venerdì 11 ottobre 2019

Martyrs (2008)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 10/10/2019 Qui
Tema e genere: Controverso film francese diretto da Pascal Laugier, un horror definito come il più innovativo degli anni 2000.
Trama: Lucie è ormai scomparsa da un anno, quando viene ritrovata mentre cammina lungo una strada, in stato catatonico, incapace di ricordare cosa le sia successo. La polizia scopre il luogo dove la ragazza è stata rinchiusa, un vecchio mattatoio abbandonato. Tuttavia Lucie non presenta alcun segno di abuso sessuale o di violenza. Quindici anni dopo, si trova in una casa in mezzo alla foresta, ha un fucile in mano, e uccide un uomo.
Recensione: Fastidioso, malato, stomachevole, ma anche intrigante, geniale, differente sono alcuni degli aggettivi coi quali i migliori divoratori di horror che conosca hanno definito Martyrs e cosicché che alla fine ho deciso di cimentarmi anch'io nella visione dell'horror più innovativo degli anni 2000. Premetto di amare il genere e di essere un piccolo fan dei "torture porn", ma questa pellicola proprio non mi ha convinto fino in fondo. Però confermo, l'opera non lascia lo spettatore indifferente e, cosa non da poco, più che la paura, la somatizzazione entra nella stanza accompagnata da una sensazione di fastidio che potrebbe mettere a disagio anche i più indomiti e/o insensibili polimorfi, non io, anche se, tra risatine isteriche, sussulti sulla sedia e pruriti improvvisi, tutto mi è capitato, anche che gli snack diventassero meno gustosi. E tuttavia nessuna scena è davvero devastante, in Hostel (o nell'altro capostipite dell'horror francese moderno, Frontiers), per fare un esempio, troviamo sequenze molto più disgustose e aberranti. In ogni caso, cos'è Martyrs, presentato all'epoca a Cannes, dove molte polemiche suscitò, è il frutto di una mente curiosa di approfondire la psiche umana (e l'anatomia), oppure il regista è l'ennesimo pazzo scatenato che vuole dimostrare a sé stesso e a chi è a caccia di nuovi brividi di essere bravo nel destabilizzare l'essere umano? O, forse, è solo il gioco perverso di qualcuno che per guadagno non disprezza fare leva sulle comuni paure? Insomma, il dubbio che l'autore (Pascal Laugier) vada oltre lo scibile per pura, semplice, atavica voglia di emergere sorge e che abbia un secondo e (forse) poco nobile fine pare probabile, soprattutto per la scelta di mostrarci tutti gli stadi che portano l'essere umano dal pieno delle facoltà mentali e dalla buona salute al morire di stenti e dolore sviluppando uno stato di grazia degno di approfondimento scientifico.
Martyrs ovvero Martiri, ossia martirio, in sintesi estasi, capite bene dove vorrebbe arrivare, ma per me è un film sull'egoismo e sull'ipocrisia della razza umana che di cosa c'è dopo la morte, pretenzioso altrimenti sarebbe, e in parte lo è. La storia si apre con una bimba che scappa dai suoi carnefici e anni dopo riesce a prendersi la sua rivincita, quindi il film inizia come un classico revenge movie carico di tensione sino a quando pioggia, creature strane e soprattutto la stupidità prendono il sopravvento. Da questo punto siamo pronti ad affrontare l'horror che sta per iniziare, perché i presupposti sono talmente palesi da non lasciare alternativa e la narrazione infatti vira in quella direzione ma, nonostante ogni attimo sia prevedibile, l'ultima parte diventa una lunga estenuante attesa dell'inevitabile (capito il tutto la soluzione sarà una). E qui il regista offre il meglio di sé: fotografia impeccabile, realismo e adozione di tutti gli infallibili meccanismi per mettere a disagio lo spettatore. Tutto funziona, sino allo sfinimento...e mai errore fu più fatale. La pellicola chiude, infatti, cercando (probabilmente) di elevare il genere inducendoci pensieri filosofici e (sicuramente) di nobilitare un'opera che altro non è se non un film dell'orrore ottimamente confezionato, che avrebbe potuto essere un violentissimo e splendido thriller, ma ha deciso di diventare un lento, (pseudo)scioccante e di sicuro troppo lungo horror. Indubbiamente diverso, però furbo e morboso. Si apprezza l'omaggio al cinema nostrano anni '60-'70-'80 (con tanto di dedica finale a Dario Argento), ma per chi lo conosce abbastanza bene si pone un'altra questione: il film è davvero così innovativo? Tanti hanno già sviscerato l'argomento (e non solo) a suo tempo con risultati altalenanti, ma comunque innovativi. Nonostante non sia tutto da buttare, il problema è proprio qui: per l'horror più innovativo degli anni 2000 ci si aspettava qualcosa di più di un omaggio all'horror vintage. Ben fatto, ma a suo modo derivativo.
Regia/Sceneggiatura/Aspetto tecnico/Cast: Non si può certo dire che non funzioni, in quanto l'intento di disgustare e porre lo spettatore in discussione è raggiunto in pieno. Non si può nemmeno dire che non sia diretta con perizia o che gli effetti speciali non siano funzionali, anzi, da un punto di vista tecnico, ci regala il giusto disgusto, ma anche un paio di sequenze degne di nota (il massacro iniziale della famiglia è davvero notevole). Quello che, a mio parere, lascia perplessi è la sceneggiatura. Da un lato scivola in qualche cliché, dall'altro appare fin troppo ermetica e contorta (si ha l'impressione di procedere a casaccio). Gran parte della storia viene svelata solo in fase finale, ma rimane comunque in parte confusa. Inoltre rimane irrisolta la questione etica sulla violenza che sembra quasi "giustificata" dal finale. E il cast? A parte che da segnalare c'è una piccola parte per Xavier Dolan (che successivamente farà un cameo anche in 7 sconosciuti a El Royale), discreto è quest'ultimo, anche grazie a Morjana Alaoui e Mylène Jampanoï (le due ragazze protagoniste), decisamente azzeccate.
Commento Finale: Horror di nuova scuola (almeno per l'epoca) ma dotato di aspirazione altissime (e forse troppo pretenziose) e di un reparto (comunque) immaginifico molto complesso e raffinato Martyrs è un'esperienza non facile che mi sento di sconsigliare vivamente ai non appassionati del genere e ovviamente alle persone più sensibili. Truculento, sanguinolento e soprattutto abile nel rendere il dolore della carne, il film di Pascal Laugier mette in scena l'assuefazione alla violenza secondo il principio de Il Cacciatore e sembra procedere per delle strade un po' simili al j-horror e un po' ispirate alle torture di Hostel (più raffinate non più aberranti). E poi c'è il twist, che non convince, è senza dubbio "particolare" (accelera ancora di più sul dolore e sulla carne), ma alla fine il senso non lo trovi, perché il velo che viene (o vorrebbe essere) sollevato tende ad essere una paraculata.
Consigliato: Se siete curiosi, guardatelo, se siete timorosi, lasciate stare, nel primo caso se avete stomaco, nel secondo se non l'avete.
Voto: 6

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