Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/07/2018 Qui - Fahrenheit 451 (Fantascienza, Usa 2018): Non ho visto il film originale (del 1966 diretto da François Truffaut), nientemeno ho letto il romanzo omonimo da cui questo remake è il suo adattamento (del 1953 di Ray Bradbury), per cui ho visto il film per quello che è, un action fantascientifico interessante ma non proprio convincente. Perché il film, un film per la televisione del 2018 scritto e diretto da Ramin Bahrani, anche se non fosse un remake, pone delle tematiche tali che attraverso un aggiornamento contestualizzato all'epoca contemporanea, sempre attuali ed eterne, sono parecchio interessanti. Giacché l'idea di voler modernizzare la trama principale (un mondo distopico in cui i pompieri invece che spegnere gli incendi li appiccano, e vengono usati dal governo per bruciare i libri) aggiungendo tanti dettagli che la avvicinassero all'epoca in cui viviamo (dove i libri stanno effettivamente scomparendo in favore di apparati digitali e dove il conformismo ha raggiunto livelli estremi) è, non solo condivisibile ma anche molto apprezzabile. Tuttavia se i presupposti sono più che discreti, sono rimasto abbastanza perplesso sui suoi sviluppi. Poiché in questo caso, seppur la denuncia sui rischi che stiamo correndo è chiara, la sua esposizione è labile e fallimentare. Dalla descrizione di un mondo futuro coerente allo sviluppo di una trama sulla carta appassionante e coinvolgente, ma che messa in scena sembra incedere a fatica, quasi svogliatamente. In pratica quando i personaggi e il contesto in cui agiscono vengono presentati, quando iniziamo ad affezionarci a loro e vogliamo scoprire come si andrà avanti, il film si perde in una nuvola di fumo e si trascina così fino alla fine (palesemente ricalcata da Blade Runner, da cui riprende i grattacieli futuristici). E quindi sfortunatamente, l'affidabile Ramin Bahrani non solo non riconferma le doti di osservazione intraviste (seppur parzialmente) nei suoi precedenti A qualsiasi prezzo e 99 Homes, ma forse non è stata la scelta giusta, perché sperpera in tutto e per tutto un patrimonio attoriale di altissimo livello (c'è anche Sofia Boutella insieme ad un carismatico, ma noioso e monocorde, Michael Shannon e Michael B. Jordan, il giovane eroe con tanto di classico ravvedimento in corso d'opera) e più in generale non riesce ad elevarsi ad un livello qualitativo sufficiente. Tutto per un film che è pure in grado di stimolare una riflessione ma che, in fondo, è sostanzialmente innocuo, colpendo l'attenzione solo di chi non conserva il ricordo dell'originale e che può tornare utile esclusivamente per (ri)prenderlo in mano. Volendo anche dignitoso, ma in buona sostanza esangue. Così tanto che se abitassi nel mondo del film e fossi nei panni del protagonista, non mi farei tanti scrupoli a darlo alle fiamme. E se succedesse nel nostro, nessuno ne sentirebbe la mancanza. Voto: 5,5