mercoledì 22 maggio 2019

La congiura della pietra nera (2010)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2018 Qui - Sulla scia di tanti film wuxia tipo La tigre e il dragone o Hero, ecco La congiura della pietra nera, un tipico film cappa e spada all'orientale (denominato più propriamente wu xia pian), un film cinese del 2010 diretto non da John Woo (che tuttavia ha partecipato come co-regista) ma dal quasi esordiente Su Chao-Pin. In Reign of Assassins infatti, come da titolo internazionale originale, si ritrovano molti dei temi cari alla filosofia orientale (il senso dell'onore, la necessità di trovare un equilibrio, o compromesso, tra bene e male) e al cinema di Woo (la ricerca di una nuovo essere attraverso la mutazione fisica più radicale), difatti le suggestioni messe in campo sono davvero molte. Così fedele però a questo genere (ricco di combattimenti funambolici ed estremizzati che unisce la tradizione marziale cinese a coreografie che di umano hanno ben poco), il regista, confeziona ovviamente un film perfettamente in linea con tutti i cliché cui si ispira (e di meno era difficile non immaginare), ma il problema è che non esce niente di più, niente di diverso, da altre opere simili già viste. Certamente non si può negare che la storia sia interessante e ricca di mistero e colpi di scena. C'è l'oggetto magico, l'inganno, l'equivoco, l'amore, l'odio e l'espiazione, tutti elementi che riuniti in un racconto popolare, sono il vincente spunto per una trama cinematografica. Una trama che racconta, come nei classici miti e leggende, di una salma (dotata di poteri magici e divisa in due parti) di un anziano monaco buddista esperto in arti e combattimenti che viene trafugata da una spietata assassina, membro di una banda di abili e spietati sicari detti "La pietra nera", una crisi mistica tuttavia spinge la donna a cambiare i connotati del suo volto e a incominciare una nuova vita, ci riesce, fin quando i vecchi spietati colleghi non riusciranno con tutti i mezzi a farla tornare sul campo di battaglia. Dando così inizio ad un'epica battaglia in cui il risultato non sarà poi così scontato (almeno in parte). In tal senso una pecca è la sceneggiatura scollegata e mal sviluppata, che scivola più volte in un umorismo demenziale perfettamente evitabile con cadute in frequenti cali di ritmo, soprattutto quando si scopre il motivo per cui il cattivo vuole le spoglie del morto.
Per fortuna a non mancare è quello che rende spettacolare questo genere di film, ottime scenografie, bei costumi, arti marziale leggendarie, tecniche sovrumane, effetti speciali e fantasiose armi da lotta. A tal proposito indubbiamente non si può non ammirare la fotografia e il sapiente utilizzo delle immagini e dei colori per rendere realistici degli eventi che oltrepassano la sfera del raziocinio per vagare nei più remoti angoli dell'immaginazione. D'altronde stiamo parlando di guerrieri che riescono a volteggiare nell'aria, fanno curvare il metallo delle loro spade, sopravvivono a ferite mortali, si arrampicano su corde volanti e a volte comandano gli elementi naturali, non si può insomma certo dire che sia facile riuscire a far dimenticare allo spettatore che queste cose non sono proprio "reali". In tutto ciò tuttavia ed appunto Sun Chao-Pin (nonostante una regia non proprio all'altezza in verità) utilizza al meglio gli effetti visivi e ogni altra risorsa a sua disposizione per far si che questo sia possibile. Anche l'interpretazione degli attori è impeccabile, i loro sguardi fieri e agguerriti, la padronanza del Kung Fu regala momenti emozionanti, soprattutto quando si pensa che non usano controfigure, come nel caso della splendida Michelle Yeoh (ormai avanti con gli anni ma sempre in ottima forma), le cui abilità sono "leggendarie". Ma nonostante tutto questo, il film non da quell'emozione in più, rispetto ad altre pellicole del genere, non riesce ad arrivare a ottenere un posto tra gli indimenticabili, i cult, come ci si aspetterebbe sapendo che a co-dirigere il film è quell'John Woo che ci ha regalato sequenze memorabili in pellicole come Mission Impossible II e Face Off. Ma forse è proprio quest'aspettativa a non far decollare la pellicola, che comunque, va detto, riesce a far passare 100 minuti di divertente (ed onesto) intrattenimento, senza alcuna pretesa. La congiura della pietra nera infatti, pur non presentando nulla di nuovo, pur essendo un prodotto nettamente inferiore alla media del genere, che seppur avrebbe forse meritato ben altra regia e uno svolgimento più elaborato e serio, riesce, soprattutto grazie agli attori, ad esaltare e riconfermare un genere così importante e spettacolare. Anche se dopo il mediocre True Legend, e i solo passabili capitoli del Detective Dee e il suo sequel-prequel Young Detective Dee, mi aspettavo decisamente qualcosa in più, tuttavia la sufficienza la merita. Voto: 6