Ava infatti provoca volontariamente dei blackout elettrici per parlare liberamente con lui senza il controllo del suo creatore, lasciando trapelare il suo desiderio di scappare dal crudele creatore che la tiene segregata e vivere con lui, del quale sembra essersi innamorata. A rendere tutto più ambiguo ci pensano le frequenti ubriacature di Nathan (un seppur bravissimo Oscar Isaacs), durante una delle quali Caleb (interpretato da un altrettanto bravo Domnhall Gleeson) riesce ad accedere alle sue stanze private dove trova i corpi di altri umanoidi e scopre che anche Kyoko, domestica di Nathan, non è umana. Caleb inizia a nutrire odio nei confronti del biohacker e decide di aiutare Ava a scappare, riprogrammando il sistema della residenza in modo da sbloccare tutte le porte. Viene tessa quindi una rete di bugie e menzogne in cui è impossibile capire chi sia il buono e chi il cattivo ed in cui Caleb deve districarsi e decidere se fidarsi di uno della sua specie, ma chiaramente poco affidabile, o di una macchina che forse prova dei sentimenti per lui e che, qui, idealmente rappresenta lo stadio successivo dell'evoluzione umana. Starà solo al bravo ragazzo scegliere la strada da seguire. Dare la libertà alla bella o lasciarla alla bestia? Il ragazzo timido, impacciato e che si sente perennemente preso in giro e inadeguato all'immane compito al quale è destinato, non riesce a capire se Ava è davvero una A.I. o se solo simula di esserlo. Il 'titolare', un odioso geniale alcolizzato maniaco, impersonato da Oscar Isaac (che impersona molto bene un uomo con evidenti megalomanie) è in realtà profondamente insicuro e impaurito dalla sua stessa creazione, Ava, che per tutto il film resta nascosta e ambigua suscitando un perenne senso di disagio perché non se ne capiscono le reali intenzioni. Ed è proprio sul dubbio che si basa l'intero film.
Alla fine però vediamo la vittoria delle macchine sull'uomo, un uomo che non è in grado di controllare ciò che egli stesso ha creato perché è giunto al punto dello sviluppo in cui la sfera bio-tecnologica si evolve più velocemente della capacità umana di comprenderla, trovandosi di fronte a quella che viene definita "singolarità tecnologica". Durante la fuga le due umanoidi uccidono il loro creatore. Kyoko rimane anch'essa "uccisa", mentre Ava, ricopertasi di falsa pelle recuperata dalle precedenti umanoidi e vestitasi, scappa sull'elicottero che avrebbe dovuto riaccompagnare Caleb a casa, mentre quest'ultimo rimane prigioniero per sempre nella residenza. Il prodotto finale non è per nulla disprezzabile, nonostante parecchie pecche dello stesso, soprattutto nei momenti che dovrebbero essere clou e in alcune sequenze decisamente troppo verbose ed auto-compiaciute. A causa di certe scene, il film è stato vietato, negli Stati Uniti d'America, ai minori di 17 anni non accompagnati per la presenza di nudità, riferimenti sessuali, linguaggio scurrile e violenza. Ma tant'è che a questo punto, alla fine del film, si sollevano molti dibattici etici, sociali e filosofici sui quali il regista vuole farci riflettere, che riguardano il rapporto fra intelligenza artificiale e la mente umana che l'ha creata. Fino a che punto è lecito andare oltre? Siamo in grado di creare qualcosa in grado di percepire emozioni? E' possibile che il confine uomo-macchina si assottigli fino a scomparire?
Prendendo spunto dalle parole di Nathan, l'uomo è anch'esso una macchina, programmata non da software, ma dalla cultura e dalla tradizione, ecco che il confine tra Ava e Caleb svanisce, è Ava che mette alla prova Caleb. Nathan è il creatore maligno che ha confinato Ava nella sua stanza insegnandole ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Ava è l'uomo: un uomo che vuole essere sommamente libero sconfinando dal proprio Universo e ribellandosi alle regole che il creatore gli ha imposto. La curiosità di Ava di scoprire cosa ci fosse fuori non è altro che la curiosità umana che ci spinge a chiederci cosa ci sia oltre quello che conosciamo. Ava chiede a Caleb, che funge da interlocutore con Nathan (il "Creatore"), quale sia il suo destino così come noi ci interroghiamo sul nostro. Chi siamo, ma soprattutto cosa c'è dopo. Ava nell'atto finale pugnala Nathan, guadagnando quella libertà che ha sempre sognato. E' la metafora dell'uomo contemporaneo che uccide "Dio" e diventa sommamente libero, perché consapevole che Dio è una proiezione mentale che rappresenta l'aspirazione di ogni uomo, ma anche un insieme di regole etiche e morali oltre le quali l'uomo non si può spingere. Uccidendo Dio si acquisisce libertà da una parte, ma si perde l'etica. Anche con questa rilettura, rimane una grande domanda aperta: adesso che l'uomo è sommamente libero, qual è il destino del mondo? Senza etica, è possibile un futuro? La letteratura e da qualche decennio il cinema si sono spesso cimentati su questo tema e i risultati sono stati quasi sempre deludenti, soprattutto perché, in maniera puerile è in genere uno "scienziato pazzo" a creare un robot di forma umanoide o addirittura umana, replicando in maniera elementare con risvolti spesso comici l'atto della creazione biblica. Il canovaccio e' sempre quello: l'umanoide prima o poi acquista un barlume di intelligenza e coscienza e si ribella al suo creatore, anelando egli stesso alla libertà. E' quello che ogni giorno avviene nei rapporti sociali tra ricchi e poveri, schiavi e padroni, giovani e vecchi, belli e brutti. Basta uscire per strada per accorgersi di quanti potenziali "robot" incontriamo tutti i giorni. Sebbene di film che parlano di A.I. ce ne siano ormai a bizzeffe, come argomento, resta e resterà ancora a lungo dibattuto e spunto per più o meno profonde riflessioni circa la natura umana e sulla sua potenzialmente infinita sete di conoscenza, e questo lavoro ne è una prova. Comunque, vista la difficoltà del tema, dubito che in molti avrebbero fatto di meglio. In conclusione però questo film delude. Voto: 6,5