St. Vincent è però una commedia dolce amara, intrisa di buoni sentimenti che all'inizio della vicenda sembrano latitare, che presenta una storia di "educazione sentimentale" in cui lo spirito guida è affidato alla figura di un improbabile e quanto mai discutibile esempio di condotta morale che però, nel corso degli eventi e dopo un attento e più profondo esame, si scopre colmo di buon cuore e altruismo, visibile prima al ragazzino ed in seguito anche apertamente riconosciuto da tutti gli adulti. Il film riesce a far sorridere e commuovere nello stesso tempo, capace di regalare tenerezze a un uomo chiuso in se stesso e dalla lingua tagliente. Un Bill Murray così non si vedeva dai tempi di Lost in translation, un santo da imitare e un attore inimitabile, che avrebbe meritato miglior sorte a livello di premi importanti. Murray, con il suo personaggio dell'acidissimo mentore è l'ennesimo fiore all'occhiello nella sua carriera, è pazzesco nella sua interpretazione dell'eroe (mica troppo) per caso. Un plauso al regista che riesce a tirare fuori dall'attore una carica comica ed eccentrica perfetta per dare uno slancio surreale alla pellicola. Cast notevole per un film piccolo e poco pubblicizzato ma assolutamente garbato e gradevole, oltre al "santo" Bill, Naomi Watts è perfetta, in un ruolo inedito per lei, e molto bravi e credibili sono anche il ragazzino Oliver e sua madre. Un po' forzato e scontato il finale, con Murray addirittura eroe di guerra, ma la storia ha ritmo ed è divertente, strappando sorrisi fino all'ultima scena. Vincent sembra comunque la versione divertente e apparentemente meno seria dell'Eastwood di "Gran Torino", la forzosa amicizia tra il vecchio e il bambino non è una novità al cinema eppure qui funziona a meraviglia grazie alla grande alchimia tra i due protagonisti, che va ben oltre qualche siparietto e i cliché. Il film esplora diverse solitudini fino al più che commovente epilogo del rottame umano che può spingersi quasi alla santità, che obbligherà lo stesso nullafacente burbero a guardarsi dentro ed a intraprendere a sua volta un importante percorso di crescita, trasformandosi in una nuova e alternativa figura paterna per condurre il ragazzino verso l'età adulta. Nel complesso quindi molto godibile per chi ama le storie grottesche e anticonformiste. Da sottolineare, infine una colonna sonora da veri intenditori. Un film da vedere e recuperare. Voto: 7
mercoledì 21 novembre 2018
St.Vincent (2014)
St. Vincent è però una commedia dolce amara, intrisa di buoni sentimenti che all'inizio della vicenda sembrano latitare, che presenta una storia di "educazione sentimentale" in cui lo spirito guida è affidato alla figura di un improbabile e quanto mai discutibile esempio di condotta morale che però, nel corso degli eventi e dopo un attento e più profondo esame, si scopre colmo di buon cuore e altruismo, visibile prima al ragazzino ed in seguito anche apertamente riconosciuto da tutti gli adulti. Il film riesce a far sorridere e commuovere nello stesso tempo, capace di regalare tenerezze a un uomo chiuso in se stesso e dalla lingua tagliente. Un Bill Murray così non si vedeva dai tempi di Lost in translation, un santo da imitare e un attore inimitabile, che avrebbe meritato miglior sorte a livello di premi importanti. Murray, con il suo personaggio dell'acidissimo mentore è l'ennesimo fiore all'occhiello nella sua carriera, è pazzesco nella sua interpretazione dell'eroe (mica troppo) per caso. Un plauso al regista che riesce a tirare fuori dall'attore una carica comica ed eccentrica perfetta per dare uno slancio surreale alla pellicola. Cast notevole per un film piccolo e poco pubblicizzato ma assolutamente garbato e gradevole, oltre al "santo" Bill, Naomi Watts è perfetta, in un ruolo inedito per lei, e molto bravi e credibili sono anche il ragazzino Oliver e sua madre. Un po' forzato e scontato il finale, con Murray addirittura eroe di guerra, ma la storia ha ritmo ed è divertente, strappando sorrisi fino all'ultima scena. Vincent sembra comunque la versione divertente e apparentemente meno seria dell'Eastwood di "Gran Torino", la forzosa amicizia tra il vecchio e il bambino non è una novità al cinema eppure qui funziona a meraviglia grazie alla grande alchimia tra i due protagonisti, che va ben oltre qualche siparietto e i cliché. Il film esplora diverse solitudini fino al più che commovente epilogo del rottame umano che può spingersi quasi alla santità, che obbligherà lo stesso nullafacente burbero a guardarsi dentro ed a intraprendere a sua volta un importante percorso di crescita, trasformandosi in una nuova e alternativa figura paterna per condurre il ragazzino verso l'età adulta. Nel complesso quindi molto godibile per chi ama le storie grottesche e anticonformiste. Da sottolineare, infine una colonna sonora da veri intenditori. Un film da vedere e recuperare. Voto: 7
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