sabato 6 luglio 2019

Gifted - Il dono del talento (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 08/03/2019 Qui - Crescere un bambino non è mai facile. Decidere quello che sarà meglio per lui è il dilemma che accomuna tutti i genitori. Se poi questo bambino ha un dono eccezionale e a soli sette anni riesce a risolvere con facilità sconcertante equazioni molto complesse, la situazione diventa ancora più difficile. Questo è quello che deve affrontare il Frank Adler di Gifted - Il dono del talento (Gifted), film drammatico americano del 2017 diretto da Marc Webb, che si prende cura da anni della nipotina Mary, figlia di sua sorella, un vero genio matematico, che l'ha affidata a lui prima di togliersi la vita. L'uomo negli anni ha insegnato alla nipotina tutto quello che sa e ha cercato di farla vivere in maniera semplice a prescindere dal suo incredibile talento con i numeri. Per curare anche la capacità di relazionarsi con i suoi coetanei di Mary, Frank la iscrive alla scuola primaria. Sin dal primo giorno però le capacità della piccola attirano l'attenzione della maestra che segnala il suo caso per una borsa di studio che le permetterebbe di frequentare una scuola prestigiosa per ragazzi geniali. Da questo momento iniziano i problemi. Infatti, torna nelle vite dei due Evelyn, madre di Frank e nonna di Mary, che ha intenzione di coltivare e sfruttare il dono della nipote, come a suo tempo fece con quello della figlia. Naturalmente le posizioni di Evelyn e Frank sono diametralmente opposte e ciò li porta inevitabilmente in un'aula di tribunale per discutere l'affidamento della piccola. Tutto ciò avrà ripercussioni nella vita di tutti, ma in particolare della piccola Mary, il cui mondo viene sconvolto dalle decisioni degli adulti che la circondano. La storia di Gifted sembra una di quella già viste mille volte al cinema con un bambino genio protagonista da gestire e da crescere tra mille difficoltà, dubbi e reticenze, ma questo film, che ricorda un po' Kramer contro Kramer e E io mi gioco la bambina, dove i dialoghi sono scritti con gusto e i personaggi sono meno banali di quanto possa sembrare, si distingue per saper alternare in modo misurato dramma e commedia, lacrima e risata, arrivando a formare un prodotto tecnicamente perfetto.
Il lungometraggio firmato Webb, con alle spalle un'esperienza solida in commedie e cinecomics (suo il dolcissimo (500) giorni insieme, poi seguiti da due non eccezionali film sull'uomo ragno, i due The Amazing Spiderman), riesce infatti a mantenere sempre un giusto equilibrio senza scadere mai nel banale, nel melo o nel ricatto emotivo dei suoi spettatori. La vicenda di una bambina geniale viene trattato in modo umano e delicato ponendo allo stesso tempo dei quesiti rilevanti e attuali inerenti all'educazione e crescita appropriata per una bambina con necessità didattiche non convenzionali. Non per questo però non ci si commuove, ma anzi ci si immedesima facilmente nei personaggi: nel tormentato Frank, nei mille dubbi con lo accompagnano, nel suo senso di colpa verso la sorella e nel suo sacrificarsi per il bene della nipotina, e ci si immedesima nel dolore della piccola Mary. Questo grazie anche alle interpretazioni dei due attori che li portano sul grande schermo e alla loro evidente alchimia: Chris Evans, che siamo abituati a vedere nei panni di Captain America, non è mai stato così bravo, in genere le sue interpretazioni hanno sempre appunto oscillato tra il "belloccio" e la "statua", eppure nel ruolo di Frank è perfetto e credibile, ma soprattutto la giovanissima e talentuosa McKenna Grace, intravista ultimamente in Tonya e prima in tante altre produzioni, semplicemente strepitosa e naturale nella sua interpretazione. Ella è infatti un'altra di quelle attrici bambine capaci di rinnovare il miracolo del genio artistico nascosto dentro un corpo minuscolo. Ad accompagnarli ci sono altre due brave attrici (non dimenticando la dolce, un po' impicciona, ma sincera maestra interpretata da Jenny Slate), Lindsay Duncan e Octavia Spencer (premio oscar per The Help e brillante interprete in svariate ed ottime produzioni), nei panni, rispettivamente, della nonna Evelyn e della vicina di casa di Frank e Mary, Roberta, che rappresenta per la piccola una sorta di mamma.
