mercoledì 29 maggio 2019

Power Rangers (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 02/07/2018 Qui - Ci tengo fin da subito a precisare che faccio parte di quella categoria di persone che da bambino era leggermente fissato con i Power Rangers essendo io un 1985, la primissima serie dedicata a loro, quella che è durata dal 1993 al 1995, quelle nuove uscite successivamente non le ho mai viste se non a sprazzi, ormai ero un po' troppo grandicello. Dunque è questa un'altra semplice e misera operazione nostalgia? Sì, ma non del tutto, non solo perché chi non ha mai sentito parlare di questi supereroi grazie a questo film li amerà, soprattutto grazie ai ragazzi protagonisti, simpatici e stravaganti, interpretati da attori poco conosciuti ma decisamente funzionali, ma perché chi appunto li ha visti, sarà forse rimasto come me piacevolmente sorpreso da un riadattamento "reboot" davvero piacevole nel contenuto e nella forma. Perché certo, ci si aspettava in tal senso una pellicola trash (non dimentichiamoci com'era la serie tv), e invece no, non del tutto almeno. Perché questo Power Rangers, film del 2017 diretto da Dean Israelite, si rivela essere un film fedele al materiale originale (mantenendone tuttavia lo spirito trash e volutamente sopra le righe) ma riuscendo comunque nell'impresa di essere più profondo del previsto, prendendosi il più possibile sul serio, pur lasciando spazio ad una velata ironia che è tipica di certe produzioni. Il film del regista sudafricano infatti, restando fedele al suo target di riferimento e a quello contemporaneo, offre una rilettura onesta e godibile della celebre serie tv, con l'occhio rivolto all'adolescenza. Egli difatti confeziona un film perfetto per i teenager ricco di effetti speciali, riflessioni sull'adolescenza e qualche momento horror. Via quindi quelle atmosfere fantastiche e cartoonesche che caratterizzavano il serial (la vena scanzonata a cui eravamo abituati non c'è più), per far posto ad un approccio più concreto e realistico che il cinema di oggi, e di un certo tipo, predilige. Un approccio, nonostante la trama ricalchi grossomodo le orme della serie tv, completamente nuovo.
Il regista Dean Israelite infatti, già dietro all'interessante e bel film fantascientifico Project Almanac: Benvenuti a ieri, torna a dirigere dei teenager in quello che è un approccio del tutto innovativo (e abbastanza riuscito) al franchise dei Power Rangers. Nelle varie serie tv i protagonisti erano difatti normali ragazzi, a volte problematici, ma più che altro bravi, in grado di trasformarsi in guerrieri avvolti da un costume grazie a un dispositivo. Grazie alla tuta i Ranger inoltre possedevano anche abilità, forza e resistenza sovra-umane oltre a una grande capacità nei combattimenti corpo a corpo. Per modernizzare il franchise il regista invece prende spunto dalle eccezionalità per mettere in piedi un team di supereroi a metà tra i Fantastici 4 e Misfits (e un pizzico di Chronicles). Jason, Kimberly, Billy, Trini e Zack sono infatti tutti ragazzi problematici e disagiati che finiscono in un corso di recupero nella cittadina di Angel Grove. Per una fortuita coincidenza si ritrovano tutti alla cava dell'oro dove fanno una incredibile scoperta: trovano cinque monete colorate che brillano come pietre preziose e se ne impossessano. Questi amuleti hanno la capacità di dare ai ragazzi dei superpoteri. Diventano incredibilmente agili e forti, capaci di cose impensabili prima. Ora però dovranno mettere queste capacità al servizio di Zordon, ex Power Ranger rosso, sconfitto dalla perfida Rita Repulsa per salvare le pietre, e ora assorbito come entità dalla sua astronave. I ragazzi hanno poco tempo per imparare le tecniche di combattimento e a trasformarsi nelle loro tute colorate prima che Rita, tornata in vita grazie al potere dell'oro, distrugga la loro città e il loro mondo. Insomma, nulla di nuovo ma qualcosa di già visto in verità quindi, anche perché il film comincia come Breakfast Club, prosegue sulle tracce di Spider-Man e poi sfocia nei territori di Pacific Rim.
Tuttavia riuscendo ad amalgamare bene registri diversi, egli riesce a narrare una piacevole storia di origini, attingendo sia al passato (il cinema per ragazzi degli anni Ottanta) sia al presente (i cinecomic e le rielaborazioni occidentali degli anime) per mettere in scena un racconto formativo dove il riconoscimento dell'identità individuale trova forza nel gruppo. Non a caso i 5 Rangers a differenze del telefilm dove la trasformazione avveniva istantaneamente (e senza fatica), qui i protagonisti (ben caratterizzati ed umani) devono imparare a collaborare e a conoscersi prima di diventare i Power Rangers. Essi infatti scopriranno che la chiave di tutto sta nella comprensione, nell'amore per il prossimo e nel sapersi sacrificare per gli altri. In tal senso perciò il film dedica molto tempo alla loro crescita, non solo come Ranger ma anche come squadra, un processo che però funziona perché allestito in modo graduale, tanto che pian piano si arriva quasi ad affezionarsi a questi cinque reietti, sebbene alcuni sotto-testi psicologici (come nel caso di Trini) vengano solo accennati, e l'introduzione dei personaggi sia un po' confusionaria. Ecco perché il film è soprattutto perfetto per gli adolescenti e i "giovani" adulti, di certo non per i bambini. Perché non solo il linguaggio è serio e adulto (Power Rangers, per intenderci, non ha l'umorismo della Marvel ma si avvicina di più alla visione dark della DC Comics), tranne poche sporadiche battute (la più divertente è l'omaggio ai Transformers), ma anche perché seppur la seconda parte è tutta incentrata sul combattimento tra i guerrieri finalmente trasformati e l'esercito di mostri creato da Rita (e con la potenza visiva di un film action), tutta la prima parte è infarcita di atmosfere horror: cadaveri che galleggiano nell'acqua, nemici che ti assalgono all'improvviso, barboni massacrati per rubare i denti d'oro, Rita in versione zombi.
