sabato 2 marzo 2019

Brooklyn (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 03/03/2017 Qui - Nick Hornby prosegue la sua carriera di sceneggiatore, e così dopo il non eccezionale risultato con Wild, ma soprattutto dopo An Education, film per il quale ricevette una nomination all'Oscar, eccolo nuovamente in un film che definire bello sarebbe riduttivo, perché Brooklyn, film del 2015 diretto da John Crowley, è un film eccezionale, semplice, non banale a lunghi tratti, coinvolgente ed emotivamente intenso. Il film infatti, tratto dall'omonimo romanzo di Colm Toibin, che ha ricevuto l'anno scorso tre nomination all'Oscar, senza però vincere nessuno, anche se si è aggiudicato il premio come miglior film britannico, è essenzialmente un dramma, anzi, melodramma intenso e avvolgente, che se anche non raggiunge la complessità di quelli di Todd Haynes e il suo Carol, film a cui la pellicola sembra avere tanto in comune, soprattutto nello stile, anche se questo film è visivamente più vivace nei colori e sfumature, e quindi più piacevole da vedere, grazie anche alla freschezza di alcune battute e della stessa bravissima protagonista femminile, dato che la carina e dolcissima Saoirse Ronan sfoggia una invidiabile tempra di attrice che in ogni caso potrà ulteriormente perfezionare in futuro, è lo stesso un film interessante e sicuramente più coinvolgente di quell'altro comunque discreto film, film che come ritratto intimista non è assolutamente da buttare, anzi, da elogiare, nonostante il racconto, per la sua vitalità. Comunque la storia, ambientata negli anni '50, dove i colori pastello e i vestiti accessi sono molto vivi e funzionali (stranamente particolare che ho notato e in positivo), racconta di una ragazza irlandese, che non avendo né arte né parte, cerca fortuna a New York, nel quartiere di Brooklyn, ovviamente, dove grazie ai buoni uffici di un prete conterraneo amico, riesce a trovare un lavoro dignitoso. Inesperta e timida ma volenterosa e tenace, impara presto e soprattutto trova l'amore, in un giovane idraulico, persona semplice ma di buoni sentimenti. E quindi dopo un duro periodo di adattamento la serenità finalmente arriva, ma un tragico evento è dietro l'angolo e costringerà Ellis a compiere una scelta difficile. Il suo mondo infatti verrà messo in discussione, fino a quando la coscienza gli darà una mano a scegliere il suo destino.
Brooklyn, che avrebbe forse meritato più considerazione, è una pellicola che può contare anche su una regia piuttosto competente di John Crowley, molto attento alla dimensione figurativa che accompagna le vicende di questa donna con frequenti primi piani dove Saoirse Ronan riesce a comunicare bene le emozioni del personaggio attraverso lo sguardo, e il film mantiene un buon ritmo per quasi tutta la sua durata, pur con qualche inevitabile cedimento (la descrizione della famiglia italiana è piuttosto risaputa e le scene con Julie Walters al pensionato, comunque straordinarie e divertenti, sanno di riempitivo da commedia leggera). La sua regia difatti, anche grazie alla mano sicura di Nick Hornby, autore di una sceneggiatura brillante, è impeccabile. Storia tenera e intimista, Brooklyn infatti sa raccontare i buoni sentimenti senza abbandonarsi a inutili ruffianerie, evitando banalità e aspetti facilmente melodrammatici, regalando perciò agli spettatori un buonissimo film sulle drammatiche e laceranti contraddizioni sempre presenti negli emigrati, che rimangono molto sensibili al richiamo della propria terra d'origine, ai legami familiari, per quanto ricattatori, al mito del ritorno, 'pavesianamente' accompagnandolo alla coscienza dell'impossibile conciliazione, fonte, perciò, di grandi sofferenze. Il film, meticolosamente e splendidamente ricostruito ed ambientato, diretto con molta professionalità dal regista, che ricalca i binari del melò dei sentimenti e dei disagi con un lieto fine, sofferto e reso con intensità dalla celebre attrice, tanto che nonostante la trama sembri e risulti un po' scontata, dandoci anche la sensazione di qualcosa di già visto, è però riuscitissimo. Anche se il finale, in cui si scoprirà, cosa deciderà di fare questa ragazza acqua e sapone, ma di portamento elegante e raffinato (come il film), conclude la storia su una nota forse non particolarmente originale. Ma poiché l'ambientazione storico-geografica è eccellente, lo si può anche perdonare.
In ogni caso un capolavoro questo non è, perché qualche piccolo difetto c'è (come già scritto, tra cui anche la musica, poco ispiratrice), tanto che addirittura piazzarlo dalla BBC al 48mo posto fra i migliori film del 21 secolo mi è sembrato eccessivo. Anche se è comunque uno dei più bei film drammatici da me ultimamente visto. Brooklyn, che funziona soprattutto grazie al cast, ruota benissimo attorno alla figura della protagonista e di una galleria di comprimari, tutti molto bravi e in parte, ciascuno alla ricerca di una vita comunque migliore. Il resto invece, cattiverie comprese, non sembra e non è funzionale alla storia. Il regista lo lascia, correttamente, fuori dalla porta. Racconto vibrante e avvolgente, Brooklyn come detto si avvale di un cast davvero eccellente. Buone sono infatti le prestazioni di Emory Cohen (comunque poco ispirato) e Domnhall Gleeson (lui sempre bravissimo) nelle parti dei due uomini fondamentali nella vita di Eilis, gustosa invece la partecipazione della Walters e di Jim Broadbent come sacerdote irlandese. Film dove la stella di Saoirse Ronan (dolcissima e carinissima con i suoi bellissimi occhi azzurri), irrobustita ad arte per risultare più credibile nella sua parte, qui probabilmente impegnata nella sua prova più matura di una carriera peraltro già più che rispettabile (Grand Budapest Hotel, The Host, Amabili resti, Espiazione), brilla alta nel cielo. Peccato non abbia vinto niente, perché l'attrice da vita, con straordinaria intensità e partecipazione, ai turbamenti di Eilis. Questa giovane ragazza irlandese degli anni '50, alla ricerca di qualcosa e di qualcuno che siano soltanto suoi, riesce difatti a entrare dolcemente nel cuore e finisce per catturarlo. In definitiva film più che discreto, intenso ma soprattutto per niente pesante, noioso e lento, insomma appassionante, convincente e perché no anche divertente. Voto: 7,5