Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2018 Qui - Nel corso della sua carriera da attore Sean Penn (che tuttavia nel suo ultimo film The Gunman non fece proprio benissimo) ha raccolto i frutti del suo lavoro grazie a due indubbiamente meritati premi Oscar, non tanto invece come regista, perché a parte il discreto Into the wild (due nomination all'Oscar), visivamente affascinante ma alquanto retorico, non ha fatto nessun altro film memorabile o che abbia raggiunto il successo. Come di certo quest'ultimo film, Il tuo ultimo sguardo (The Last Face), film del 2016 diretto appunto dai uno dei grandi attori statunitensi di Hollywood, un film forse retorico (giacché tema portante della pellicola è quello sociale ed umanitario, che altresì punta il dito sull'occidente reo di pensare a sé stessi), certamente non indimenticabile, troppo romanzato e non efficace al massimo, ma bello, intenso, realistico e comunque coinvolgente. Il film infatti, sullo sfondo della Liberia e della Sierra Leone (ed altri pericolosi territori) devastate dalla guerra, e sfruttando una struttura temporale fratta, composta da flashback e salti spaziali, narra la storia d'amore (un amore fatto di bellissimi, intensi primi piano, di gesti pieni di tenerezza, di silenzi e sguardi) tra una direttrice di un'associazione umanitaria ed un medico che presta il proprio servizio tra le popolazioni dei paesi africani in difficoltà. Difatti nel corso di una pericolosa missione i due suddetti protagonisti (Charlize Theron e Javier Barden) si conoscono e subito si innamorano e per un certo periodo continuano insieme a distribuire aiuti a questi bisognosi e tormentati popoli ma nel tempo essi dimostreranno di avere un'ideologia differente su come portare aiuto ed affrontare la terribile situazione di una parte del mondo fortemente devastata e ciò li farà allontanare l'uno dall'altra, nonostante la profondità e la sincerità dei loro sentimenti. E così vivranno una storia tormentata che li porterà forse all'autodistruzione e darà alla pellicola i connotati del classico film drammatico. Non a caso Il tuo ultimo sguardo è un'opera che contiene tutti gli ingredienti adatti ad un tale genere di film, il messaggio di denuncia a sostegno delle popolazioni nel mondo meno fortunate con immagini brutali e quanto mai realistiche per rafforzare il suddetto intento (grazie soprattutto ad una non banale fotografia), la storia d'amore profonda ma travagliata tra due individui affascinanti (e discretamente interpretati) provvisti di alti ideali umanitari ed impavidi al pericolo incombente, le missioni pericolose in territori selvaggi. Tutti elementi insomma che alzano il livello e la qualità della pellicola che cerca anche di far riflettere lo spettatore, egli ci riesce, ma non perfettamente.
Perché se anche la sufficienza la prende e prenderà, si riscontrano molte note stonate, elementi che probabilmente tradiscono le intenzioni iniziali, facendo risultare il tutto come un'occasione non sfruttata a dovere e riuscita a metà. Un prodotto sicuramente anche troppo prolisso e quasi certamente poco approfondito per ciò che riguarda la tematica espressa. Innanzitutto l'aspetto storico alquanto troppo superficiale, il personaggio di Javier Bardem (sempre bravo e in parte ottimamente ogni volta), molto carismatico in teoria, ma poco tratteggiato, e infine appare inoltre imperfetta la gestione del tempo e dei personaggi secondari. Le due ore abbondanti del film infatti sarebbero in realtà riducibili, non interamente necessarie alla comprensione delle vicende, mentre comunque nel montaggio finale rimangono troppi gli elementi lasciati ai margini e poco approfonditi, a partire dai personaggi francesi. Ellen (la bella Adèle Exarchopoulos, la stupenda protagonista al pari dell'altra in La vita di Adele), superficialmente tratteggiata, da possibile e seria minaccia nella relazione fra Wren e Miguel (i protagonisti) è ridotta a un breve elemento di disturbo. Jean Reno invece è relegato a un misero quanto trascurabile ruolo collaterale che testimonia probabilmente un errore di casting o comunque un'occasione sprecata dal regista e dalla produzione, che avendo scritturato un tale attore, non sono stati poi in grado di inserirlo adeguatamente nel film. Tuttavia, e come detto, abbastanza nel film funziona, soprattutto la straordinaria protagonista principale femminile, ovvero la meravigliosa attrice sudafricana Charlize Theron (in tal senso molto interessante è vederla parlare in sudafricano all'interno della pellicola), che vediamo in tutto il suo splendore. Non a caso nel film, la macchina da presa indugia sempre più sul bellissimo volto e sul corpo della Theron, regalandole e regalandoci (anche troppi in verità) degli stupendi primi piani in cui si percepisce pura emozione, pura bellezza, tanto che quasi con certezza si potrebbe affermare che la vera storia d'amore narrata dal film è quella extra-diegetica fra il regista e l'attrice, compagni al tempo delle riprese. Ma al di là di ciò, immagini potenti, situazioni crude, vere e realistiche, emozioni e tanto altro (come l'efficace colonna sonora ad opera dell'immancabile Hans Zimmer) salvano la pellicola dalla mediocrità. Voto: 6
Perché se anche la sufficienza la prende e prenderà, si riscontrano molte note stonate, elementi che probabilmente tradiscono le intenzioni iniziali, facendo risultare il tutto come un'occasione non sfruttata a dovere e riuscita a metà. Un prodotto sicuramente anche troppo prolisso e quasi certamente poco approfondito per ciò che riguarda la tematica espressa. Innanzitutto l'aspetto storico alquanto troppo superficiale, il personaggio di Javier Bardem (sempre bravo e in parte ottimamente ogni volta), molto carismatico in teoria, ma poco tratteggiato, e infine appare inoltre imperfetta la gestione del tempo e dei personaggi secondari. Le due ore abbondanti del film infatti sarebbero in realtà riducibili, non interamente necessarie alla comprensione delle vicende, mentre comunque nel montaggio finale rimangono troppi gli elementi lasciati ai margini e poco approfonditi, a partire dai personaggi francesi. Ellen (la bella Adèle Exarchopoulos, la stupenda protagonista al pari dell'altra in La vita di Adele), superficialmente tratteggiata, da possibile e seria minaccia nella relazione fra Wren e Miguel (i protagonisti) è ridotta a un breve elemento di disturbo. Jean Reno invece è relegato a un misero quanto trascurabile ruolo collaterale che testimonia probabilmente un errore di casting o comunque un'occasione sprecata dal regista e dalla produzione, che avendo scritturato un tale attore, non sono stati poi in grado di inserirlo adeguatamente nel film. Tuttavia, e come detto, abbastanza nel film funziona, soprattutto la straordinaria protagonista principale femminile, ovvero la meravigliosa attrice sudafricana Charlize Theron (in tal senso molto interessante è vederla parlare in sudafricano all'interno della pellicola), che vediamo in tutto il suo splendore. Non a caso nel film, la macchina da presa indugia sempre più sul bellissimo volto e sul corpo della Theron, regalandole e regalandoci (anche troppi in verità) degli stupendi primi piani in cui si percepisce pura emozione, pura bellezza, tanto che quasi con certezza si potrebbe affermare che la vera storia d'amore narrata dal film è quella extra-diegetica fra il regista e l'attrice, compagni al tempo delle riprese. Ma al di là di ciò, immagini potenti, situazioni crude, vere e realistiche, emozioni e tanto altro (come l'efficace colonna sonora ad opera dell'immancabile Hans Zimmer) salvano la pellicola dalla mediocrità. Voto: 6