Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 04/07/2018 Qui - I politici sono pedine e la politica e il gioco che li muove in giochi di potere che si intrecciano con altre derive come lo sfruttamento del territorio e leggi razziali che tendono a dividere e annullare la democrazia. Tutti sono manovrabili, tutti hanno un prezzo. Fortunatamente ci sono persone che si ribellano a queste ingiustizie e lottano, non senza aspre conseguenze, per la libertà, l'uguaglianza e il rispetto dei popoli. E A United Kingdom: L'amore che ha cambiato la storia (A United Kingdom), film del 2016 diretto da Amma Asante, racconta la (reale e molto interessante) storia di una di queste persone che hanno lottato, e vinto, per i propri diritti e quelli di una intera nazione. E' infatti una storia vera (dopotutto il carattere biografico è molto riconoscibile nel corso del film che ci mostra una serie di avvenimenti che si estendono su un periodo di alcuni anni) quella che la regista mette in scena, raccontando le vicende di Seretse Khama (che non solo diventerà re, ma che sarà anche il primo presidente eletto del Botswana) e di sua moglie Ruth, che al marito e alla popolazione africana consacrerà la sua vita intera. Non a caso il film intreccia vicende politiche a questioni sentimentali, in una cornice forse troppo melò e patinata che rischia di lasciare perplesso lo spettatore (giacché è proprio l'immagine a disturbare l'armonia d'insieme e a prevalere troppo, creando un'allure sofisticata che non era necessaria, perché la storia era già molto importante, forte e ben diretta di suo), spettatore che tuttavia si ritroverà coinvolto in una vicenda appassionante, perché non solo essa tocca argomenti e tematiche sociali di grande impatto, ovvero il razzismo e il colonialismo, ma perché appunto il tema e il cuore della storia (se non ci si fa travolgere dal sentimentalismo in verità un po' troppo strappalacrime) hanno comunque il loro fascino. Una vicenda che in tal senso, può ricordare per certi versi The Help, dove persone dalla pelle bianca e persone dalla pelle nere s'incontrano (si scontrano anche), si confrontano e avviano il percorso verso un cambiamento. D'altronde è il cambiamento a spingere questa coppia interrazziale a non farsi sopraffare dai pregiudizi sociali e politici.
E' il 1947 quando Seretse Khama (David Oyelowo), erede al trono del Botswana, incontra in un club Ruth Williams (Rosamund Pike), impiegata bianca londinese, e tra loro è amore a prima vista. Una passione travolgente, che in breve tempo spinge i due a convogliare a nozze. Ruth è affascinata dall'ostinata volontà di Seretse di lottare per un mondo più giusto e decide dal primo momento di sposare e condividere quella stessa visione. Entrambi percepiscono la necessità di un cambiamento: Seretse vede nuove opportunità per il suo popolo in seguito all'indebolimento del potere dell'Impero Britannico, Ruth intuisce la possibilità di una "vita più grande", più importante nel movimento delle donne per l'indipendenza e per l'uguaglianza. Pur essendo il loro un amore autentico, la loro unione interrazziale incontra l'opposizione non solo da parte delle famiglie, ma anche dei governi britannico e sudafricano. In Sudafrica all'epoca era stata infatti introdotta la politica dell'apartheid e l'idea di una coppia interrazziale (che per giunta coinvolge il futuro re del Botswana) era intollerabile. Il governo inglese (nella persona di Alistair Canning e Rufus Lancaster, rispettivamente interpretati da un efficace Jack Davenport e da un funzionale Tom Felton, quest'ultimo principalmente noto per aver interpretato il personaggio di Draco Malfoy nella saga cinematografica di Harry Potter appare in verità abbastanza spaesato e poco convincente) si oppose con forza a questa unione in seguito alle minacce del Sudafrica di negare l'accesso alle risorse di uranio e di oro, e di invadere il Botswana. Seretse viene dunque costretto all'esilio dalla sua terra e alla separazione dalla sua amata Ruth, che si trova a portare avanti la gravidanza da sola in Botswana, osteggiata dagli abitanti del posto che la vedono come un pericolo per il loro paese. Ma nonostante le terribili pressioni dei governi, il legame tra Seretse e Ruth non vacilla mai, e una lotta continua in nome dell'amore, dell'uguaglianza e dell'indipendenza di un intero paese, anche grazie all'aiuto di amici, famiglia e persone di buona volontà (nella persona di Tony Benn interpretato dal Jack Lowden di Pan e Dunkirk) porterà al cambiamento prospettato.
