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martedì 31 maggio 2022

Songbird (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2022 Qui - A 4 anni dalla comparsa, il Covid19 è diventato molto più letale (lo chiamano Covid23) con conseguente imposizione di misure rigidissime come la deportazione forzata degli infetti, ma un corriere immune è disposto a tutto per ricongiungersi alla donna amata. Girato a Los Angeles in piena pandemia, un film distopico che cerca di cavalcarne l'onda emotiva fallendo su tutti i fronti, a riprova che non sempre l'aggancio alla realtà si traduce in maggior realismo: discutibile nei contenuti, superficiale e confuso nella messa in scena, approssimativo e stereotipato nel disegno dei personaggi. Tipo Peter Stormare costretto per l'ennesima volta a recitare sempre la parte dello sbroccato pazzo o la Alexandra Daddario in un ruolo un po' fuori contesto rispetto alla narrazione. E' una storia semplice, a volte anche retorica in certi momenti, ma un film non vive di soli spunti e la parte action è piuttosto limitata. Non sarà certo il primo film nel suo genere, ma sperando che nel 2024 non saremo davvero a questo punto, la prossima volta si spera riuscirà meglio di così. Voto: 5

sabato 20 novembre 2021

Da 5 Bloods - Come fratelli (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 20/11/2021 Qui - Stavolta Spike Lee stecca, dopo la buonissima prova di Blackkklansman il regista americano tira fuori un film nobile nelle intenzioni ma estremamente pasticciato e confusionario (i fatti sono infatti troppo pompati e la questione che "la guerra non finisce mai" lascia il tempo che trova). Un film troppo grottesco e semplicistico per essere davvero interessante. Egli rende omaggio agli uomini di colore che hanno combattuto nel sud-est asiatico, ma la vicenda dei quattro reduci che tornano in Vietnam alla ricerca di un carico d'oro seppellito con il corpo di un quinto commilitone che era il loro leader, seppur intrigante è abbastanza inverosimile (qualche artificio fine a se stesso, il formato di ripresa, ed alcuni eccessi penalizzano abbastanza). Sono due ore e mezza non banali e con personaggi ben assortiti in cui però, nella prima parte, si potevano benissimo tagliare certi sfoghi o battute da allegra brigata spesso ripetitive. Quando inizia l'operazione recupero si erge la figura di Delroy Lindo, il nero con simpatie Trumpiane (resto del cast così così), e il regista dà sfogo alla sua creatività che passa senza remore da sequenze drammatiche a sberleffi e situazioni paradossali. Troppa carne al fuoco ed il risultato è che quella che non bruciacchia rimane cruda (si salva solo la colonna sonora, peraltro candidata agli Oscar). Forse il peggior film (di quelli che ho visto, non tanti in verità) del regista. Voto: 5

