Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2023 Qui - Un film (tratto dall'omonimo romanzo) che mira a ricostruire l'ambiente alto borghese in cui avvenne il celebre omicidio del Circeo. Il regista (Stefano Mordini) scava nelle psicologie dei personaggi partendo da un ipotetico ruolo nella genesi del delitto dovuto all'ambiente malsano dal punto di vista morale (di certo far ricadere la colpa alla dottrina cattolica è sbagliato ed inesatto, giacché erano per lo più universitari, e in questo senso fuorviante è il titolo), ma alcuni personaggi sono decisamente pleonastici e i continui salti temporali non giovano alla "compattezza" della pellicola. Sono invece pregevoli la ricostruzione ambientale e la prova del cast, con attori giovani assai credibili (tra questi la buona Benedetta Porcaroli). C'è qualche lentezza, qualche sotto-trama inutile, ma il film si lascia guardare e gli ultimi venti minuti colpiscono con discreta crudezza, seppur rimane la sensazione a fine visione, assai amara per la verità, di un racconto che volesse dare una spiegazione e/o addirittura una giustificazione a ciò che di terribile e inenarrabile successe. Voto: 6
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martedì 31 gennaio 2023
La scuola cattolica (2021)
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sabato 30 aprile 2022
La terra dei figli (2021)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/04/2022 Qui - Quasi non sembra "italiano", questo film drammatico post-apocalittico
dall'immaginario vivido e intenso (tratto dall'omonimo fumetto di Gipi),
con un cast peraltro assortito in maniera chirurgica ed estremamente
solido. Un film minimalista i cui pregi non vanno ricercati nei
contenuti già proposti da altre pellicole simili ma nell'ambientazione
inconsueta del delta del Po, rarefatta ed inquietante pur nella sua
riconoscibilità, e nella buona caratterizzazione dei pochi personaggi in
campo, affidati (come detto) a bravi attori (tra cui l'esordiente Leon Faun e l'esperto Paolo Pierobon). La regia e la
sceneggiatura (quest'ultima firmata insieme a Filippo Gravino e Guido
Iuculano) sono d'altronde di Claudio Cupellini, cineasta che ha già
dimostrato di saper fare molto bene, per esempio con Alaska nel 2015
(nel frattempo la parentesi televisiva della serie Gomorra).
Un film che vive di alcuni tempi morti non si può negare. La parte a
casa dei fratelli è quella più pesante sicuramente, forse andava dato
più spazio al villain che arriva subito dopo, ma nel complesso buon
film. Voto: 6+
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lunedì 28 febbraio 2022
Fuga da Los Angeles (1996)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2022 Qui - Quindici anni dopo 1997: Fuga da New York, John Carpenter torna sul
luogo del delitto, sul luogo di uno dei suoi capolavori per realizzare
il sequel di appunto, uno dei suoi film più belli ed iconici. In realtà
più che un seguito sembra un remake con qualche variante. Ma per quanto
diverse invenzioni visive tentino di prendere le distanze
dall'originale, il sapore di già visto si sente e qualche momento kitsch
forse poteva essere evitato (il surf sullo tsunami, Pam Grier
transgender). Troppe, infatti, le situazioni che si ripetono a partire
dall'ambientazione notturna che non raggiunge, ovviamente, i risultati
stupefacenti del primo capitolo. E' sempre un cinema godibile, ma
l'operazione di resuscitare dopo tanto
tempo il personaggio di Jena non appare perfettamente riuscita. In
definitiva poche idee per un lavoro comunque professionale e dignitoso. Sufficienza che raggiunge solo e grazie a Kurt Russell. Voto: 6
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sabato 21 novembre 2020
