lunedì 8 ottobre 2018

Un ragazzo d'oro (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/10/2015 Qui - Davide Bias scrive racconti brevi e conta i passi che lo separano dall'alienazione. Uno stato di disagio persistente che reprime con gli psicofarmaci e gestisce con una fidanzata confusa e un lavoro da creativo in un'agenzia pubblicitaria. Figlio di Achille Bias, uno sceneggiatore di B movie, Davide non riesce a doppiare suo padre, che muore all'improvviso in un incidente automobilistico. L'avvocato dell'assicurazione, chiamato a indagare sulla dinamica della sciagura, è convinto che si tratti di suicidio. La dichiarazione getta nello sconforto Davide (Riccardo Scamarcio) che adesso vuole capire chi sia l'uomo che ha passato la vita ad odiare, tenterà di fare pubblicare il romanzo autobiografico lasciato incompiuto, nel quale l'uomo racconta il mondo cinematografico e culturale romano che l'ha rifiutato. Al romanzo, però, manca il finale e il figlio decide di trovarne uno affinché possa proporlo ad un editore. Partito per Roma, il giovane finirà per trascurare la fidanzata (Cristiana Capotondi) e per perdere la testa per un'ex attrice reinventatasi editrice (Sharon Stone). La ricerca senza freni e farmaci lo porterà alla verità e al tracollo emotivo. Non è facile riconoscere i doni lasciati in eredità dai padri, trasformare in patrimonio la loro acqua di colonia, Pupi Avati realizza l'ennesimo e nostalgico scavo nel passato, quello di Un ragazzo d'oro che attraverso la contemplazione di suo padre approda alla scoperta di se stesso. Un ragazzo d'oro intreccia la riflessione sull'eclissi della paternità nel mondo contemporaneo e la denuncia delle patologie prodotte dalla società dello spettacolo. Il film è di una noia mortale e di una lentezza sonnacchiosa (non basta la Stone), accentuata da uno Scamarcio mai così monocorde ed in certi passaggi anche incomprensibile tanto si parla dentro. Il finale è brutto, ti fa pensare che forse non avrei perso niente a non vederlo. Voto: 5,5

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