sabato 6 luglio 2019

Lady Bird (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 11/03/2019 Qui - Lei si chiama Christine, ma vuole che tutti la chiamino "Lady bird". È una giovane donna all'ultimo anno delle superiori che deve decidere cosa fare della propria vita e a cui stanno strette le regole della società in cui vive e della famiglia. Questa in sintesi la trama di Lady bird, film del 2017 scritto e diretto da Greta Gerwig. La pellicola, una pellicola "carina" e pulita, ma non travolgente, ispirata all'adolescenza della stessa attrice, sceneggiatrice e regista statunitense, è un percorso di formazione al femminile, una commedia sofisticata che affronta con delicatezza e sensibilità appunto un "coming of age" femminile, scritta certamente con cura e con alcune sequenze che colpiscono nel segno (la scena iniziale in cui Lady Bird si getta dalla vettura, l'intenso primo piano della madre, sempre in macchina, verso il finale), tuttavia, nel complesso non si discosta più di tanto da altri film del genere già visti e, nel suo sguardo intellettuale ed un po' freddo, manca di un respiro potente che trasmetta fino in fondo la passione che anima un'adolescente alla ricerca di se stessa e di una via di fuga. Lady bird infatti, tenta di discostarsi dalla solita commedia adolescenziale, ciò grazie alla sua impronta fortemente autobiografica, che prova in tal modo a superare (non sempre riuscendoci) gli svariati aspetti non convincenti contenuti nella storia strutturandosi comunque tenacemente come una commedia indie con il giusto connubio tra i canoni brillanti e quelli drammatici, ma ci riesce solo in parte, e non è mai troppo incisivo, manca quel coraggio di osare di più. Per cui, pur considerandolo in ogni caso un lavoro onesto e dignitoso, bisogna dire che non possiede lo slancio necessario per spiccare il volo, come sembra invece desiderare la protagonista, così che le emozioni rimangono imbrigliate in una passione troppo sopita, per essere viscerale. In tal senso non c'è nulla di sorprendente, trascendentale o indimenticabile in questo film, se non quelle valanghe di premi e nomination (dall'evidentissimo e agrodolce sapore politico) che hanno addirittura elevato questa normalissima (anche simpatica, per carità) commedia adolescenziale allo status di istantaneo capolavoro senza tempo. Perché appunto, pur essendo un film gradevole e piacevole, non vi ho trovato qualcosa che lo distingua da altri teen movie, anzi, è piuttosto modesto in certi frangenti. Egli infatti non aggiunge nulla alla ricca e fiorente produzione di film o serie tv passata e recente che raccontano la vita degli adolescenti americani con maggior profondità, sensibilità o passione, e in tal senso proprio non si capisce la ridondante critica generalmente positiva attribuitagli.
Anche perché il film segue banalmente Christine nell'arco che va fra la fine del liceo e i primi mesi di college, fra tremende delusioni, primi amori, la religione (frequenta una scuola cattolica), la scoperta del sesso, dell'amicizia, il capitalismo e la società (la scelta del college, e quindi il raggiungimento dei suoi sogni, dipende dal reddito familiare e suo padre ha appena perso il lavoro) e gli eterni contrasti con la figura materna: in pratica, la nostra Lady Bird dovrà capire come spiccare il volo e abbandonare definitivamente il nido familiare. Niente insomma che non abbiamo già visto e meglio in tante altre produzioni. Certo, siamo comunque di fronte ad un lavoro che, pur appoggiandosi decisamente ad un genere fin troppo abusato, riesce a trovare comunque un tratto distintivo grazie alla prospettiva carica di ironia e di tenerezza con la quale l'autrice guarda a quella sua esperienza passata. Certo, è innegabile che Lady Bird funzioni su più livelli (soprattutto dal punto di vista della ruffianeria, ripagata col successo di critica ottenuto dai puritani colleghi d'oltreoceano) ma funziona sempre e comunque nel modo più elementare, senza essere mai troppo incisivo. Non che tenti di esserlo, beninteso: siamo di fronte ad un film "popolare" bello e buono che, anche se vestito di tutto punto con gli abiti di un dramedy, è ben lontano dall'essere un film intellettuale, ben lontano nel raggiungere il perfetto (quasi miracoloso) equilibrio fra lacrime di risate e lacrime di agonia raggiunto da Kenneth Lonergan in Manchester by the Sea. E quindi fattasi un nome come attrice nel mumblecore dei primi 2000 e già interprete di alcune buone pellicole firmate da Noah Baumbach, di cui era diventata la musa (grazie alla sua interpretazione in Frances Ha ottenne una nomination ai Golden Globe), la co-sceneggiatrice, e infine la moglie, continuando, tuttavia, parallelamente, a essere attrice anche per altri registi, fra cui Woody Allen (To Rome with love), Rebecca Miller (nell'altalenante Il piano di Maggie), Mike Mills (20th Century Women, altrettanto semplice, innocuo e non eccezionale ma tuttavia emozionante e più divertente) e anche Pablo Larrain, che le aveva affidato una parte secondaria nel suo JackieGreta Gerwig esordisce alla regia con la storia coming of age di Christine "Lady Bird" McPherson, una studentessa dell'ultimo anno di liceo di Sacramento (appunto città natale della regista) che cerca in tutti i modi di scoprire se stessa così da poter iniziare a vivere la propria vita.
