Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/10/2019 Qui
Tema e genere: Sequel de Il ragazzo invisibile, il primo cinecomic italiano.
Trama: Michele è cresciuto, e la sua vita continua a essere piena di sofferenza. I suoi poteri gli faranno conoscere persone legate alla sua vita e fare altre esperienze, esaltanti o dolorose.
Recensione: Nel 2014 il premio Oscar Gabriele Salvatores aveva sdoganato i cinecomics di produzione italiana, grazie al suo Il ragazzo invisibile. Un film tutt'altro che perfetto (anzi, alquanto insoddisfacente) ma coraggioso e con l'indiscusso merito di essere un "apripista" per il nostro mercato (senza di lui, probabilmente, non avremmo mai visto Lo Chiamavano Jeeg Robot). A distanza di un po' di anni il regista napoletano ci riporta a Trieste per raccontarci di un Michele cresciuto e alle prese con il suo passato, ma soprattutto con il classico passaggio all'adolescenza. È indubbia, all'interno de Il ragazzo invisibile - Seconda generazione la volontà da parte della produzione di trasportare il film sempre più all'interno del mondo dei cinecomics americani, scegliendo più la strada DC che quella Marvel (compresa sigletta iniziale in stile comics). Un film più cupo, dark, che punta raccontare all'interno di un contesto che cerca di essere più action, i "drammi" e le insicurezze dell'età di Michele. Un bilanciamento tra azione e autorialità che purtroppo non riesce mai a trovare un vero e proprio bilanciamento all'interno della pellicola rendendola poco organica e di difficile comprensione nei suoi intenti. Non si spinge mai sull'azione pura (forse verso la fine della pellicola) e allo stesso tempo si affrontano con estrema leggerezza molti tempi che dovrebbero essere accolti con maggiore profondità. Gran parte della colpa è da attribuire a due elementi ben precisi che emergono con prepotenza durante la visione: sceneggiatura e recitazione. La prima, composta a sei mani, offre dei buchi a volte francamente difficile da accettare, sorvolando su alcuni particolari su cui lo spettatore difficilmente non può accorgere, andando a minare dei personaggi che, purtroppo, non riescono minimamente ad emergere a causa di una recitazione che, purtroppo, è davvero insufficiente. Tutto questo rende lo scontro tra "speciali" e "normali" (che probabilmente avrà il suo culmine in un terzo film? ma speriamo proprio di no..) piuttosto debole con un villain che (questo sì nella miglior tradizione dei cinecomis) non riesce mai a trovare una sua precisa identità e profondità, rimanendo sempre un po' troppo esterno alla vicenda. Gli stessi "speciali" sono buttati un po' li con i poteri che ricordano quelli di molti mutanti della Marvel (quelli meno importanti, tra gli X-Men e I Fantastici 4), ma che purtroppo non riescono a spiccare a causa anche (e soprattutto) di una serie di effetti speciali tutt'altro che impattanti, nonostante la presenza del bravissimo Victor Perez (ha lavorato per Il Cavaliere Oscuro e Rogue One).
Un peccato perché all'interno c'erano e ci sono elementi molto intriganti, come la visione del lato oscuro attraverso la crescita di un ragazzo, oppure la necessità di capire che la famiglia non sempre è quella che si ha, ma può diventare quella che si decide di creare. Tutta una serie di elementi che si perdono in una costruzione un po' troppo confusionaria e che cerca troppi rimandi nella controparte americana. Un passo indietro rispetto a quanto avevamo potuto vedere con il primo film. La visione di Salvatores, davanti ad una realizzazione tutt'altro che perfetta, nasconde in realtà moltissimi spunti che potevano e dovevano essere valorizzati meglio. Peccato.
Regia/Sceneggiatura/Aspetto tecnico/Cast: Anche se gli effetti speciali sono leggermente migliorati, a questo sequel manca l'aria di novità del precedente. Il montaggio e la regia fanno un piccolo salto di qualità, il ritmo è abbastanza serrato e Gabriele Salvatores non ha paura di adombrare una New York sotto scacco nella riconoscibile e magica Trieste, ma l'anello debole è la sceneggiatura (oltre alla recitazione), che non offre nulla di nuovo e rimescola i cliché per allungare la storia e proiettarsi verso una possibile terza avventura, che spero mai ci sarà.
Commento Finale: Se il primo film, per quanto irreale e fantasioso, risultava accettabile come novità e per il suo particolare genere "avventuroso" e fantastico nuovo per il cinema italiano, questa seconda pellicola no. Non c'è un vero cambiamento che non sia già scritto negli stereotipi del genere. La sceneggiatura si intoppa spesso in alcune scelte poco felici e troppo semplicistiche. Il primo X-Men è la chiara ispirazione della storia e gli snodi narrativi son fin troppo evidenti e eccessivamente spiegati allo spettatore. Nel cast brillano un po' di più l'Andrej di Ivan Franek e la Giovanna di Valeria Golino, che però si erano visti già nel primo capitolo. E quindi cosa rimane di questo sequel? Poco e niente.
Consigliato: No, al massimo agli amanti del genere, se questi hanno zero pretese.
