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sabato 20 novembre 2021

Da 5 Bloods - Come fratelli (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 20/11/2021 Qui - Stavolta Spike Lee stecca, dopo la buonissima prova di Blackkklansman il regista americano tira fuori un film nobile nelle intenzioni ma estremamente pasticciato e confusionario (i fatti sono infatti troppo pompati e la questione che "la guerra non finisce mai" lascia il tempo che trova). Un film troppo grottesco e semplicistico per essere davvero interessante. Egli rende omaggio agli uomini di colore che hanno combattuto nel sud-est asiatico, ma la vicenda dei quattro reduci che tornano in Vietnam alla ricerca di un carico d'oro seppellito con il corpo di un quinto commilitone che era il loro leader, seppur intrigante è abbastanza inverosimile (qualche artificio fine a se stesso, il formato di ripresa, ed alcuni eccessi penalizzano abbastanza). Sono due ore e mezza non banali e con personaggi ben assortiti in cui però, nella prima parte, si potevano benissimo tagliare certi sfoghi o battute da allegra brigata spesso ripetitive. Quando inizia l'operazione recupero si erge la figura di Delroy Lindo, il nero con simpatie Trumpiane (resto del cast così così), e il regista dà sfogo alla sua creatività che passa senza remore da sequenze drammatiche a sberleffi e situazioni paradossali. Troppa carne al fuoco ed il risultato è che quella che non bruciacchia rimane cruda (si salva solo la colonna sonora, peraltro candidata agli Oscar). Forse il peggior film (di quelli che ho visto, non tanti in verità) del regista. Voto: 5

martedì 5 maggio 2020

The Promise (2016)

Titolo Originale: The Promise
Anno e Nazione: USA, Spagna 2016
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico, Guerra
Produttore: Eric Esrailian, Mike Medavoy, William Horberg
Regia: Terry George
Sceneggiatura: Terry George, Robin Swicord
Cast: Oscar Isaac, Charlotte Le Bon, Christian Bale, Daniel Giménez Cacho
Shohreh Aghdashloo, Rade Šerbedžija, James Cromwell, Angela Sarafyan
Marwan Kenzari, Jean Reno, Michael Stahl-David
Numan Acar, Tom Hollander
Durata: 120 minuti

Triangolo amoroso con Christian Bale, Oscar Isaac e Charlotte Le Bon.
Le vite dello studente Michael, della bella Ana e del giornalista Chris s'intrecciano sul finire dell'epoca ottomana.

martedì 25 giugno 2019

La ragazza nella nebbia (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/01/2019 Qui - Già dai suoi presupposti, La ragazza nella nebbia, film del 2017 scritto e diretto da Donato Carrisi, presenta una situazione piuttosto anomala: la figura del regista/sceneggiatore coincide pienamente con quella dello scrittore del romanzo, e non capita spesso. In tal senso, era notevole la curiosità nei confronti di un prodotto (basato appunto sull'omonimo romanzo dello stesso Carrisi) in cui immaginario editoriale e filmico dello stesso autore trovano un loro punto di congiunzione. Purtroppo però, il risultato sullo schermo è a dir poco deludente e velleitario. Ed è strano, perché anche se non ho letto il libro, immagino che l'adattamento non abbia stravolto le carte su narrazione e personaggi, o almeno penso che non ci sia stato un tradimento del regista nei confronti dello scrittore, e allora come si spiega tutta questa pochezza? Forse il libro che ha venduto milioni di copie è stato sopravvalutato? Non saprei, sta di certo che il film, pur non essendo un film pessimo (fortunatamente), è personalmente (forse anche oggettivamente) un film mediocre. Un film che si muove su due binari con il regista (che pur avendo a disposizione le Dolomiti fa pochi esterni) che non sceglie su quale andare: il primo è un thriller, il secondo un film di costume riguardante la funzione dei media che creano a loro piacimento colpevoli o innocenti. Come thriller appare confuso, il regista sembra aggrovigliare una vicenda da cui non sa come sbrogliarsi. Nella trama appare all'inizio una misteriosa confraternita che sarebbe una setta che domina il paese e che poi con il dipanarsi della vicenda misteriosamente sparisce. Come thriller non mi pare avvincente e la conclusione finale non così sorprendente. Ma anche come film di costume non appare riuscito: i rappresentanti dei media sono delle "macchiette" come le due giornaliste una d'assalto e l'altra una vecchia saggia ridotta in carrozzella  e comunque il tema dello "sciacallaggio" mediatico non è approfondito con sufficiente credibilità.