mercoledì 13 ottobre 2021

Crudelia (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 13/10/2021 Qui - Più che un prequel de La carica dei 101, un reboot del personaggio di Crudelia De Mon (o Cruella De Vil) ripensato come una psicotica dark lady. E' quindi questo un altro tassello riguardo la rivisitazione dei cattivi Disney, cattivi che rimangono come indole in questo film, ma cattivi anche più sfaccettati. Al pari (ma meglio) di Maleficent (di cui secondo capitolo mal riuscito) viene proposto lo stesso lavoro di origine di tale personaggio che prendendo una moda attuale (Joker di Todd Phillips), strizzando l'occhiolino al passato con il nuovo che insidia le sicurezze del vecchio come in Eva contro EvaEmma (Stone) contro Emma (Thompson), riesce a a far quadrare piuttosto bene il cerchio, sia pure con i suoi difetti, in primis una lunghezza non necessaria. Abbastanza simpatico, ben realizzato sotto il profilo tecnico e soprattutto recitato molto bene da tutto il cast (molto ben caratterizzati i due "scagnozzi" della De Mon, molto simili agli originali animati ma meno goffi e macchiettistici, interpretati da attori di livello come Joel Fry, visto in Yesterday di Danny Boyle, e Paul Walter Hauser, splendido protagonista di Richard Jewell di Clint Eastwood) ed in specie dalle due protagoniste. Musicale quanto basta senza diventare (fortunatamente) un musical, il film si aggiudica sin d'ora la nomination agli Oscar per i costumi che sono senz'altro l'elemento che spicca. Purtroppo la pellicola, a mio avviso, non si eleva oltre nella valutazione per via della lunghezza eccessiva di cui sopra (100 minuti dovevano essere il massimo consentito), inoltre vi sono scene davvero eccessive nel tamarrismo ed alcune sequenze in CGI stonano con la bontà complessiva degli effetti speciali, basti pensare al finale sulla scogliera. Vincente comunque la scelta di Craig Gillespie (quello del riuscitissimo Tonya), autore di una regia elegante e ritmata che sfrutta al meglio l'ambientazione variegata ed atipica. Gradevole la colonna sonora per un film riuscito, anche se certamente derivativo. Nel complesso non male comunque. Voto: 6+

mercoledì 17 marzo 2021

Richard Jewell (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/03/2021 Qui - E' curioso come il buon Clint Eastwood, dopo una carriera di attore quasi sempre in ruoli vincenti, abbia scelto, nella sua non lunga ma prolifica "seconda vita" di regista, di dedicarsi a protagonisti sostanzialmente perdenti o quantomeno ai margini, dalla ragazza pugile con un passato (e soprattutto un futuro) difficile, all'ultimo bianco rimasto a vivere in un quartiere di ispanici ed asiatici, fino al florovivaista fallito che si ricicla come corriere di droga ottuagenario (per citarne solo alcuni). Anche in questo valido film riesce con capacità e verosimiglianza a raccontarci le vicende di un pingue bonaccione che, amante della polizia ed ex vice-sceriffo declassato a guardia privata, sventa un attentato durante le olimpiadi di Atlanta '96 salvo poi essere accusato, in maniera quanto meno superficiale, di esserne l'artefice. L'ottimo protagonista (Paul Walter Hauser, già apprezzato in Tonya, dove paradossalmente era ugualmente "impacciato", è perfettamente calato nel ruolo, notevole anche la somiglianza fisica) vive così una sorta di vicenda kafkiana dove tutto sembra remare contro di lui, aumentandone l'angoscia per non riuscire a dimostrare la propria innocenza. Solo l'aiuto di un avvocato determinato (un Sam Rockwell pazzesco che non sbaglia un colpo) e la pochezza delle prove raccolte riporteranno indietro le lancette dell'orologio a quando era stato acclamato come un eroe per aver salvato numerose vite umane. Ispirato ad una vicenda vera, il film si svolge su due piani narrativi ben distinti, quello delle rocambolesche traversie del buon Richard (e della brava Kathy Bates nella parte della madre) e quello dei tentativi di scoop della giornalista in cerca di carriera (Olivia Wilde), una delle cause del precipitare degli eventi, in grado di sconvolgere l'esistenza anche del più mite cittadino. Un buon film d'impatto visivo ed emozionale, recitato ottimamente da tutto il cast e supportato da una regia nitida, sicura e consolidata che nella mani del regista texano diventa un'esperienza indimenticabile. Tuttavia anche se ottimamente girato ed interpretato dai protagonisti, manca forse un po' di quel misto di cattiveria e poesia di altri film di Clint Eastwood, tutto è fin troppo didascalico e prevedibile, ma al di là di ciò, e come se ce ne fosse il bisogno di dirlo, egli sforna il suo ennesimo grande film su una triste storia americana, sulla falsa riga del suo Sully, la cui morale comune è che gli eroi, oggi, non piacciono a nessuno, a differenza dei colpevoli ad ogni costo. Un po' prolisso ma vedibile senza affanni. Voto: 7