Tutto il mio folle amore (2019)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 21/11/2020 Qui - Gabriele Salvatores (che finalmente torna a essere interessante dopo le incerte derive supereroistiche) tratta un argomento non facile, lo fa toccando le corde dei sentimenti, del rapporto tra un padre, che è fuggito quando suo figlio è nato, e un figlio che non ha mai visto suo padre e che a causa dell'autismo è sempre stato costretto a una vita troppo "ingabbiata". La storia è davvero bella (anche perché vera), Giulio Pranno esalta il suo personaggio con un'interpretazione meritevole. Ma il film sembra non riuscire a "sbocciare", fermandosi agli strati superficiali sia delle vicende dei personaggi che ai rapporti interpersonali tra i protagonisti. Gioca tutto sull'emozione (siamo sulla scia del recente, sempre italiano, Mio fratello rincorre i dinosauri solo che in questo caso la parte drammatica è predominante su tutto) ma non riesce a far "immergere" completamente nella storia. Il finale poi è forzato e senza senso. Tuttavia, molto bravo Claudio Santamaria, come tutto il resto del cast (comprendente anche Diego Abatantuono), buona la realizzazione, e la struttura on the road premia, dando comunque un ritmo vivace all'intera pellicola, una pellicola semplice che si fa guardare. Voto: 6
martedì 27 ottobre 2020
Ritratto della giovane in fiamme (2019)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/10/2020 Qui - Raffinata ed elegante pellicola che tratta anche l'amore saffico senza scivolare nel becero o in facilonerie ruffiane come spesso accade in trame del genere (il rapporto tra le due giovani protagoniste è dipinto in modo semplice e realistico, mai morboso). Lesinando nei costumi, negli arredi e nei paesaggi (con un minimalismo voluto e ricercato che quindi non distrae dall'accuratezza dei silenzi, dei dialoghi e degli sguardi), dilatando il tempo e lo spazio, si viene accompagnati dolcemente verso un epilogo passionale e commovente, di rara sensibilità. Merito della regia, certo (che è di Céline Sciamma), ma anche delle brave protagoniste (brava la Noémie Merlant di Un momento di follia, brava la Adèle Haenel di Pallottole in libertà e brava pure Valeria Golino). Un po' sforbiciato sarebbe stato notevole, e comunque la sceneggiatura mi è sembrata troppo scarna da potere nonostante ciò vincere il Prix du scénario al Festival di Cannes 2019, ma si sa, i premi sono prevalentemente opinabili. Voto: 6,5
venerdì 31 luglio 2020
Euforia (2018)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/07/2020 Qui - Una delle cose che resta a fine visione è sicuramente la serena malinconia che il finale contagioso trasmette inevitabilmente. Il film è sostenuto da una discreta regia, di Valeria Golino (alla prova seconda), ma da un plot con tante imperfezioni. I personaggi principali pur in scena per due ore rimangono piatti. Le interpretazioni sono buone, frutto di due attori di mestiere che si divertono in scena donando anche siparietti di spontaneo realismo. Purtroppo non basta, almeno a far andare oltre la sufficienza questa pellicola, pellicola che inoltre spesso indugia troppo nella classica commedia all'italiana con qualche tinta tragica. Anche perché tranne che per pochi momenti non ho mai sentito che fossero fratelli, non c'era quel legame, ancora di più se si pensa che le due facce sono totalmente diverse (Riccardo Scamarcio e Valerio Mastandrea). Forse così dev'essere (poteva la regista non scegliere il suo ex?), ma un po' più di accortezza nella scelta del cast era dovuta. Neanche troppo chiari gli intenti della regista, non saprei quanto il vero tema della regista appunto sia la malattia o piuttosto il rapporto fra fratelli, praticamente inesistente, dove la malattia rappresenta solo il modo per fare i conti con esso (e poi, il sacro e profano costante, risulta non sempre consono). Qualche figura collaterale mi è sembrata infine superflua, come tutta la pletora di amici di Matteo, ma il film rimane comunque solido, soprattutto per il fatto che questo film sulla bellezza della vita riesca a trasmettere ottimismo. Alla fine non resta infatti altro che la sensazione di folle attaccamento alla vita, che ognuno affronta in modo diverso, con l'augurio di non perdere mai la scintilla dello stupore. Voto: 6
