Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/01/2016 Qui - Notte al museo 3: Il segreto del faraone (Night at the Museum: Secret of the Tomb) è un film del 2014 diretto da Shawn Levy. La pellicola è il seguito del film Una notte al museo 2: La fuga del 2009. Dopo otto anni e circa un miliardo di dollari incassati in tutto il mondo coi primi due episodi, la saga si chiude con questo terzo capitolo nel quale il guardiano notturno Larry Daley del Museo di Storia Naturale di Manhattan, è alle prese con la strana muffa verde che sta ricoprendo gradualmente la tavola del faraone, quella che, di notte, dà vita a tutti i personaggi all'interno dell'istituzione museale, si reca quindi a Londra, al British Museum, per impedire che l'incantesimo svanisca. Nella capitale inglese verrà accolto da un'esilarante ed esplosiva guardia, e si troverà di nuovo fianco a fianco con vecchi e nuovi personaggi che magicamente prendono vita quali Theodore Roosvelt (con Robin Williams alla sua ultima interpretazione), Jedidah Smith, Ottaviano e il faraone Merenkahre. Non solo, in questo terzo episodio a prendere vita sono un triceratopo e numerosi elefanti, tartarughe e guerrieri ninja, Garuda tibetani e Sir Lancillotto in persona (il miglior acquisto del film nella spassosa interpretazione di Dan Stevens, divo nascente del cinema anglosassone) tutti appartenenti al museo inglese. Quello che ha sempre contraddistinto l'intera trilogia è lo humour così come il tono scanzonato, il ritmo sempre alto e crescente. La sceneggiatura però sembra fatta apposta per infilarci quante più gag possibili, a volte pure già viste. Ben Stiller addirittura raddoppia grazie al primitivo quasi sosia che gli permette di dar sfogo al suo lato più demenziale ma sono i suoi soci ad essere ormai intrappolati in se stessi e in situazioni assolutamente artificiose. Si salvano, come detto Stevens, e Hugh Jackman in un simpaticissimo quanto breve cameo in cui interpreta se stesso a teatro. Il clima che si avverte è inevitabilmente quello dell'ultimo giorno di scuola in cui la classe appare stanca e arranca in attesa del suono della campanella.
Film che piacerà sicuramente ai più giovani e farà storcere il naso ai più grandi, senza dimenticare Mickey Rooney, anch'egli alla sua ultima interpretazione, morto durante le riprese poco dopo aver girato una scena con Dick Van Dyke e Bill Cobsy. Inevitabile non provare una certa malinconia per lui e per il già citato Robin Williams. In quest'ultimo capitolo gli autori, che non avrebbero mai immaginato diventasse un cult, rimangono fedeli ai personaggi, sempre coerenti nel loro "arco narrativo", aggiungono caratteri perfettamente in linea con la filosofia naif della saga, mescolano conoscenze pop di antropologia, storia e letteratura accessibili al pubblico internazionale e infine creano magia, come la tavola del faraone, attraverso effetti visivi più incantevoli che strabilianti, chiudendo con soddisfazione la triade, compiendo tutte le mosse giuste. Notte al Museo 3 riprende l'intuizione iniziale nel rappresentare Larry come un uomo che non vuole crescere, un Peter Pan più adatto a vivere in mezzo a personaggi di fantasia che fra la gente vera, e dotarlo di un figlio che cresce di episodio in episodio, mettendo il padre davanti alla necessità di diventare definitivamente adulto attraverso la prova più difficile: permettere al proprio bambino di diventare adulto a sua volta. Il film rispetta i suoi fan nel mantenere una riconoscibilità di brand e nel conservare una misura di stupore infantile, creando parentesi di emozione che nascono proprio dall'affetto che i personaggi hanno saputo suscitare, episodio dopo episodio. Come le spiegazioni scritte sui muri dei musei anglosassoni, l'intera saga resta al livello di comprensibilità di uno studente delle scuole medie, andando dunque a stanare ogni volta il ragazzino che c'è in noi. E l'ultima nota, dopo parecchie risate, è malinconica, fino a sfociare nella dedica finale a Robin "Teddy Roosevelt" Williams, "per cui la magia non finirà mai". Voto: 6
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