Proprio perché A United Kingdom non è solo la storia di due persone che si amano, è altresì un ritratto, personale e pubblico, di due mondi agli antipodi che si trovano ad interagire. Quello di lei, in cui Seretse è l'elemento estraneo tra i bianchi e borghesi britannici. E quello di lui, dove è Ruth ad essere vista come l'aliena, la bianca senza nessuna conoscenza delle tradizioni e dei valori dei Bangwato, che si arroga il diritto di diventare regina. E per poter rendere al meglio le immense differenze, e ciò che ne è conseguito, il punto di vista della regista Amma Asante, regista che, prendendo spunto dal libro Colour Bar dell'autrice Susan Williams, porta sullo schermo questa storia d'amore sconosciuta, definita da Nelson Mandela un'ispirazione per il mondo che aveva in mente, è stato fondamentale essendo lei stessa di origini ghanesi, ed avendo esperienza pregressa nei lungometraggi dedicati all'integrazione razziale (la lotta contro le discriminazioni), in film quali A Way of Life e La ragazza del dipinto. Il modo in cui gli eventi sono narrati ha un tocco personale pure per quanto riguarda la regia, curatissima in ogni dettaglio tanto da ricordare quasi una messa in scena teatrale, soprattutto negli interni e nella gestione degli attori e dei loro movimenti (il film infatti è molto ben recitato). Per quanto riguarda invece gli esterni, l'azione si svolge nelle location originali, ovvero in Botswana e nei dintorni di Serowe, la città da cui proveniva Khama. Questa è stata una scelta importante e di grande impatto che ha permesso di mostrare con chiarezza cosa debba aver vissuto la giovane Ruth una volta catapultata in una realtà diametralmente opposta alla propria. Come azzeccata è la scelta del casting, perché se il film è ben recitato è grazie soprattutto ai due attori protagonisti, che tuttavia sembrano funzionare più da soli che in compagnia, giacché seppur entrambi danno il loro contributo riuscendo a ricreare egregiamente la magia che circondava la coppia, non sempre uniti sembrano funzionare ottimamente.
E in tal senso la bravissima Rosamund Pike (come non ricordarla in Gone Girl insieme a Ben Affleck), che conferma la sua bravura di attrice già emersa in Orgoglio e pregiudizio, sorprende in questo film per la forza e l'intensità che regala al personaggio di Ruth, perché liberandosi da quella inquietante performance che gli valse una meritata candidatura all'Oscar, finalmente la vediamo sorridere e risplendere. Bravissimo anche David Oyelowo, lui che seppur aveva convinto di più nei panni di Martin Luther King in Selma (in cui in questo film c'è una certa similitudine), riesce, nonostante il suo essere forse troppo lacrimevole, a risultare adeguato al ruolo e alla situazione, che viene discretamente veicolata. Dopotutto A United Kingdom è un film che si muove equilibratamente su due livelli, quello personale e quello politico, senza mai far prevalere l'uno rispetto all'altro. Li fa camminare insieme, proprio come i protagonisti, in modo che si spieghino e si sostengano a vicenda. Dietro all'incredibile legame tra i due c'è, infatti, l'epopea di un popolo che è riuscito ad autodeterminarsi, a tagliare il cordone ombelicale sia con la poco amata Gran Bretagna sia con il Sudafrica, e a imboccare la via della democrazia e dell'integrazione. Il tutto è stato possibile grazie ad un marito innamorato e ad una donna il cui sentimento per un Re ha conquistato un intero popolo. Come ci ricorda il titolo, l'amore, quello vero, può cambiare il mondo e da oggi potremo portare ad esempio questa bella, travolgente e finora ignota storia d'amore. Altro elemento che assume un ruolo centrale nella riuscita della pellicola è una sceneggiatura solida, priva di dibattiti inutili e volti ad allungare il brodo. I dialoghi, infatti, sono molto curati e ben pensati, non c'è niente di più o di meno di quello che lo spettatore vorrebbe sentire in una storia d'amore tanto importante quanto "rivoluzionaria". In questo modo il messaggio viene veicolato in modo chiaro, diretto.
Avvolta da una colonna sonora (molto ben fatta ad opera di Patrick Doyle) che mescola la tradizione africana a quella britannica, la pellicola gode inoltre di una fotografia intensa e particolare (caratterizzata da bellissime immagini del Serewe e dell'Africa più in generale), volta a rimarcare lo stato d'animo dei personaggi coinvolti. Una fotografia, quella del brillante Sam McCurdy, che molti conoscono per Il trono di Spade, che seppur dall'effetto anche decisamente troppo "glam" incornicia comunque bene un film dal buon ritmo e che sa commuovere e colpire (sufficientemente) a livello emotivo. Tuttavia, nonostante gli interpreti (bravi nel trasmettere al pubblico emozioni e sensazioni contrastanti dei fatti di cronaca di quel tempo), la regia sagace e tutti i pregi evidenziati, qualcosa nel film non convince. Poiché A United Kingdom, in sostanza un film godibile, sicuramente importante, toccante, è forse un po' squilibrato (per tutti i difetti evidenziati, tra cui altresì la banalità di alcune affermazioni e la prevedibilità di alcune dinamiche). Perché il film ha senz'altro il pregio di portare a galla una storia vera che credo il 95% dell'attuale popolazione mondiale non conosce, porta alla luce l'ennesimo conflitto razziale assopito nella cultura occidentale, ma però è un po' troppo leggero l'approfondimento della tematica sociale relativa al razzismo, secondo me trattato in maniera parecchio superficiale. Ci sono poi alcuni momenti in cui il film gioca un po' con l'enfasi delle emozioni, anche se tutto fa brodo quando un film funziona. Sì perché, il film di Amma Asante regge bene fino alla fine (in cui da non perdere sono i titoli di coda, dove oltre a belle immagini di repertorio, scorrono interessanti didascalie storiche), sorretto da un ritmo senza cali e da un racconto dettagliato quanto basta per interessare e coinvolgere chi guarda. Forse è un'occasione un po' sprecata (si poteva far capire meglio la realtà storica e sociale dell'Africa di quegli anni, ad esempio) ma A United Kingdom, che può trovare un suo pubblico tra chi ama i film storici e soprattutto le grandi storie d'amore, come lo è stata quella tra Seretse e Ruth, è un film discreto, interessante e consigliabile a tutti. Voto: 6,5