venerdì 17 luglio 2020
5 è il numero perfetto (2019)
Titolo Originale: 5 è il numero perfetto
Anno e Nazione: Italia, Belgio, Francia 2019
Genere: Drammatico, Noir, Thriller, Gangster
Produttore: Marina Alessandra Marzotto
Mattia Oddone, Elda Ferri
Mattia Oddone, Elda Ferri
Regia: Igort
Sceneggiatura: Igort
Cast: Toni Servillo, Valeria Golino, Carlo Buccirosso, Iaia Forte
Lorenzo Lancellotti, Vincenzo Nemolato, Mimmo Borrelli
Angelo Curti, Nello Mascia, Gigio Morra, Emanuele Valenti
Lorenzo Lancellotti, Vincenzo Nemolato, Mimmo Borrelli
Angelo Curti, Nello Mascia, Gigio Morra, Emanuele Valenti
Durata: 98 minuti
Toni Servillo, Valeria Golino e Carlo Buccirosso nell'opera prima di Igort, tratta da una sua graphic novel.
Un ex sicario della camorra torna in azione dopo l'omicidio di suo figlio.
martedì 29 ottobre 2019
Il ragazzo invisibile - Seconda generazione (2018)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/10/2019 Qui
Tema e genere: Sequel de Il ragazzo invisibile, il primo cinecomic italiano.
Trama: Michele è cresciuto, e la sua vita continua a essere piena di sofferenza. I suoi poteri gli faranno conoscere persone legate alla sua vita e fare altre esperienze, esaltanti o dolorose.
Recensione: Nel 2014 il premio Oscar Gabriele Salvatores aveva sdoganato i cinecomics di produzione italiana, grazie al suo Il ragazzo invisibile. Un film tutt'altro che perfetto (anzi, alquanto insoddisfacente) ma coraggioso e con l'indiscusso merito di essere un "apripista" per il nostro mercato (senza di lui, probabilmente, non avremmo mai visto Lo Chiamavano Jeeg Robot). A distanza di un po' di anni il regista napoletano ci riporta a Trieste per raccontarci di un Michele cresciuto e alle prese con il suo passato, ma soprattutto con il classico passaggio all'adolescenza. È indubbia, all'interno de Il ragazzo invisibile - Seconda generazione la volontà da parte della produzione di trasportare il film sempre più all'interno del mondo dei cinecomics americani, scegliendo più la strada DC che quella Marvel (compresa sigletta iniziale in stile comics). Un film più cupo, dark, che punta raccontare all'interno di un contesto che cerca di essere più action, i "drammi" e le insicurezze dell'età di Michele. Un bilanciamento tra azione e autorialità che purtroppo non riesce mai a trovare un vero e proprio bilanciamento all'interno della pellicola rendendola poco organica e di difficile comprensione nei suoi intenti. Non si spinge mai sull'azione pura (forse verso la fine della pellicola) e allo stesso tempo si affrontano con estrema leggerezza molti tempi che dovrebbero essere accolti con maggiore profondità. Gran parte della colpa è da attribuire a due elementi ben precisi che emergono con prepotenza durante la visione: sceneggiatura e recitazione. La prima, composta a sei mani, offre dei buchi a volte francamente difficile da accettare, sorvolando su alcuni particolari su cui lo spettatore difficilmente non può accorgere, andando a minare dei personaggi che, purtroppo, non riescono minimamente ad emergere a causa di una recitazione che, purtroppo, è davvero insufficiente. Tutto questo rende lo scontro tra "speciali" e "normali" (che probabilmente avrà il suo culmine in un terzo film? ma speriamo proprio di no..) piuttosto debole con un villain che (questo sì nella miglior tradizione dei cinecomis) non riesce mai a trovare una sua precisa identità e profondità, rimanendo sempre un po' troppo esterno alla vicenda. Gli stessi "speciali" sono buttati un po' li con i poteri che ricordano quelli di molti mutanti della Marvel (quelli meno importanti, tra gli X-Men e I Fantastici 4), ma che purtroppo non riescono a spiccare a causa anche (e soprattutto) di una serie di effetti speciali tutt'altro che impattanti, nonostante la presenza del bravissimo Victor Perez (ha lavorato per Il Cavaliere Oscuro e Rogue One).