Voto: 4,5
Trama: Michele è cresciuto, e la sua vita continua a essere piena di sofferenza. I suoi poteri gli faranno conoscere persone legate alla sua vita e fare altre esperienze, esaltanti o dolorose.
Recensione: Nel 2014 il premio Oscar Gabriele Salvatores aveva sdoganato i cinecomics di produzione italiana, grazie al suo Il ragazzo invisibile. Un film tutt'altro che perfetto (anzi, alquanto insoddisfacente) ma coraggioso e con l'indiscusso merito di essere un "apripista" per il nostro mercato (senza di lui, probabilmente, non avremmo mai visto Lo Chiamavano Jeeg Robot). A distanza di un po' di anni il regista napoletano ci riporta a Trieste per raccontarci di un Michele cresciuto e alle prese con il suo passato, ma soprattutto con il classico passaggio all'adolescenza. È indubbia, all'interno de Il ragazzo invisibile - Seconda generazione la volontà da parte della produzione di trasportare il film sempre più all'interno del mondo dei cinecomics americani, scegliendo più la strada DC che quella Marvel (compresa sigletta iniziale in stile comics). Un film più cupo, dark, che punta raccontare all'interno di un contesto che cerca di essere più action, i "drammi" e le insicurezze dell'età di Michele. Un bilanciamento tra azione e autorialità che purtroppo non riesce mai a trovare un vero e proprio bilanciamento all'interno della pellicola rendendola poco organica e di difficile comprensione nei suoi intenti. Non si spinge mai sull'azione pura (forse verso la fine della pellicola) e allo stesso tempo si affrontano con estrema leggerezza molti tempi che dovrebbero essere accolti con maggiore profondità. Gran parte della colpa è da attribuire a due elementi ben precisi che emergono con prepotenza durante la visione: sceneggiatura e recitazione. La prima, composta a sei mani, offre dei buchi a volte francamente difficile da accettare, sorvolando su alcuni particolari su cui lo spettatore difficilmente non può accorgere, andando a minare dei personaggi che, purtroppo, non riescono minimamente ad emergere a causa di una recitazione che, purtroppo, è davvero insufficiente. Tutto questo rende lo scontro tra "speciali" e "normali" (che probabilmente avrà il suo culmine in un terzo film? ma speriamo proprio di no..) piuttosto debole con un villain che (questo sì nella miglior tradizione dei cinecomis) non riesce mai a trovare una sua precisa identità e profondità, rimanendo sempre un po' troppo esterno alla vicenda. Gli stessi "speciali" sono buttati un po' li con i poteri che ricordano quelli di molti mutanti della Marvel (quelli meno importanti, tra gli X-Men e I Fantastici 4), ma che purtroppo non riescono a spiccare a causa anche (e soprattutto) di una serie di effetti speciali tutt'altro che impattanti, nonostante la presenza del bravissimo Victor Perez (ha lavorato per Il Cavaliere Oscuro e Rogue One).
Un peccato perché all'interno c'erano e ci sono elementi molto intriganti, come la visione del lato oscuro attraverso la crescita di un ragazzo, oppure la necessità di capire che la famiglia non sempre è quella che si ha, ma può diventare quella che si decide di creare. Tutta una serie di elementi che si perdono in una costruzione un po' troppo confusionaria e che cerca troppi rimandi nella controparte americana. Un passo indietro rispetto a quanto avevamo potuto vedere con il primo film. La visione di Salvatores, davanti ad una realizzazione tutt'altro che perfetta, nasconde in realtà moltissimi spunti che potevano e dovevano essere valorizzati meglio. Peccato.
Regia/Sceneggiatura/Aspetto tecnico/Cast: Anche se gli effetti speciali sono leggermente migliorati, a questo sequel manca l'aria di novità del precedente. Il montaggio e la regia fanno un piccolo salto di qualità, il ritmo è abbastanza serrato e Gabriele Salvatores non ha paura di adombrare una New York sotto scacco nella riconoscibile e magica Trieste, ma l'anello debole è la sceneggiatura (oltre alla recitazione), che non offre nulla di nuovo e rimescola i cliché per allungare la storia e proiettarsi verso una possibile terza avventura, che spero mai ci sarà.
Commento Finale: Se il primo film, per quanto irreale e fantasioso, risultava accettabile come novità e per il suo particolare genere "avventuroso" e fantastico nuovo per il cinema italiano, questa seconda pellicola no. Non c'è un vero cambiamento che non sia già scritto negli stereotipi del genere. La sceneggiatura si intoppa spesso in alcune scelte poco felici e troppo semplicistiche. Il primo X-Men è la chiara ispirazione della storia e gli snodi narrativi son fin troppo evidenti e eccessivamente spiegati allo spettatore. Nel cast brillano un po' di più l'Andrej di Ivan Franek e la Giovanna di Valeria Golino, che però si erano visti già nel primo capitolo. E quindi cosa rimane di questo sequel? Poco e niente.
Consigliato: No, al massimo agli amanti del genere, se questi hanno zero pretese.
Voto: 4,5
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