Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/11/2015 Qui - Amore, cucina e curry è un film del 2014, una deliziosa commedia culinaria, vivace e colorata, diretta da Lasse Hallström, autore di Chocolat da cui ne prende spunto, e forse cerca di replicare il successo ottenuto, cercando su un'audience che non abbia memoria della vicenda che vedeva in azione la chocolatier Binoche oppure spera che il ripercorrere una strada un tempo battuta con successo crei un piacevole effetto déjà-vu, perché questo film ha esattamente la stessa struttura del modello di riferimento innestandovi qualche variante che però non ne modifica sostanzialmente la ripetitività. Dopo la tragica scomparsa della madre nel corso di un incendio provocato da rivalità politiche, il giovane (Manish Dayal) Hassan (con la sua famiglia) si trasferisce dall'India all'Europa alla ricerca di una vita migliore. Dopo un periodo di tempo trascorso a Londra la meta definitiva diviene un piccolo paese nel sud della Francia, in cui il padre vede la possibilità di concretizzare un futuro di prosperità proseguendo l'attività di ristoratori, utilizzando le loro tradizioni culinarie.
Il giovane Hassan si dimostra uno chef provetto, ma il ristorante di famiglia si ritrova a fare concorrenza ad un ristorante stellato Michelin che si trova esattamente di fronte, di proprietà di Madame Mallory (una straordinaria Helen Mirren), chef di fama internazionale che diviene ostile. Inizia così una "guerra" culinaria e culturale tra due diverse realtà. I tentativi di cacciare gli indiani si moltiplicano ma con il tempo inizia una forte amicizia e Madame Mallory guiderà Hassan (che è diventato uno chef raffinato, anche grazie ad una ragazza, Charlotte Le Bon, che lavora tra i 'nemici' con cui immancabile nasce una storia d'amore) verso i segreti della cucina francese, avendo modo di dimostrare quanto vale. Padre attento quanto testardo e legato al proprio passato e alle tradizioni culinarie indiane, il personaggio interpretato da Om Puri costituisce l'anima comica del film, che ben incarna il proprio ruolo di emigrante ed onesto lavoratore. Il film è pieno di luoghi comuni, tutto sembra troppo patinato, gli attori non sempre sono il massimo, i paesaggi sono troppo da cartolina, i sentimenti sempre eccessivi, il finale scontato eppure alla fine del film si esce contenti, soddisfatti e divertiti. Sembra un film degli anni cinquanta ma a colori ed a me è piaciuto molto, ogni tanto la banalità del bene fa bene al cuore. La magia del cinema sta tutta in questa contraddizione. Il finale a lieto fine anche se troppo smielato, non può non confermare che in fondo anche la cucina ci rappresenta e gli odori sono la nostra storia, la nostra memoria. Voto: 6+