Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 18/01/2016 Qui - Il nome del figlio (2015) non è la versione italiana della commedia francese Cena tra amici, infatti i due film usciti a distanza di tre anni, condividono soltanto il punto di partenza letterario, Le prénom, una pièce teatrale. Il nome di un bimbo in arrivo, annunciato durante una cena, è l'avvio e la bomba che esplode una dopo l'altra le maschere sociali dei commensali. A cambiare sono il salotto, convertito letteralmente e antropologicamente in italiano, e naturalmente il nome, ispirato dalla nostra letteratura e dalla nostra Storia (da Adolf a Benito). Paolo Pontecorvo, agente immobiliare con la battuta pronta e il vizio della beffa, e Simona, aspirante scrittrice di periferia col vizio della gaffe, aspettano un bambino. In occasione di una cena, che raccoglie intorno al tavolo i futuri zii e la futura zia, Paolo comunica con enfasi e convinzione il nome scelto per il nascituro. La famiglia, composta da professori universitari, insegnanti e musicisti allineati a sinistra, non reagisce bene davanti a quel nome, un nome 'inquadrato' a destra e dentro un passato drammatico per la nazione. Dibattito e scambio di idee degenerano presto in una messa in discussione di valori, scelte e persone, che non mancano di offendere e ferire tutti, nessuno escluso. Ma qualche volta l'amore può fare miracoli e rimettere ordine nel caos degli affetti.
Già non riusciamo più a fare un film nostro che adesso cominciano a copiare dagli altri, originale non è originale, è solo diverso ma tutta la stessa solfa francese. Gli attori sono molto diversi è si vede, ma la storia riesce, nonostante il cast comunque di gran livello (Alessandro Gassmann, Valeria Golino, Luigi Lo Cascio, Rocco Papaleo e Micaela Ramazzotti), a tenere bene il ritmo e la tensione. Si perché tra un primo e un secondo, un bicchiere e l'altro di vino, da un semplice scherzo si scatena una guerra, tra ricordi che riaffiorano e rancori che si accendono, si scatenano polemiche, dibattiti e risse. Prima si arrabbiano e si incazzano e poi tutto finisce a tarallucci e vino, non credo che nella realtà accada sempre così, anzi. Alla fine scopriamo che in realtà il nascituro non è un maschio. Nonostante molte pecche e piccole imperfezioni è un film che si lascia vedere, da vedere. Piccola curiosità, la bambina che nasce è la vera figlia della protagonista, la Ramazzotti. Mi preme comunque sottolineare che un nome di un bambino non fa di certo diventare il bambino stesso una cattiva persona, anche Hitler e Mussolini sono stati bambini e di certo non pensavano di fare ciò che dopo 30 anni e più hanno fatto di male, ovviamente non è consono ma non è mica vietato, e poi con i nomi che si inventano adesso (come nel film), secondo me una scelta più comune e territoriale o genealogico mi sembra la migliore ipotesi possibile per un bambino che da grande non sarà preso in giro. Voto: 6-
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