Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 02/10/2019 Qui
Tema e genere: Western moderno dai caratteri esistenzialisti firmato David Mackenzie.
Tema e genere: Western moderno dai caratteri esistenzialisti firmato David Mackenzie.
Trama: Due fratelli, un ex detenuto e un padre divorziato, si confrontano con il rischio chiusura della fattoria di famiglia nel Texas e decidono di collaborare per mettere a segno una serie di rapine. Un uomo di legge, però, segue le loro tracce ed è determinato a fermarli.
Recensione: Finalmente completata la trilogia informale ideata da Taylor Sheridan che tratta della moderna frontiera americana. Infatti, dopo l'ottimo Sicario e il discreto I segreti di Wind River, ecco l'ultimo buon capitolo finale, anche se è questo in verità il secondo dei tre. Comunque dettagli a parte, con Hell or High Water, primo film prodotto da Netflix a ricevere una candidatura all'Oscar come miglior film, lo sceneggiatore statunitense coadiuvato dal regista britannico David Mackenzie (regista tra l'altro del bellissimo Perfect Sense con Eva Green) chiude il suo cerchio. Appunto con un western contemporaneo ad alto ritmo (che comunque si prende i suoi tempi nel far decollare la storia) e dai caratteri esistenzialisti (in questo è bravo il regista nel soffermarsi sui personaggi, e far capire il movente del crimine, di cui alla fine siamo un po' tutti colpevoli, perché egli non vuole giustificare i misfatti, ma farne comprendere l'origine, nella speranza che qualcosa possa cambiare). Hell or High Water (il cui titolo si riferisce ad un modo di dire: "come hell or high water", che significa "qualunque cosa accada", ma anche "ad ogni costo") è infatti un affascinante western postmoderno in cui al posto dei cavalli ci sono le auto e in cui è fortemente accentuata l'idea della fine di un'epoca (è il caso della scena della transumanza dei capi da bestiame da parte di cowboys che suonano quasi anacronistici), una tragica parabola sull'America, in cui a contare è solo il denaro, in tutte le sue declinazioni. Un film in cui si posa uno sguardo amaro su una società persa e sugli individui che la popolano, una società divisa, ferita, in cui la distinzione tra giustizia e vendetta sommaria è quanto mai labile (agli occhi di un europeo risulta sempre impressionate vedere il numero di persone armate e alcune di loro che, in una sequenza da vero western, si mettono ad inseguire i criminali per farsi, per l'appunto, giustizia da soli). Ma non vi è solo questo: il motore di tutto, com'è reso palese ed evidente, ciò che sta dietro ad ogni cosa è l'avidità delle banche, che, costringendo gli individui a scelte disperate, è all'origine dell'escalation di sangue e violenza del film. Ci sono poi riflessioni non banali circa le contraddizioni di una nazione fondata sul sangue (al pari di molte altre), spazzando via intere popolazioni e specie.
Nulla di nuovo, potrebbe dire qualcuno, ed è senz'altro vero, ma Hell or High Water (che coniuga con leggerezza e solidità la sua doppia anima di film d'azione e dramma di riflessione, percorrendo una strada lastricata di dollari facili ed alimentando la tensione nel rimandare fino alla fine la sua resa dei conti ad un epilogo cruento e beffardo che reclama una vendetta destinata a non consumarsi mai) costruisce personaggi a tutto tondo (memorabile il Texas Ranger di Jeff Bridges, coadiuvato benissimo da Gil Birmingham, già in Wind River, mentre Chris Pine e Ben Foster sono perfetti nei panni dei rapinatori disperati) e, seppur non innovando profondamente il genere, rimane (anche non uscendo dallo schermo e non penetrando nei sentimenti dello spettatore, perché comunque si limita ad una buona storia di vita attuale, ma niente di più) un buon film western contemporaneo, vivido e spietato (ho apprezzato la mancanza di retorica che spesso, in simili prodotti, vela tutto il resto), ben diretto e fotografato. Ed è anche capace di ironia, che non guasta mai.