Elementi questi accattivanti, giusto mix tra presente e passato, insomma, che dà vita ad un composto che impiega molto a salire a galla, ma quando lo fa è miscelato perfettamente. Non a caso il ritmo con cui il racconto procede è piuttosto incalzante, inoltre l'action è puro, l'intrattenimento anche, infine la narrazione scorre senza intoppi per le due ore complessive, ed il combattimento finale è assolutamente quello che ci si aspettava (in senso buono), con modalità e tempi adeguati e soprattutto con la capacità di modificare il tiro quando necessario, restituendoci finalmente quelle atmosfere del passato, quella nostalgia che per brevi attimi riemerge prepotente, con un Megazord spaccone, spaccatutto e leggermente sopra le righe. Certo, dialoghi meno stucchevoli avrebbero reso un servizio migliore, mentre i salti logici della sceneggiatura destano qualche dubbio su un paio di svolte narrative, ma l'impegno nei confronti dei personaggi è indubbio, come lo sforzo di trarre un blockbuster onesto e godibile da una fonte tutt'altro che eccelsa. Gran parte del merito è di Dean Israelite, la cui regia (molto veloce e coinvolgente, nonostante i problemi nella narrazione non aiutino in ciò) è meno soporifera della media: alcune scene e il montaggio musicale degli allenamenti dimostrano infatti che il regista ha la mano piuttosto sicura, e che il passaggio dal "piccolo" Project Almanac all'azione dei Power Rangers non è stato traumatico. Egli difatti resta vicino ai personaggi, li segue con affetto e poi li celebra nella battaglia finale (che fa ritornare il clima naïf delle origini, con i suoi colori sgargianti e la distruzione infantile, ma spalleggiato da un percorso formativo ben più solido), dove i pregi tecnici del film sono evidenti.
Pregi tecnici evidenti alla luce del giorno come i perfettamente nella media effetti speciali. Altrettanto in linea ed efficiente nonché azzeccata è la colonna sonora movimentata, che nasconde una sorta di verve umoristica che fa da sottofondo a tutta la trama. Buono, funzionale ed efficace anche il cast di giovani attori (che chiaramente si vede che si sono divertiti molto nel ricoprire i rispettivi ruoli) chiamati a interpretare i Rangers, Dacre Montgomery (della seconda stagione di Stranger Things) nei panni di Jason/Red Ranger, Naomi Scott in quelli di Kimberly/Pink Ranger, Becky G in quelli di Trini Kwan/Yellow Ranger, Ludi Lin (Il regno di Wuba) in quelli di Zack Taylor/Black Ranger ed infine RJ Cyler (del bellissimo Quel fantastico peggior anno della mia vita) in quelli Billy Cranston/Blue Ranger. Proprio quest'ultimo (il migliore), che impersona un ragazzo affetto da un principio di autismo, da vita ad alcune delle scene più esilaranti di Power Rangers. Non dimenticando la presenza nel cast di Bryan Cranston, che presta soltanto il volto e la voce a Zordon, rimanendo un'entità pixelata per quasi tutto il tempo, ed Elizabeth Banks, una grandiosa e terrificante Rita Repulsa, che in un contesto complesso riesce comunque a rendere credibile la figura del villain. Certamente rimangono molti punti oscuri e ci sono alcuni buchi e banalità, oltre al mancato approfondimento dei temi presenti (molto incisivi e che potrebbero riguardare la vita di ogni uomo), non dimenticando le grosse pecche che alla fine stanno tutte nel materiale di partenza (quindi il film va comunque contestualizzato prima di essere visto), nella scarsa originalità del plot (prendete una qualsiasi storia di origini supereroistiche) e nell'eccessiva durata (20 minuti in meno avrebbero giovato).
Ma nonostante ciò Power Rangers non è un film da bocciare perché, nonostante le sue carenze (e grazie a i suoi pregi), permette al pubblico di riferimento di rivivere le emozioni di un tempo, quando ancora i Power Rangers venivano trasmessi in televisione. Poiché il film riesce indubbiamente a far tornare indietro l'orologio (molti dopotutto sentiranno la sigla della serie "Go go Power Rangers", e torneranno bambini) e a far rivivere quei ricordi legati al fenomeno che coinvolse una intera generazione. Proprio perché questo sorprendente reboot è in larga parte riuscito. Perché sì, mi aspettavo una schifezza immonda, e invece è ben diretto, ha una bella fotografia, gli effetti speciali non sono dei peggiori, e mi sono piaciute pure le musiche, e non importa della trama, poiché per quanto si renda piuttosto banale e scontata, anche quella è gestita abbastanza bene. In tal senso credo forse che possa essere più che altro apprezzato da quelli come me, che hanno avuto un trascorso importante con i Power Rangers nella fase infantile della propria vita, ma non è detto però che non possa piacere anche a quelli che non hanno avuto questa vicinanza con questi supereroi, soprattutto a questa nuova generazione di teenager (non a caso il film è su misura per loro), poiché appunto il film, che nonostante i difetti non mi è dispiaciuto, è strutturato piuttosto bene e si rende valido. Dean Israelite infatti, fa i compiti casa e strappa un voto che va oltre la sufficienza, non facendoci storcere la bocca nemmeno di fronte al finalino che preannuncia un sequel, che stando ad alcune voci ci sarà. Voto: 6,5