Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 25/06/2018 Qui - L'amicizia è il dono più prezioso di cui un individuo può disporre, ovviamente se sincera, profonda e reciproca ed è quello che il film Truman: Un vero Amico è per Sempre sostiene e rappresenta. Il film infatti ci racconta di due amici di vecchia data che a seguito della malattia di uno si rincontrano a distanza di anni a Madrid e che insieme trascorreranno quattro giorni intensi (insieme all'inseparabile amico a quattro zampe del futuro "deceduto"), in cui e attraverso i toni lievi ed ironici della commedia, dimostreranno come l'amicizia sia più forte di ogni cosa. Difatti, la delicatezza con cui il regista catalano Cesc Gay racconta questa semplice e silenziosa storia di amicizia adulta, matura e involata verso l'ultimo saluto, è il segreto di questa pellicola, pellicola del 2015 che ha giustamente trionfato ai Goya 2016 premiando Javier Cámara e Ricardo Darín come attori, Cesc Gay alla regia e alla sceneggiatura e ovviamente il miglior film. Certo, la trama avrebbe potuto facilmente scivolare nel "patetico", nel pietismo o nel mieloso eccessivi o, almeno, in un qualcosa di "già detto" e dunque di fortemente scontato, giacché inserire un cane e un malato terminale nello stesso film assicura fazzoletti e un'abbondante dose strappalacrime a chiunque si accinga o sia ben propenso alla visione di una pellicola drammatica, invece il regista, grazie anche ad una sceneggiatura che non cede mai il passo al sentimentalismo, alla retorica, ai dialoghi monotonamente rituali che si ripetono gli amici cosiddetti per la pelle e che anzi perfino nei momenti più drammatici della narrazione è scritta con dialoghi pungenti, sferzanti, fatti di sfottò e battute al veleno, ma pronunciati con affettuoso stimolo dell'uno verso l'altro, riesce mirabilmente ed inaspettatamente a presentare una storia quanto mai vera, profonda e per nulla stucchevole: un inno all'amicizia che mai si consuma negli anni ma che, anzi, soprattutto nei momenti più critici, si consolida confermando la sincerità dei sentimenti.
Non a caso il film, che conferma come il cinema spagnolo (sempre più distribuito in Italia dopo anni di inutili e incomprensibili embarghi) stia diventato agli occhi di tutti, un cinema imprescindibile del panorama europeo, è un film girato con grande maestria e nella sua naturalezza non si avverte alcuna artificiosità. Un film che fortunatamente non sviluppa pigiando eccessivamente sull'acceleratore il discorso che riguarda l'eutanasia, anche perché il perno principale rimane il forte rapporto tra i due amici e i quattro fatidici giorni da godere senza problemi (in cui Tomàs dovrà aiutare Julian a fare i conti col suo passato, con un figlio universitario stabilitosi ad Amsterdam, con un cane, il Truman del titolo, da capire a chi lasciare, dall'urna in cui vorrebbe farsi cremare ed altre questioni lavorative di non poco conto col teatro, sua vocazione appunto, da lasciare), senza porre limiti di spesa. Un film per questo struggente e ironicamente divertente, anche se ci si commuove appena il giusto, anche meno, e si sorride solo in diversi momenti, ma anche malinconico e bello, proprio perché rappresentando in maniera lucida e precisa e quanto mai realistica il dolore unanime e l'atmosfera malinconica sempre più crescente, esso lascia nello spettatore un senso di naturale e melanconico sentimento misto alla dolcezza. Giacché il film, non eccedendo in alcuna scena ma procedendo per minuzie lungo i binari di un'amicizia silenziosa (forse la migliore perché i veri amici non hanno bisogno di parlarsi a lungo, si intendono con un semplice cenno) e intima, grazie ad una armonica colonna sonora, e nonostante la sua lunghezza (ben 118 minuti) e nonostante alcune superflue scene (come l'inutile intermezzo sessuale con protagonista Dolores Fonzi), riesce nell'intento di rendere un film dalla lacrima facile ma mai scontata e banale, in un film (intelligente e scevro dal pietismo) che commuove e fa riflettere sul valore dell'amicizia e dell'importanza di condividere la propria vita con persone che amiamo. Vi è anche da aggiungere che maggiormente il valore del film è dovuto ai due attori protagonisti Ricardo Darin e Javier Camara che impersonano i propri personaggi in un momento molto critico della loro esistenza e la cui collaborazione artistica rivela la loro perfetta sintonia e complicità, confermandosi entrambi gli ottimi interpreti che sono. Perché anche se Truman in verità è forse un film semplice e non indimenticabile (che certamente non si eleva più di tanto), è indubbiamente un film bello, interessante, emozionante e da vedere. Voto: 6,5
Non a caso il film, che conferma come il cinema spagnolo (sempre più distribuito in Italia dopo anni di inutili e incomprensibili embarghi) stia diventato agli occhi di tutti, un cinema imprescindibile del panorama europeo, è un film girato con grande maestria e nella sua naturalezza non si avverte alcuna artificiosità. Un film che fortunatamente non sviluppa pigiando eccessivamente sull'acceleratore il discorso che riguarda l'eutanasia, anche perché il perno principale rimane il forte rapporto tra i due amici e i quattro fatidici giorni da godere senza problemi (in cui Tomàs dovrà aiutare Julian a fare i conti col suo passato, con un figlio universitario stabilitosi ad Amsterdam, con un cane, il Truman del titolo, da capire a chi lasciare, dall'urna in cui vorrebbe farsi cremare ed altre questioni lavorative di non poco conto col teatro, sua vocazione appunto, da lasciare), senza porre limiti di spesa. Un film per questo struggente e ironicamente divertente, anche se ci si commuove appena il giusto, anche meno, e si sorride solo in diversi momenti, ma anche malinconico e bello, proprio perché rappresentando in maniera lucida e precisa e quanto mai realistica il dolore unanime e l'atmosfera malinconica sempre più crescente, esso lascia nello spettatore un senso di naturale e melanconico sentimento misto alla dolcezza. Giacché il film, non eccedendo in alcuna scena ma procedendo per minuzie lungo i binari di un'amicizia silenziosa (forse la migliore perché i veri amici non hanno bisogno di parlarsi a lungo, si intendono con un semplice cenno) e intima, grazie ad una armonica colonna sonora, e nonostante la sua lunghezza (ben 118 minuti) e nonostante alcune superflue scene (come l'inutile intermezzo sessuale con protagonista Dolores Fonzi), riesce nell'intento di rendere un film dalla lacrima facile ma mai scontata e banale, in un film (intelligente e scevro dal pietismo) che commuove e fa riflettere sul valore dell'amicizia e dell'importanza di condividere la propria vita con persone che amiamo. Vi è anche da aggiungere che maggiormente il valore del film è dovuto ai due attori protagonisti Ricardo Darin e Javier Camara che impersonano i propri personaggi in un momento molto critico della loro esistenza e la cui collaborazione artistica rivela la loro perfetta sintonia e complicità, confermandosi entrambi gli ottimi interpreti che sono. Perché anche se Truman in verità è forse un film semplice e non indimenticabile (che certamente non si eleva più di tanto), è indubbiamente un film bello, interessante, emozionante e da vedere. Voto: 6,5