Regia/Sceneggiatura/Aspetto tecnico/Cast: David Mackenzie decide (anche se il l'idea è dello sceneggiatore Taylor Sheridan, che qui si riconosce, dopotutto è un "Wind River", in quel caso anche regista, con un po' più di movimento) con questo suo film di rappresentare una parte di America ancora retrograda, fondata su una serie di preconcetti capaci di mettere in rilievo una limitatezza sociale impressionante (e il suo realismo fa breccia, la sua regia è attenta). Questo "messaggio" (se si vuole) riesce a risultare incisivo grazie anche alle maestose interpretazioni del duo Chris Pine/Ben Foster (quest'ultimo sempre a suo agio nei panni dei personaggi borderline, disadattati o schizzati), coadiuvati da un istrionico Jeff Bridges. Fotografia e musiche (bella la colonna sonora firmata da Nick Cave e Warren Ellis) sono ulteriori elementi che ottimizzano più del dovuto il valore intrinseco della pellicola. Una pellicola che pur non avendo una storia particolarmente innovativa e nemmeno troppo sviluppata, riesce comunque ad intrattenere dall'inizio alla fine.
Commento Finale: Candidato a quattro premi Oscar (Miglior film, Attore non protagonista, Sceneggiatura originale e Montaggio), Hell or High Water è stato ricoperto di lodi e consacrato uno dei migliori western e film degli ultimi anni. Dispiace essere parzialmente in disaccordo, perché il nono lavoro dell'esperto regista David Mackenzie rimane un prodotto solido e robusto capace di reggersi egregiamente sulle proprie gambe, ma la verità è che i cento minuti di visione non raccontano nulla di realmente nuovo e percorrono i binari classici del western moderno ambientato nella provincia americana. L'ambientazione texana, con vecchi rancheri che si credono ancora coraggiosi cowboy e uno stile di vita che sembra fuori dal tempo, funziona assai bene al contesto, così come la colonna sonora country-rock che è una presenza costante nei momenti di attesa o in alcune delle scene madri. Lo stesso filtraggio politico-sociale di tematiche contemporanee, con un'acuta critica al sistema bancario che lucra sulle vite della povera gente, ha una certa efficacia nel cesellare i numerosi dialoghi ad effetto con un mix di ironia e amarezza. Il vero problema dell'operazione è che non mette mai in mostra un respiro epico e cinematografico che ben si sarebbe adattato alla vicenda, guardando per tempi e stile più a una messa in scena da piccolo schermo, con tutti i pregi e difetti che questa impostazione comporta. Manca insomma quella necessaria carica viscerale e l'impatto empatico è solo sfiorato ma mai pienamente raggiunto, tanto che pure in alcune scene madri l'intensità emotiva viene smorzata sul nascere, confinando così anche le buone interpretazioni del trio di protagonisti (Jeff Bridges, l'anziano sceriffo, Chris Pine e Ben Foster i due fratelli rapinatori) in un mero esercizio di istrionico mestiere. Hell or High Water ha il classico aspetto da compitino preparato con cura e dovere, godibile e accattivante nel complesso ma privo di grinta e animosa personalità. Tuttavia è un film valido e di gran valore assolutamente da vedere.
Nulla di nuovo, potrebbe dire qualcuno, ed è senz'altro vero, ma Hell or High Water (che coniuga con leggerezza e solidità la sua doppia anima di film d'azione e dramma di riflessione, percorrendo una strada lastricata di dollari facili ed alimentando la tensione nel rimandare fino alla fine la sua resa dei conti ad un epilogo cruento e beffardo che reclama una vendetta destinata a non consumarsi mai) costruisce personaggi a tutto tondo (memorabile il Texas Ranger di Jeff Bridges, coadiuvato benissimo da Gil Birmingham, già in Wind River, mentre Chris Pine e Ben Foster sono perfetti nei panni dei rapinatori disperati) e, seppur non innovando profondamente il genere, rimane (anche non uscendo dallo schermo e non penetrando nei sentimenti dello spettatore, perché comunque si limita ad una buona storia di vita attuale, ma niente di più) un buon film western contemporaneo, vivido e spietato (ho apprezzato la mancanza di retorica che spesso, in simili prodotti, vela tutto il resto), ben diretto e fotografato. Ed è anche capace di ironia, che non guasta mai.
