Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 03/11/2015 Qui - Estate 2011. È "il giorno più caldo dell'estate più calda degli ultimi 150 anni dell'Italia unita". Un gruppo di attivisti della sezione del Pd di via Orvieto, nel quartiere San Giovanni a Roma, vuole contribuire alla raccolta di dieci milioni di firme per far dimettere Silvio Berlusconi, e piazza il suo banchetto accanto al banco del pesce del mercato rionale. Quando la radio del quartiere dà la notizia che l'amministrazione locale vuole chiudere il mercato, i commercianti si rivolgono alla sezione perché appoggi la loro protesta. Ma arrivare ad una sinergia non è semplice: servono le consultazioni, il voto, il benestare del partito. La tensione monta, e tutti litigano per difendere i propri interessi e i propri punti di vista. Chi la spunterà, alla fine della giornata? Arance e martello segna il debutto cinematografico di Diego Bianchi, alias Zoro, dopo il successo come autore e conduttore della trasmissione televisiva Gazebo e l'attività di giornalista e blogger. L'idea è quella di creare una storia sulla traccia del Fa la cosa giusta di Spike Lee per raccontare la complessa convivenza di varie etnie, età, interessi e ideologie in un microcosmo urbano nell'epoca presente. Ed è una buona idea, con grande potenziale comico e di racconto dell'Italia di oggi.
La politica è un argomento che non mi è mai piaciuto, inutile parlare e parlare, bisogna agire e basta, non vivo in città e forse certi 'problemi' sono sconosciuti ma effettivamente ci sono troppi stranieri, l'effetto della globalizzazione crea sempre problemi. In questo viaggio nella romanità, la parola chiave è "Daje" (che sprona le persone a reagire in generale) che spinge a riflettere e a non mollare mai di fronte ai problemi, tanti sono gli spunti, un partito che si aggrappa ai tempi che fu che cerca di mandare un politico che nessuno sopporta (?) e chi l'ha votato allora? e la diversità etnica che crea scompiglio, con un comune che non sa come gestire nemmeno un mercato. Il film che è quasi un documentario è un viaggio surreale in una realtà piena di contraddizioni culturali, in una società allo sbando senza una guida seria. Da sottolineare la presenza femminile con due ragazze 'de Roma' (tra cui la seducente Ilaria Spada). Infine un plauso agli attori e al regista che compie uno sforzo per far sembrare credibile il suo racconto, riuscendoci in parte, anche a far ridere. Voto: 6
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