venerdì 5 ottobre 2018

Lo Hobbit: La battaglia delle cinque armate (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 09/10/2015 Qui - Lo Hobbit: La battaglia delle cinque armate, film fantasy del 2014 diretto da Peter Jackson e scritto dallo stesso regista con Fran Walsh, Philippa Boyens e Guillermo del Toro è basato sulla parte finale del romanzo Lo Hobbit e dalle Appendici de Il Signore degli Anelli di J. R. R. Tolkien, il terzo e conclusivo capitolo della trilogia de Lo Hobbit che funge da prequel alla trilogia de Il Signore degli Anelli. È stato preceduto da Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato (2012) e Lo Hobbit - La desolazione di Smaug (2013). Il film ha ottenuto una nomination agli Oscar 2015. E' l'unico dei sei film dell'Anello a non cominciare con un flashback, è una delle trovate di adattamento più efficaci del film, gli dona da subito un ritmo sincopato e conferma la forte unità narrativa che questa serie di tre film vuole avere. Il drago Smaug infuriato per il tentativo del nano Thorin Scudodiquercia e della sua compagnia di abbatterlo, vola fuori dal regno di Erebor e attacca Pontelagolungo dandola a fuoco. Mentre i nani, inermi, guardano la scena dalla montagna, in un delirio di fughe disperate solo Bard decide di combattere il drago riuscendo in extremis a penetrare l'unico punto scoperto della sua dura scorza con una sola grande freccia. Sconfitta la creatura si apre uno scenario ancora più truce: la montagna è libera e il tesoro dei nani incustodito, la notizia si sparge in fretta e, vista la bramosia di Thorin nel tenere l'oro per sè, alle porte si prepara un conflitto tra l'esercito degli elfi e degli uomini (desiderosi di vedere rispettata la promessa fattagli dal nano ora "re sotto la montagna"), quello dei nani accorsi a difendere il loro simile e il grande nemico di Thorin, desideroso d'oro e vendetta. In mezzo a tutto ciò Bilbo ha rubato la bramata Arkengemma e deve decidere che farne. Un pericolo più grande però li aspetta, l'oscuro Sauron ha inviato un orda di Orchi spietati a conquistare Erebor, Elfi, umani e nani dovranno combattere insieme se vorranno avere una speranza, anche Thorin dopo aver capito in cosa l'oro lo stava trasformando scende in campo ad aiutare, un'epica battaglia è alle porte. Il film, pur basandosi sull'opera di Tolkien, in realtà si prende come ogni adattamento alcune licenze, mantenendo comunque lo spirito narrativo del libro. Le differenze con il libro, soprattutto nella seconda parte del film (in particolar modo riguardo la battaglia e le narrazioni affini, con i non secondari ruoli ricoperti da Tauriel e Legolas), rendono il terzo capitolo della trilogia quello più liberamente interpretato (e implementato) in sede cinematografica.
La battaglia delle cinque armate è molto fedele al suo titolo e preferisce l'estesa e spesso noiosa rappresentazione dei conflitti tra diversi eserciti ai molti altri spunti che il libro originale offriva. Nella volontà di creare più di un ponte narrativo con Il signore degli anelli questo film finale di Lo Hobbit introduce personaggi e tematiche, anticipa eventi e prepara alla grandezza degli scontri in un lungo ripetersi di nomi (sia di luoghi che di persone) e luccicar di sguardi. Nel chiudere il viaggio di Bilbo Baggins Peter Jackson sceglie la grande epica, ne allarga il respiro e vi inserisce molte invenzioni (più che in qualsiasi altro film), all'insegna di una serie di conflitti titanici tra eterni nemici e grandi poteri, di storie d'amore molto convenzionali e sentimenti sbandierati e finisce con le più tipiche dichiarazioni d'amore smielate, domande retoriche e svelamenti banali. Rimane così schiacciato uno dei temi più presenti nell'opera tolkeniana che l'adattamento filmico di Il signore degli anelli rispettava molto, l'idea che le cose più piccole, gli elementi più trascurabili e le persone meno in vista possano essere le più importanti, che la storia la facciano più gli anelli di semplice fattura, cui nessuno dà importanza, o i piccoli uomini di cui tutti si prendono gioco che i grandi condottieri. Le analogie con il Signore degli anelli sono tante, queste alcune: quando bandisce Sauron da Dol Guldur, Galadriel assume delle sembianze molto simili a quelle de La Compagnia dell'Anello, assunte quando Frodo le offre l'Anello; L'armatura che Elrond indossa a Dol Guldur è la stessa che porta nella battaglia di Dagorlad, e la sua spada è la stessa che sua figlia Arwen brandisce quando salva Frodo dai Nazgul; Sia l'avventura di Frodo che quella di Bilbo durano tredici mesi esatti (dalla partenza dalla Contea fino al ritorno ad essa); Alla fine del film, Thranduil consiglia a Legolas di andare al nord per conoscere e aiutare un giovane ramingo, chiamato Grampasso. Si tratta, ovviamente, di Aragorn, con cui Legolas stringerà una forte amicizia nel Signore degli Anelli.
Si chiude così il magico mondo creato dal nulla da Tolkien, uno scrittore mite e acculturato, era infatti un professore di letteratura e che mai si sarebbe aspettato tutto questo successo. Grazie al cinema il suo mondo è venuto alla luce ricordando comunque che la prima trasposizione cinematografica dei libri di Tolkien avvenne nel 1977 nel film d'animazione The Hobbit (inedito in Italia) seguito l'anno dopo da Il Signore degli Anelli che segue le vicende del primo romanzo, La Compagnia dell'Anello, e della metà del secondo, Le due torri, poiché in origine il film doveva essere la prima parte di un'opera divisa in due pellicole, nonostante l'idea, il film non fu concluso, dal momento che non ottenne il successo sperato e la casa di produzione si rifiutò di finanziare il sequel: pertanto la pellicola s'interrompe dopo la battaglia al Fosso di Helm. Io non ho letto nessun libro, quindi non so di preciso se era meglio il libro o questi tre film, sta di fatto che secondo me questa prequel-trilogia della saga non ha sortito gli effetti sperati, non un grande successo e menomale che prima hanno fatto la sequel-trilogia che io ho adorato e che resta tra le migliori saghe di tutti i tempi. La storia è diversa, ma in quest'ultimo le scene avvengono in pochissime location, la battaglia dura anche troppo e gli effetti speciali non sembrano di altissimo livello come nei precedenti. Nonostante questo, è un film spettacolare, la scena migliore è quando il drago da fuoco alla città, ma in tutto il film ci sono tanti buoni spunti ma il prevedibile finale, che sembra un po troppo scontato, non aiuta. Voto: 6,5

Nessun commento:

Posta un commento