Regia/Sceneggiatura/Aspetto tecnico/Cast: David Mackenzie decide (anche se il l'idea è dello sceneggiatore Taylor Sheridan, che qui si riconosce, dopotutto è un "Wind River", in quel caso anche regista, con un po' più di movimento) con questo suo film di rappresentare una parte di America ancora retrograda, fondata su una serie di preconcetti capaci di mettere in rilievo una limitatezza sociale impressionante (e il suo realismo fa breccia, la sua regia è attenta). Questo "messaggio" (se si vuole) riesce a risultare incisivo grazie anche alle maestose interpretazioni del duo Chris Pine/Ben Foster (quest'ultimo sempre a suo agio nei panni dei personaggi borderline, disadattati o schizzati), coadiuvati da un istrionico Jeff Bridges. Fotografia e musiche (bella la colonna sonora firmata da Nick Cave e Warren Ellis) sono ulteriori elementi che ottimizzano più del dovuto il valore intrinseco della pellicola. Una pellicola che pur non avendo una storia particolarmente innovativa e nemmeno troppo sviluppata, riesce comunque ad intrattenere dall'inizio alla fine.
Commento Finale: Candidato a quattro premi Oscar (Miglior film, Attore non protagonista, Sceneggiatura originale e Montaggio), Hell or High Water è stato ricoperto di lodi e consacrato uno dei migliori western e film degli ultimi anni. Dispiace essere parzialmente in disaccordo, perché il nono lavoro dell'esperto regista David Mackenzie rimane un prodotto solido e robusto capace di reggersi egregiamente sulle proprie gambe, ma la verità è che i cento minuti di visione non raccontano nulla di realmente nuovo e percorrono i binari classici del western moderno ambientato nella provincia americana. L'ambientazione texana, con vecchi rancheri che si credono ancora coraggiosi cowboy e uno stile di vita che sembra fuori dal tempo, funziona assai bene al contesto, così come la colonna sonora country-rock che è una presenza costante nei momenti di attesa o in alcune delle scene madri. Lo stesso filtraggio politico-sociale di tematiche contemporanee, con un'acuta critica al sistema bancario che lucra sulle vite della povera gente, ha una certa efficacia nel cesellare i numerosi dialoghi ad effetto con un mix di ironia e amarezza. Il vero problema dell'operazione è che non mette mai in mostra un respiro epico e cinematografico che ben si sarebbe adattato alla vicenda, guardando per tempi e stile più a una messa in scena da piccolo schermo, con tutti i pregi e difetti che questa impostazione comporta. Manca insomma quella necessaria carica viscerale e l'impatto empatico è solo sfiorato ma mai pienamente raggiunto, tanto che pure in alcune scene madri l'intensità emotiva viene smorzata sul nascere, confinando così anche le buone interpretazioni del trio di protagonisti (Jeff Bridges, l'anziano sceriffo, Chris Pine e Ben Foster i due fratelli rapinatori) in un mero esercizio di istrionico mestiere. Hell or High Water ha il classico aspetto da compitino preparato con cura e dovere, godibile e accattivante nel complesso ma privo di grinta e animosa personalità. Tuttavia è un film valido e di gran valore assolutamente da vedere.
Consigliato: Sì, soprattutto agli amanti del genere, ma anche a tutti gli altri.
Voto: 6,5
Nessun commento:
Posta un commento