Trama: Michele è cresciuto, e la sua vita continua a essere piena di sofferenza. I suoi poteri gli faranno conoscere persone legate alla sua vita e fare altre esperienze, esaltanti o dolorose.
Recensione: Nel 2014 il premio Oscar Gabriele Salvatores aveva sdoganato i cinecomics di produzione italiana, grazie al suo Il ragazzo invisibile. Un film tutt'altro che perfetto (anzi, alquanto insoddisfacente) ma coraggioso e con l'indiscusso merito di essere un "apripista" per il nostro mercato (senza di lui, probabilmente, non avremmo mai visto Lo Chiamavano Jeeg Robot). A distanza di un po' di anni il regista napoletano ci riporta a Trieste per raccontarci di un Michele cresciuto e alle prese con il suo passato, ma soprattutto con il classico passaggio all'adolescenza. È indubbia, all'interno de Il ragazzo invisibile - Seconda generazione la volontà da parte della produzione di trasportare il film sempre più all'interno del mondo dei cinecomics americani, scegliendo più la strada DC che quella Marvel (compresa sigletta iniziale in stile comics). Un film più cupo, dark, che punta raccontare all'interno di un contesto che cerca di essere più action, i "drammi" e le insicurezze dell'età di Michele. Un bilanciamento tra azione e autorialità che purtroppo non riesce mai a trovare un vero e proprio bilanciamento all'interno della pellicola rendendola poco organica e di difficile comprensione nei suoi intenti. Non si spinge mai sull'azione pura (forse verso la fine della pellicola) e allo stesso tempo si affrontano con estrema leggerezza molti tempi che dovrebbero essere accolti con maggiore profondità. Gran parte della colpa è da attribuire a due elementi ben precisi che emergono con prepotenza durante la visione: sceneggiatura e recitazione. La prima, composta a sei mani, offre dei buchi a volte francamente difficile da accettare, sorvolando su alcuni particolari su cui lo spettatore difficilmente non può accorgere, andando a minare dei personaggi che, purtroppo, non riescono minimamente ad emergere a causa di una recitazione che, purtroppo, è davvero insufficiente. Tutto questo rende lo scontro tra "speciali" e "normali" (che probabilmente avrà il suo culmine in un terzo film? ma speriamo proprio di no..) piuttosto debole con un villain che (questo sì nella miglior tradizione dei cinecomis) non riesce mai a trovare una sua precisa identità e profondità, rimanendo sempre un po' troppo esterno alla vicenda. Gli stessi "speciali" sono buttati un po' li con i poteri che ricordano quelli di molti mutanti della Marvel (quelli meno importanti, tra gli X-Men e I Fantastici 4), ma che purtroppo non riescono a spiccare a causa anche (e soprattutto) di una serie di effetti speciali tutt'altro che impattanti, nonostante la presenza del bravissimo Victor Perez (ha lavorato per Il Cavaliere Oscuro e Rogue One).
