Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/10/2019 Qui
Tema e genere: Thriller psicologico/drammatico giallo incentrato su un ambiguo caso di cronaca nera affidato ad un navigato poliziotto.
Trama: Un professore "felicemente sposato", noto per il suo fascino, diventa il primo sospetto quando una giovane donna viene trovata morta. In realtà l'uomo nasconde di essere un ex alcolizzato e cova dentro di sé un forte malessere, talmente forte da fargli dubitare della realtà.
Recensione: Un thriller mediocre, povero di spunti che prende delle vie già percorse senza particolari sussulti. Il personaggio di Guy Pearce gioca un pochino al "memento" considerato le sue difficoltà di memoria, sospesa tra l'immaginario ed il reale. Pierce Brosnan più sornione e più misurato, mentre la vera indagine in fondo è affidata alla moglie interpretata da Minnie Driver. Un indagine che si focalizza sull'uomo che le sta accanto, tanto che la scomparsa della ragazza rimane volutamente a fare da cornice. Così facendo però si toglie troppo sale alla storia che si riassume nel solito dramma familiare di una coppia in crisi e sul bilico del divorzio. Perché certo, il building up dell'aura di mistero è molto ben calibrato, fra strutture a flashback, false piste, visioni oniriche (ricordi?) che inducono lo spettatore a dubitare della colpevolezza del protagonista, ma il gioco dura troppo: ben presto il film si rivela troppo lento, verboso e pretenzioso coi suoi discorsetti filosofici circa la verità o ciò che noi interpretiamo come tale. Però non sarebbe un problema se i nodi venissero al pettine nel finale: così non è, e quindi a fine visione resta un senso di vuoto e di delusione, per aver appunto visto un film pasticciato ed incongruente come questo. Un film in cui non ci sono colpi di scena, non c'è pathos, non c'è neppure una regia credibile, resta solo il caos. Scivolata abbastanza grande per il regista e, soprattutto, per il cast.
Regia/Sceneggiatura/Aspetto tecnico/Cast: Thriller senza infamia ma anche senza nessuna lode: il cast (un buon cast, oltre ai tre citati ci sono anche attori niente male, Odeya Rush, Jamie Kennedy, Alexandra Shipp e Clark Gregg) offre una prestazione professionale ma la regia (affidata al regista svedese Simon Kaijser da Silva) è anonima, il ritmo fiacco, la sceneggiatura non riesce a coinvolgere nonostante la presa di un soggetto tante volte declinato al cinema come quello l'innocente (o presunto tale) in trappola. Tecnicamente poi, non c'è niente che valga la pena segnalare.
Commento Finale: Parte bene, con una premessa già vista ma interessante, a cui si aggiunge la probabile perdita di memoria di cui Guy Pearce è maestro. Peccato che il film (che più che un thriller sembra un drammatico psicologico incentrato sul protagonista e sulla sua crisi esistenziale) poi non vada oltre questa base (e non decolli mai), declinandosi su ritmi lenti e su un continuo gioco di gatto col topo fatto dal poliziotto Pierce Brosnan (bravo) con il protagonista. Lo spettatore più navigato capirà presto che dell'arrosto c'è solo il fumo e il finale delude ampiamente. Mediocre.
Consigliato: Sì, per una serata soporifera attendendo l'ora fatale dell'adorato materasso.
Voto: 4,5
Trama: Un professore "felicemente sposato", noto per il suo fascino, diventa il primo sospetto quando una giovane donna viene trovata morta. In realtà l'uomo nasconde di essere un ex alcolizzato e cova dentro di sé un forte malessere, talmente forte da fargli dubitare della realtà.
Recensione: Un thriller mediocre, povero di spunti che prende delle vie già percorse senza particolari sussulti. Il personaggio di Guy Pearce gioca un pochino al "memento" considerato le sue difficoltà di memoria, sospesa tra l'immaginario ed il reale. Pierce Brosnan più sornione e più misurato, mentre la vera indagine in fondo è affidata alla moglie interpretata da Minnie Driver. Un indagine che si focalizza sull'uomo che le sta accanto, tanto che la scomparsa della ragazza rimane volutamente a fare da cornice. Così facendo però si toglie troppo sale alla storia che si riassume nel solito dramma familiare di una coppia in crisi e sul bilico del divorzio. Perché certo, il building up dell'aura di mistero è molto ben calibrato, fra strutture a flashback, false piste, visioni oniriche (ricordi?) che inducono lo spettatore a dubitare della colpevolezza del protagonista, ma il gioco dura troppo: ben presto il film si rivela troppo lento, verboso e pretenzioso coi suoi discorsetti filosofici circa la verità o ciò che noi interpretiamo come tale. Però non sarebbe un problema se i nodi venissero al pettine nel finale: così non è, e quindi a fine visione resta un senso di vuoto e di delusione, per aver appunto visto un film pasticciato ed incongruente come questo. Un film in cui non ci sono colpi di scena, non c'è pathos, non c'è neppure una regia credibile, resta solo il caos. Scivolata abbastanza grande per il regista e, soprattutto, per il cast.
Regia/Sceneggiatura/Aspetto tecnico/Cast: Thriller senza infamia ma anche senza nessuna lode: il cast (un buon cast, oltre ai tre citati ci sono anche attori niente male, Odeya Rush, Jamie Kennedy, Alexandra Shipp e Clark Gregg) offre una prestazione professionale ma la regia (affidata al regista svedese Simon Kaijser da Silva) è anonima, il ritmo fiacco, la sceneggiatura non riesce a coinvolgere nonostante la presa di un soggetto tante volte declinato al cinema come quello l'innocente (o presunto tale) in trappola. Tecnicamente poi, non c'è niente che valga la pena segnalare.
Commento Finale: Parte bene, con una premessa già vista ma interessante, a cui si aggiunge la probabile perdita di memoria di cui Guy Pearce è maestro. Peccato che il film (che più che un thriller sembra un drammatico psicologico incentrato sul protagonista e sulla sua crisi esistenziale) poi non vada oltre questa base (e non decolli mai), declinandosi su ritmi lenti e su un continuo gioco di gatto col topo fatto dal poliziotto Pierce Brosnan (bravo) con il protagonista. Lo spettatore più navigato capirà presto che dell'arrosto c'è solo il fumo e il finale delude ampiamente. Mediocre.
Consigliato: Sì, per una serata soporifera attendendo l'ora fatale dell'adorato materasso.
Voto: 4,5
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