giovedì 24 ottobre 2019

Cold Fish (2010)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 24/10/2019 Qui
Tema e genere: Prendendo spunto da un vero fatto di cronaca, Sion Sono in modo giustamente rimaneggiato, parte con l'ormai classico tema della famiglia disfunzionale (argomento cardine della sua poetica) per poi prendere le strade di un thriller pacato fino ad inanellarsi sui binari dell'horror brutale e grottesco dove tra l'altro trova posto pure il genere dell'ero-guru (erotico grottesco). Dando così vita ad film drammatico e terrificante, ulteriore tassello di una filmografia ricca e stratificata come quella del regista giapponese.
Trama: Shamoto, gestore di un negozio di pesci tropicali, ha una figlia adolescente, Mitsuko, che viene fermata per taccheggio in una drogheria. L'aiuta a risolvere la faccenda Murata, anch'egli gestore di un negozio di pesci tropicali, per il quale Mitsuko inizia a lavorare. In realtà, dietro al suo fare gentile, Murata nasconde segreti inconfessabili che condivide insieme a sua moglie.
RecensioneSion Sono trova nella realtà uno spunto per tratteggiare ancora una volta un ritratto sconfortante dei mali esistenziali del popolo giapponese contemporaneo: disgregazione famigliare, depravazione sessuale, patologie mentali. Con una freddezza che fa ben più terrore delle sanguinolente immagini messe in scena (pure spaventose), il regista filma la distruzione psicologica del protagonista, giapponese medio con un lavoro tranquillo ed una famiglia normale, che lentamente vede crollare tutto ciò che ha costruito sotto i colpi di una follia cieca di cui è sia vittima che complice. Non si sa proprio per chi fare il tifo in questo film che non vanta nessun personaggio positivo, bensì una schiera di personcine maligne, meschine, o semplicemente pazze. Un abisso senza fondo che può solo precipitare in una violenza talmente efferata da poter essere perpetrata senza suscitare scandalo né rimorso di coscienza. Cold Fish, come sempre capita nei film di Sion Sono, è quindi un'opera complessa e stratifica che si serve intelligentemente di vari generi cinematografici per mostrarci un'umanità allo sbaraglio, forse destinata all'oblio. Perché anche se Cold Fish, per quanto atipico ed originale, rimane comunque un film di genere in grado di sorprendere soprattutto gli amanti dell'horror (gli omicidi sono glaciali ed il tutto risulterà molto disturbante per l'indifferenza e la brutalità con cui vengono perpetuati), per i suoi temi drammatici e sociali, può riuscire a colpire tutti. Più in generale, se con Suicide Club, Sono faceva del suicidio un atto di coraggiosa presa di coscienza di sé, Cold Fish può invece considerarsi un'apologia (satirica ovviamente) dell'omicidio: uccidere sembra infatti essere l'unica esperienza in grado di svegliare l'uomo medio dall'anestesia del tran-tran quotidiano e riscattare il grigiore di una vita anonima passata a chinare il capo e seguire la corrente.

Il film, visivamente parlando, non risparmia nulla allo spettatore soverchiandolo con scene di violenza, massacro e sesso abusante (l'ultima mezz'ora è di una potenza visiva che mi ha fatto venire la pelle d'oca). A livello contenutistico viene messa (anche fuor di metafora) molta carne al fuoco (anche in maniera seppur velata, la religione, in qualche modo associata ad un gesto orribile come l'occultamento di un cadavere). Il gioco è quello della dissoluzione di ogni senso etico ed infatti a questo tritacarne non sfugge nessuno: donne manipolatrici e prive di scrupoli, ammansite e ammaliate unicamente da potere e violenza, la nuova generazione (rappresentata dalla figlia) desiderosa di liberarsi il più presto possibile dell'insensata zavorra genitoriale per poter perseguire, senza remora, l'esclusivo principio del piacere. Le figure adulte maschili, per completare il quadretto, sembrano obbedire invariabilmente alla legge del più forte, restituendo anche nei modi e nella recitazione, una cruda ferinità. La quota d'odio che viene sprigionata (la trasformazione di lui è davvero fulgida) è molta e la storia "rimane", non soltanto a causa del raccapricciante impatto visivo.
Regia/Sceneggiatura/Aspetto tecnico/Cast: La regia di Sion Sono è calibratissima nella costruzione narrativa, una lenta ma inesorabile discesa all'inferno, rapida quando serve, pacata nella prima metà e via via sempre più nervosa. La fotografia predilige tonalità scure e ombre, per poi far esaltare un rosso acceso della carne sanguinolenta che inonda l'inquadratura. Colonna sonora funzionale e notevole interpretazione da parte di tutti completano il quadro che, sebbene privo di particolari difetti (tolto forse qualche insistito compiacimento grand-guignolesco nella seconda parte) non brilla per originalità del plot.
Commento Finale: A mio avviso Sion Sono ha il difetto di essere spesso prolisso e ripetitivo, però gli va dato atto di saper affondare il proprio coltello nel ventre dello spettatore che, nel bene o nel male, non rimane mai indifferente. Cold Fish non fa eccezione: ripetitivo fino alla nausea ma assolutamente lucido nel percorrere la strada che porterà il protagonista alla follia, anche con momenti che senza dubbio si possono definire di grande cinema (per lo più concentrati nella parte finale). E insomma altro film che rimane nella mente e nelle viscere.
Consigliato: Non l'ho ancora inquadrato e per di più metabolizzato a Sion Sono, ma se anche voi avete intenzione di guardare Cold Fish armatevi di nervi saldi e fegato d'acciaio.
Voto: 7

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