venerdì 9 novembre 2018
Il nome del figlio (2015)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 18/01/2016 Qui - Il nome del figlio (2015) non è la versione italiana della commedia francese Cena tra amici, infatti i due film usciti a distanza di tre anni, condividono soltanto il punto di partenza letterario, Le prénom, una pièce teatrale. Il nome di un bimbo in arrivo, annunciato durante una cena, è l'avvio e la bomba che esplode una dopo l'altra le maschere sociali dei commensali. A cambiare sono il salotto, convertito letteralmente e antropologicamente in italiano, e naturalmente il nome, ispirato dalla nostra letteratura e dalla nostra Storia (da Adolf a Benito). Paolo Pontecorvo, agente immobiliare con la battuta pronta e il vizio della beffa, e Simona, aspirante scrittrice di periferia col vizio della gaffe, aspettano un bambino. In occasione di una cena, che raccoglie intorno al tavolo i futuri zii e la futura zia, Paolo comunica con enfasi e convinzione il nome scelto per il nascituro. La famiglia, composta da professori universitari, insegnanti e musicisti allineati a sinistra, non reagisce bene davanti a quel nome, un nome 'inquadrato' a destra e dentro un passato drammatico per la nazione. Dibattito e scambio di idee degenerano presto in una messa in discussione di valori, scelte e persone, che non mancano di offendere e ferire tutti, nessuno escluso. Ma qualche volta l'amore può fare miracoli e rimettere ordine nel caos degli affetti.
mercoledì 7 novembre 2018
Il ragazzo invisibile (2014)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 13/01/2016 Qui - Il ragazzo invisibile è il primo film italiano (del 2014) di fantascienza incentrato su di un supereroe. Non è il solito film italiano, rappresenta infatti una vera e propria eccezione. Anche se in versione kids, con un potere 'generazionale' data l'età (13), è un film adatto a tutti. Generazionale nel senso che la scelta del potere è caduta sull'invisibilità, un potere ricco di valenze metaforiche, soprattutto per il cinema che è per definizione racconto del visibile, e visto che l'adolescenza è in genere il periodo di minima autostima e massimo narcisismo, essere invisibili diventa contemporaneamente un'aspirazione e uno spauracchio. Un genere (quello del film per ragazzi) stranamente molto trascurato in Italia. Dopo questo film ho capito il perché, Hollywood è davvero lontana anni luce. Il film ha per protagonista Michele, un adolescente apparentemente come tanti che vive in una tranquilla città sul mare. Non è popolare, non brilla nello studio, non eccelle negli sport, ma a lui in fondo non importa. A lui basterebbe avere l'attenzione di Stella, la ragazza che in classe non riesce a smettere di guardare, eppure ha la sensazione che lei proprio non si accorga di lui. Ma un giorno il succedersi monotono delle giornate viene interrotto da una scoperta straordinaria, Michele si guarda allo specchio e si scopre invisibile (grazie ad un costume), la più incredibile avventura della sua vita sta per avere inizio.
sabato 3 novembre 2018
La scuola è finita (2010)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 07/01/2016 Qui - La scuola è finita è un film (del 2010) di formazione giovanile. Alex, il protagonista di questo lungometraggio, è un ragazzo che non ha le idee ben chiare, in palese difficoltà, che spaccia droga tra i banchi della sua scuola ai suoi compagni di classe e che non vede un futuro ben definito così come non lo vedono due dei suoi professori (che vedono la bellezza anche in mezzo ai mostri) che tentano di aiutarlo ciascuno a suo modo cercando di salvarlo da genitori irresponsabili, da un vita fallita. Un film molto drammatico, molto crudo e duro, che rappresenta, a volte in modo esagerato e molto marcato, una triste realtà scolastica che vive in certe periferie cittadine o in particolari contesti molto disagiati. Le intenzioni di aiuto dei due professori però, vengono fraintese, anche per la burocrazia che a volte è poco flessibile. Il film offre spunti di riflessione e discussione sulla situazione scolastica sia da parte degli insegnati che degli studenti. Un film "democratico" perché ricorda che anche i professori sono esseri umani nonostante molti alunni li sentano molto distanti da loro, con delle problematiche, fragilità e sogni, quindi possono aiutarli fino ad un certo punto, poi spetta a loro. Interessante ma troppo lento e poco coinvolgente. Voto: 6-
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