Una storia, una pellicola che è molto improbabile che possa non piacere, ma è ugualmente improbabile che ce ne ricorderemo fra un paio d'anni. Dopotutto il grande merito del film è più sociale che cinematografico: senza voler mancare di rispetto a nessuno, è lampante che il nome della regista comparse nella cinquina dei Best Director per questioni che andavano al di là della mera valenza artistica dell'opera. In ogni caso al centro della camera della Gerwig le performance della giovane protagonista Saoirse Ronan (ottenne la sua prima nomination a quattordici anni con Espiazione di Joe Wright, e da lì non si è più fermata, da Amabili Resti di Peter Jackson al recente dramma Brooklyn di John Crowley, paradossalmente molto simile a questo, ma decisamente più convincente) e di Laurie Metcalf (la madre di Sheldon in The Big Bang Theory): non è un caso che i picchi del film siano rappresentati dalle discussioni madre vs figlia, che la Gerwig mette in scena con dialoghi estremamente naturali e realistici, senza lesinare sulla crudezza e/o sui verbali colpi bassi, che lasciano emergere tutta la rabbia interiore dei due personaggi. Peccato che all'interno del suo lavoro la Gerwig inserisca, a volte forzatamente, numerose tematiche che vanno dalla crisi economica al post 11 settembre, dalla seconda guerra del Golfo all'omosessualità, dai difficili rapporti famigliari alla religione, spesso, purtroppo, insistendo con uno sguardo proprio di certo cinema indie un po' troppo raffinato e salottiero. Okay che nonostante tutto ciò la prospettiva sincera, certe scelte narrative e la costruzione dei personaggi, tutti a modo loro emblemi di qualche tematica profonda, riescono a conferire all'opera un tratto originale e non dozzinale, giacché seguire la protagonista fino all'approdo alla meta non è insomma assistere ad un esercizio di rimescolamento di situazioni trite e ritrite, ma un tentativo di interpretare un periodo della vita della ragazza (e della stessa regista) con la giusta dose di nostalgia tipica di chi si volta a guardare il passato, okay che in definitiva è sicuramente un film ben costruito, recitato molto bene, ma esso non lascia il segno e non ci spinge a troppe riflessioni.
Niente da dire invece sull'indubbia scelta eccellente del cast: Saoirse Ronan è bravissima nei panni di Lady Bird, esprimendo con grande naturalezza la carica giovanile contenuta nel personaggio, Odeya Rush non granché ma fa il suo, invece Lucas Hedges e Timothee Chalamet si confermano tra gli attori giovani più interessanti dando corpo ai giudizi positivi che hanno accompagnato i loro lavori precedenti (Manchester by The Sea per il primo e Chiamami col tuo nome il secondo). Per finire Laurie Metcalf e Tracy Letts offrono una prova bellissima nella parte dei due genitori di Lady Bird: una madre forte, quasi da personaggio da società matriarcale e un padre ricco di sfaccettature capace di donare alla figlia una grande dose di umanità e di comprensione. E tuttavia, anche se Lady Bird rimane un'opera agrodolce che possiede una sua grazia, essa purtroppo accosta situazioni in modo piuttosto semplicistico, complicandole appena e spargendoci sopra col contagocce qualche battuta salace. È un film di figure definite che convivono con veloci bozzetti in un racconto che si scopre programmaticamente aneddotico. Che inanella miniature di carattere (aiuta molto in tal senso l'indovinato cast) incastonate, però, in un diario minimo dal respiro corto, che fida, sornione, sull'esplorazione consapevole dell'armamentario abusato del teen movie, squadernato fino alla nausea da tantissimo cinema indie: l'amica del cuore sfigata, la ragazza cool di cui si cerca la considerazione, la recita di classe, il primo amore (appunto) che è quello sbagliato e un secondo amore che è più che altro sesso che serve a togliersi l'impiccio della verginità, le delusioni e i drammi di personaggi affrontati e sfiorati (la depressione del padre, il prete con la sua storia familiare, un tormentato coming out eccetera). Figure e luoghi ritagliati con la coscienza del paradigma che dicono di un'autrice lucida alle prese con un film che in questa consapevolezza si irrigidisce. Un film carino e simpatico ma non travolgente e memorabile (meravigliano i molti premi vinti e le candidature all'Oscar, cinque, per il miglior film, miglior attrice a Saoirse Ronan, miglior attrice non protagonista a Laurie Metcalf, migliore sceneggiatura originale e miglior regista a Greta Gerwig, ma fortunatamente nessuno vinto) che probabilmente tra qualche anno si confonderà tra i tanti "compitini ben fatti" della cinematografia di genere. Voto: 6+