mercoledì 22 maggio 2019

Il tuo ultimo sguardo (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2018 Qui - Nel corso della sua carriera da attore Sean Penn (che tuttavia nel suo ultimo film The Gunman non fece proprio benissimo) ha raccolto i frutti del suo lavoro grazie a due indubbiamente meritati premi Oscar, non tanto invece come regista, perché a parte il discreto Into the wild (due nomination all'Oscar), visivamente affascinante ma alquanto retorico, non ha fatto nessun altro film memorabile o che abbia raggiunto il successo. Come di certo quest'ultimo film, Il tuo ultimo sguardo (The Last Face), film del 2016 diretto appunto dai uno dei grandi attori statunitensi di Hollywood, un film forse retorico (giacché tema portante della pellicola è quello sociale ed umanitario, che altresì punta il dito sull'occidente reo di pensare a sé stessi), certamente non indimenticabile, troppo romanzato e non efficace al massimo, ma bello, intenso, realistico e comunque coinvolgente. Il film infatti, sullo sfondo della Liberia e della Sierra Leone (ed altri pericolosi territori) devastate dalla guerra, e sfruttando una struttura temporale fratta, composta da flashback e salti spaziali, narra la storia d'amore (un amore fatto di bellissimi, intensi primi piano, di gesti pieni di tenerezza, di silenzi e sguardi) tra una direttrice di un'associazione umanitaria ed un medico che presta il proprio servizio tra le popolazioni dei paesi africani in difficoltà. Difatti nel corso di una pericolosa missione i due suddetti protagonisti (Charlize Theron e Javier Barden) si conoscono e subito si innamorano e per un certo periodo continuano insieme a distribuire aiuti a questi bisognosi e tormentati popoli ma nel tempo essi dimostreranno di avere un'ideologia differente su come portare aiuto ed affrontare la terribile situazione di una parte del mondo fortemente devastata e ciò li farà allontanare l'uno dall'altra, nonostante la profondità e la sincerità dei loro sentimenti. E così vivranno una storia tormentata che li porterà forse all'autodistruzione e darà alla pellicola i connotati del classico film drammatico. Non a caso Il tuo ultimo sguardo è un'opera che contiene tutti gli ingredienti adatti ad un tale genere di film, il messaggio di denuncia a sostegno delle popolazioni nel mondo meno fortunate con immagini brutali e quanto mai realistiche per rafforzare il suddetto intento (grazie soprattutto ad una non banale fotografia), la storia d'amore profonda ma travagliata tra due individui affascinanti (e discretamente interpretati) provvisti di alti ideali umanitari ed impavidi al pericolo incombente, le missioni pericolose in territori selvaggi. Tutti elementi insomma che alzano il livello e la qualità della pellicola che cerca anche di far riflettere lo spettatore, egli ci riesce, ma non perfettamente.

venerdì 17 maggio 2019

Abel - Il figlio del vento (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/03/2018 Qui - Chi ama la natura, chi ama la vita selvaggia, chi ama posti incantevoli e paradisiaci dovrà prima o poi vedere questo film, ne rimarrà incantato. Giacché unendo in modo omogeneo incantevoli immagini della natura incontaminata e selvaggia delle montagne alle sequenze documentaristiche che seguono la sopravvivenza degli animali, specialmente delle aquile, si riesce a costruire una storia semplice ma visivamente molto potente e ricca di messaggi morali altamente condivisibili. Abel - Il figlio del vento (Wie Brüder im Wind) infatti, film del 2015 diretto da Gerardo Olivares e Otmar Penker, narra la storia di un bambino il quale vivendo in mezzo alla natura solo in essa riesce a trovare conforto per superare i traumi del passato (costituiti dalla perdita della madre e il distacco emotivo dal padre, cacciatore dai metodi bruschi). Un giorno, trovando il giovane aquilotto indifeso e in pericolo, decide di prendersene cura ma non solo, con l'aiuto indispensabile fornito dal guardaboschi riuscirà ad addestralo e ricollegarlo con il suo vero istinto selvaggio, restituendolo al suo habitat naturale. Quello stesso istinto un giorno richiama Abel a sé, separandolo dal ragazzo. Un ragazzo che troverà grazie al suo fedele amico la gioia di vivere. Non a caso il film, che di per se ha un'idea non delle più originali, anzi, abbastanza banale sia come svolgimento sia come vadano a finire le cose alla fine (con tanti bei sentimenti e con il lieto fine assicurato, anche se in verità quale stravolgimento può avere questi tipi di prodotti) ci fa capire che a volte basta un rapporto di amicizia basato sul reciproco rispetto dell'appartenenza e dei bisogni biologici a generare sentimenti positivi. In tal senso il film, che può ricordare il bel Il mio amico Nanuk e soprattutto il discreto L'ultimo lupo per vari aspetti, amicizia tra uomo e natura qui un aquila, conta molto sul far emozionare il pubblico (a tal proposito bella l'idea della storia dei due aquilotti che da rivali all'ultimo riescono a convivere e rispettarsi), e la cosa positiva è che in alcune scene lo fa bene (anche se non ottimamente).