Sperando che questo film contribuisca ad aprire le menti, perché credo che questo ne sia l'intento oltre a rendere omaggio ad Alan Turing, solitario pioniere di un mondo futuro, il nostro. E poi il solo tra tanti ottimi attori con la sensibilità necessaria per dare vita a una persona geniale e dimenticata è Benedict Cumberbatch, la massima espressione del cinema di sua maestà, ormai icona e sinonimo di qualità assoluta, l'astro più brillante e lucente della nuova generazione di talenti purosangue inglesi, tanto bravo da dare di un geniale matematico non un ritratto retorico o quello di un martire incompreso, ma sentito e emozionate, privo di un qualunque sentimentalismo gratuito, ma genuino. In altre parole quello di un semplice uomo pieno di paure, ma al contempo carico di responsabilità, dalla personalità complessa, fragile e solo, mai veramente a suo agio e mai accettato dalla società, ma sicuro e coscienzioso delle proprie azioni e delle proprie virtù. E' un film interessante, teso, coinvolgente. Turing, con un prodigioso talento per i numeri e una parallela inettitudine per la convivenza sociale, immolerà il suo genio per la salvezza di tutti, costruendo un macchinario di nome Christopher (cioè "colui che porta Cristo"), e cadendo vittima della ristrettezza di vedute di chi non possedeva neanche un grammo della sua capacità visionaria. Una mente prodigiosa costretta a vivere "in codice", e incapace di decifrare i comportamenti altrui, né di tradurre i propri in comunicazione umana. Colui il quale, ancor prima che l'uomo ne prendesse coscienza e conoscenza, aveva già in grembo cullato l'idea di una macchina capace di interagire con noi umani, i computer di oggi, in modo diverso certo, ma capace di poterci accompagnare nella vita di tutti i giorni, sottolineandone e comprendendone immediatamente anche il pericolo e la responsabilità dell'uomo verso essa. Il focus del film poi non è tanto la scommessa, vinta nel decifrare la macchina impossibile da decifrare, quanto la personalità ed il drammatico destino del protagonista. Perché il film vuole essere tante cose, in primis parlare, spiegare e raccontare un retroscena magari poco conosciuto della seconda guerra mondiale senza appesantire troppo l'intrattenimento, puntando non tanto sul sentimentalismo, ma sulla figura del suo protagonista. Con Turing non ci sono trionfi veri e propri, né una voglia di riscatto, bensì una lenta discesa da parte di un genio verso quello che sarà una missione di cui non avrà ufficialmente alcun merito, assieme ad il suo team. Per questo motivo la pellicola rimane scomoda e non del tutto appagante, perché al tavolo dei vincitori l'illustre informatico non metterà mai piede.
Il merito di The Imitation Game è inoltre quello di voler trattare i fatti nella loro pura naturalezza e semplicità, senza scadere nel blando patriottismo, puntando sempre su un senso di colpa generale e inscenando una faccia della guerra interessante non legata puramente agli attacchi in campo aperto, ma di quella combattuta dietro al sipario della tragedia, e al di là delle numerose strategie belliche forse è proprio nel dietro alle quinte che si prende coscienza del vero orrore, poiché lo stesso Alan capirà, una volta arrivato a decriptare la chiave per decifrare Enigma, che avere la soluzione dei tanti codici non vorrà dire a sua volta vincere a tavolino, un po' come può accadere in una partita a scacchi quando una mossa dell'avversario intuita in anticipo non significa aver concluso la partita in toto. Corretta la regia e la recitazione degli attori di contorno, così come l'ambientazione, tradizionalmente British (anche se il regista è norvegese e la produzione americana) e ricca in tonalità e sfumature, c'è thriller e dramma, c'è il patetico, ma anche ironia e leggerezza. Non tutto è perfetto, si poteva fare a meno di molti flash back e alcuni passaggi sono francamente improbabili (la decisione di rivelare o non rivelare la scoperta nell'imminenza di un attacco presa dal gruppo, e guarda caso, proprio il fratello di un collaboratore sul convoglio incriminato? E ci voleva una svagata centralinista per far scoprire ad un genio che la ricorrenza di certi termini obbligati in un contesto prevedibile poteva essere importante?). Nonostante ciò il film resta veramente buono. Una partita a scacchi e codici tra macchine ed orrori, una pellicola che scava in un passato scomodo, nella vita di uno dei padri dell’informatica e dei computer, rivelando piccoli, ma importanti retroscena, perché "A volte sono le persone che nessuno immagina possano fare certe cose, quelle che fanno cose che nessuno può immaginare". Voto: 7,5
Il merito di The Imitation Game è inoltre quello di voler trattare i fatti nella loro pura naturalezza e semplicità, senza scadere nel blando patriottismo, puntando sempre su un senso di colpa generale e inscenando una faccia della guerra interessante non legata puramente agli attacchi in campo aperto, ma di quella combattuta dietro al sipario della tragedia, e al di là delle numerose strategie belliche forse è proprio nel dietro alle quinte che si prende coscienza del vero orrore, poiché lo stesso Alan capirà, una volta arrivato a decriptare la chiave per decifrare Enigma, che avere la soluzione dei tanti codici non vorrà dire a sua volta vincere a tavolino, un po' come può accadere in una partita a scacchi quando una mossa dell'avversario intuita in anticipo non significa aver concluso la partita in toto. Corretta la regia e la recitazione degli attori di contorno, così come l'ambientazione, tradizionalmente British (anche se il regista è norvegese e la produzione americana) e ricca in tonalità e sfumature, c'è thriller e dramma, c'è il patetico, ma anche ironia e leggerezza. Non tutto è perfetto, si poteva fare a meno di molti flash back e alcuni passaggi sono francamente improbabili (la decisione di rivelare o non rivelare la scoperta nell'imminenza di un attacco presa dal gruppo, e guarda caso, proprio il fratello di un collaboratore sul convoglio incriminato? E ci voleva una svagata centralinista per far scoprire ad un genio che la ricorrenza di certi termini obbligati in un contesto prevedibile poteva essere importante?). Nonostante ciò il film resta veramente buono. Una partita a scacchi e codici tra macchine ed orrori, una pellicola che scava in un passato scomodo, nella vita di uno dei padri dell’informatica e dei computer, rivelando piccoli, ma importanti retroscena, perché "A volte sono le persone che nessuno immagina possano fare certe cose, quelle che fanno cose che nessuno può immaginare". Voto: 7,5
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