A proposito della nonna, insieme ai dubbi di Frank nei panni di genitore, legato anche alle promesse fatte alla sorella, vediamo quest'altro comportamento genitoriale. Un personaggio freddo, che persevera nel ripetere gli errori commessi con la figlia con la giovane nipotina. In entrambi i casi la donna, anche lei matematico fino al matrimonio, sembra riversare i suoi sogni mancati sulla figlia e sulla nipote, che vorrebbe passassero alla storia risolvendo un'importante equazione. Per farlo però dimenticata che le capacità matematiche delle due sono solo una componente delle persone che sono, con sentimenti, dolori e desideri. E insomma è per questo che il film, un film semplice, poetico, che appunto affronta dei temi non originali magari, ma che li affronta con delicatezza e sobrietà, non cercando (come detto) la lacrima facile dello spettatore (o almeno non del tutto), funziona molto, diverte, coinvolge, e in alcuni passaggi commuove veramente. Infatti il vero motivo di interesse è il modo per nulla banale in cui descrive la paternità. Perché il cinema sentimentale negli ultimi anni, salvo rare eccezioni, o è cinico, o è patinato e spudoratamente finto, invece questo film ha un punto di verità nel modo in cui descrive l'amore gratuito e sincero di Frank per la piccola Mary. Certo, in alcuni passaggi eccede con il saccarosio nella voglia di commuovere a tutti i costi, ma sono veramente commoventi certe scene. Certo, non aspettatevi di trovare la forza di The Imitation Game o de La Teoria del Tutto (altri due titoli su personaggi plusdotati, ma ce ne sarebbero comunque tanti altri da citare), però questo film, un bel film dedicato alle famiglie e diretto a chiunque sia dotato di un animo sensibile, film delicato e poetico che non cade nella banalità, se si esclude il finale in cui è presente un po' di retorica, retorica che in ogni caso non toglie niente alla godibilità (e piacevolezza) della pellicola, è un film che avvolge piacevolmente lo spettatore, risultando convincente e interessante.
Un film parecchio riuscito, che non è un caso, faccia parte della Black List di Hollywood, che dal 2005 contiene la lista delle sceneggiature più apprezzate dagli esperti, ma non ancora prodotte. Fortunatamente hanno prodotto questa pellicola, una bella storia scritta da Tom Flynn e portata in scena da Marc Webb, egli che dirige bene la suddetta, con uno stile molto "indie" (macchina a mano, illuminazione naturalistica) pur trattandosi di un film hollywoodiano al cento per cento (con un attenzione particolare alla direzione degli attori). Una pellicola che può benissimo figurare, anche se di livello leggermente inferiore, a tanti altri film che sono usciti dalla celebre Black List, film quali Il discorso del Re, The Millionaire, Argo e Il caso Spotlight, tutta roba da Oscar mica scarti di macelleria, ma anche di ultima lavorazione come ArrivalJohn Wick L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo (paradossalmente colui che dette inizio a tutto). Perché ricapitolando, Gifted - Il dono del talento non brilla sicuramente per la sua originalità nella tematica affrontata, ma gestisce talmente bene gli elementi a disposizione da risultare un film godibile, emozionante e a tratti commovente. In costante bilico tra una commedia, un legal dramma, e un film sociale Gifted riesce infatti a far breccia nel cuore dello spettatore senza deluderlo anche per merito della bravissima McKenna Grace, giovanissima attrice nei panni di Mary. Chris Evans invece può finalmente tirare un respiro di sollievo, abbandonati momentaneamente (più o meno) i panni stretti di Captain America, sfoggia una recitazione pacata e senza eccessi ma tutto sommato convincente. Bravissime sia la perfida Lindsay Duncan in forma smagliante che il premio Oscar Octavia Spencer nel ruolo di una vicina altrettanto attenta e premurosa. E quindi bellissima sorpresa, intelligente e commovente è questa. Voto: 7