martedì 2 ottobre 2018

Il mio amico Nanuk (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 04/10/2015 Qui - "Questa è la storia di una grande amicizia", esordisce la voce fuori campo di Luke, ed è vero: Il mio amico Nanuk, film del 2014 diretto da Roger Spottiswoode e Brando Quilici, è innanzitutto il tenero resoconto minuto per minuto dello straordinario rapporto di affetto e complicità che si crea fra il ragazzo e l'orsetto. Il giovane Luke vive nella regione artica in cui nascono gli orsi polari, il padre è morto annegato fra i ghiacci e la madre, che è una ricercatrice, cerca di proteggere lui e la sorella Abby da ogni pericolo. Un giorno un'orsa bianca si avvicina all'abitato della città di Devon e le forze dell'ordine, dopo averla narcotizzata, la trasportano presso il lontano Cape Resolute, peccato che l'orsa avesse con sé un cucciolo, che viene ritrovato a Devon proprio da Luke. Da quel momento il ragazzo farà il possibile per ricongiungere il piccolo, che ribattezzerà con il nome Nanuk (in lingua inuit significa "orso vagabondo"), con la sua mamma. Vediamo quindi Luke e Nanuk giocare, rotolarsi insieme, scambiarsi il cibo, e più volte è l'orsetto a venire in soccorso del ragazzo, non viceversa. La storia di Luke e Nanuk è raccontata in modo semplice, a portata di bambino, anche se le situazioni di pericolo in cui il ragazzo si ritrova (spesso per propria imprudenza) sono piuttosto ansiogene. Questo spettacolare ed entusiasmante viaggio ci fa conoscere un mondo meraviglioso popolato da una nutrita fauna polare e una popolazione, quella eschimese, saggia e gentile. Il film, nato da un soggetto di Brando Quilici (ha pubblicato un romanzo omonimo, è anche il regista delle meravigliose sequenze artiche del film, roba da National Geographic, per capirci) è anche altro: una parabola su come i giovani maschi, soprattutto se privi di una figura paterna, devono avventurarsi nel mondo uscendo da sotto l'ala protettiva delle madri, e di come le madri devono imparare a fidarsi dello spirito di avventura dei propri figli. Questo messaggio non va a scapito dell'importanza dell'educazione materna: infatti Luke cerca di riportare Nanuk alla sua mamma perché sa che sarà lei, per i primi due anni e mezzo, ad insegnarli tutto quello che gli servirà per sopravvivere. La guida Muktuk, che vive in simbiosi con la natura e con gli indigeni (che gli hanno regalato il suo soprannome) accompagna da lontano Luke nel suo percorso di crescita.
Il mio amico Nanuk è una favola ecologista che mostra amore e rispetto per la natura e incoraggia gli uomini, grandi e piccoli, a non avere paura, e a non arrendersi mai. Quando si raccontano storie diverse e avvincenti, e i film non si fanno solo per fare cassa, il giudizio non può che essere positivo, già gli scenari fantastici di questo film, valgono la sufficienza. Gli attori recitano bene e nel finale, per chi è particolarmente sensibile, può scapparci qualche lacrima. La neve, il ghiaccio come simbolo di una realtà lontana dalla nostra, dove i rifornimenti, i viveri, arrivano raramente e bisogna imparare ad amministrare le proprie scorte. La natura è la vera protagonista, una natura severa ma che protegge coloro che la rispettano. Un insegnamento per tutti coloro che nel mondo occidentale, la devastano. Anche se il film è scontato e prevedibile, c'è qualcosa di unico in questa storia, anche se non è la prima volta in questo genere, altri film hanno approfondito il rapporto umano con la natura, quasi spesso bambini che sono sempre e comunque prodighi ad aiutare gli animali in difficoltà e sensibili a certe tematiche, cominciando da Flipper a La tela di Carlotta, e finendo dai stupendi Belle & SebastienWinter il delfino e tanti altri bellissimi film sull'amicizia tra animali e umani. In questo film il cucciolo d'orso è un tenerone, quasi tutti vedendolo ne vorrebbero uno, tanto è a suo agio, va però ricordato che sono animali a rischio d'estinzione, purtroppo come nella realtà nel film sono cacciati e in una scena ci sono i contrabbandieri con il (secondo solo loro) trofeo appena conquistato, e che devono essere liberi. I proprietari naturali dell'artico sono gli orsi, insieme a tanti maestosi animali, l'essere umano deve adeguarsi e viverci insieme, cercando di non entrare in conflitto con la natura, abbiamo tanto spazio sulla terra, perché dare fastidio...questi film devono avere la forza di scuotere le coscienze e questo lo fa, almeno personalmente. Voto: 7

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