettatore alla massima attenzione poiché avvince come un thriller tenendoti sul filo del rasoio fino ai titoli di coda, questo è Father and son (Like Father, like Son), film del 2013 scritto e diretto da Hirokazu Kore'eda. Il regista giapponese infatti, mette sul grande schermo una storia familiare intima e delicata, un film per questo toccante, delicato e drammatico che spinge il pubblico ad una riflessione seppur tutto sommato semplice ma profonda. Difatti questa pellicola affronta in maniera dettagliata e profonda il delicato e serio problema della paternità (facendo scaturire in tal senso svariate riflessioni): se questa cioè sia determinata dai legami del sangue oppure da quelli affettivi che si consolidano via via nel tempo tra i vari componenti di una famiglia. Non a caso il film, che racconta di una coppia felicemente sposata e benestante, genitori di un bambino di 6 anni che alle soglie della scuola che conta (corrispettivo italiano delle elementari ovvero scuola primaria) riceve la sconvolgente notizia dall'Ospedale che il figlio è stato scambiato alla nascita (e al contrario del film Il 7 e l'8 da ridere non c'è niente), ci pone di fronte a sconvolgenti ed angoscianti dilemmi, infatti entrambe le coppie a cui è stato sostituito il proprio figlio biologico con quello dell'altra, sono confuse, sconvolte e contrarie all'idea di lasciare e soprattutto sostituire, come se fossero dei semplici oggetti, il figlio creduto loro ed allevato come tale con quello naturale. Insomma, la difficoltà presentata in maniera misurata in questo film è proprio la lotta interna dei sentimenti che non cancella affatto l'affetto e l'amore e la complicità sviluppatesi nel corso degli anni di crescita insieme al figlio allevato come proprio ed il sorgere nel frattempo di sentimenti nuovi nei confronti del bambino biologicamente proprio. E quindi in quasi due ore di analisi psicologica, come la durata dell'intera pellicola, conosceremo le reazioni dei vari personaggi, adulti o meno, che tuttavia non eccedono mai in isterismi come immagino sarebbe accaduto se la vicenda avesse riguardato una famiglia italiana.
Personalmente ho gradito tale pacatezza (tipicamente orientale) poiché ha lasciato spazio alla riflessione dello spettatore evitando di far distogliere l'attenzione sulle "mattate" istrioniche di qualche bravo attore. Avvince e fa riflettere toccando forse le corde più sensibili dell'anima soprattutto di coloro che hanno la fortuna di essere genitori (ma anche chi non lo è), con un finale toccante e fortunatamente non ambiguo, com'era invece presumibile fin dall'inizio. Giacché entrambe le famiglie, dopo numerosi dubbi, incertezze e titubanze riusciranno a risolvere la questione nella maniera più sensata (mettendo in atto le azioni che si reputano meno dolorose per tutti) e soprattutto più confacente ed ottimale per il bene dei propri figli. Father and Son è per questo non solo un bel film (Premio della Giuria al Festival di Cannes), ma è uno di quei rari film a cui l'aggettivo meraviglioso (altresì emozionante) calza a pennello, perché anche se a tratti risulta essere forse un po' prolisso e "lento", per usare un termine poco elegante, riesce comunque a far confluire in esso le caratteristiche necessarie per un buon film, dalla sceneggiatura al cast, dalla sceneggiatura alla raffinata fotografia. Ma quello che conta di più è che Father and Son è un'opera commovente, di grande tristezza, ma che alla fine spesso strappa dei sinceri sorrisi: è infatti un'opera sincera e toccante sul rapporto padre figlio. Ma è soprattutto un inno all'infanzia, quel mondo meraviglioso, che spesso però è vittima delle controversie tra adulti, incapaci di capire i loro figli. In tal senso molto credibili risultano tutti i quattro attori che interpretano i componenti delle due famiglie, peraltro assai diverse tra loro per estrazione sociale ed educazione, nonché i bambini che esprimono molto efficacemente lo spaesamento e la confusione provati di fronte ad una realtà per loro poco comprensibile e sicuramente assai più grande di loro. In definitiva perciò, anche se questo non è forse un capolavoro (perché non è perfetto e non del tutto eccezionale), è un film interessante e toccante allo stesso tempo, un film di dolcezza rara che rimane nel cuore, un film da consigliare, vedere e assolutamente perciò da non perdere. Voto: 7