mercoledì 30 ottobre 2019

La mélodie (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/10/2019 Qui
Tema e genere: La storia di un riscatto possibile attraverso la passione per la musica.
Trama: Simon, violinista in attesa di una svolta nella sua carriera, accetta di dare lezioni di violino in una scuola problematica della periferia francese.
Recensione: Primo lungometraggio di Rachid HamiLa mélodie è un film francese presentato fuori concorso durante la Mostra di Venezia nel 2017. Il regista presenta un tema già più volte esplorato dal cinema, sia sul versante dell'insegnamento che sullo specifico musicale (basti pensare a Les Choristes o a La famiglia Belier), indagando il classico rapporto tra adulti e ragazzi, tra insegnanti e studenti, tra maestri e apprendisti. Sorta di favola educativa al tempo stesso contemporanea (il disagio dei ragazzi e il loro retroterra è realistico) e dalla struttura classica, La mélodie si muove con una certa prevedibilità, alternando a ostacoli e sconfitte, momenti di commovente comunione e unità tra genitori e insegnanti, che imparano a conoscersi e si uniscono per offrire a quei ragazzi un'opportunità mai presa in considerazione e per farli arrivare ben preparati alla serata d'esibizione. Il film di Hami non è certo un capolavoro, ma la vicenda, per molti versi scontata, non ne sminuisce il valore e la potenza. Con semplicità e senza troppe pretese (e sicuramente rivolto a chi è altrettanto in cerca di una storia semplice e non di ricercatezze e sofismi artistici), il regista si accosta alla narrazione e al tema classico (l'influenza dei maestri sugli allievi, ma anche la passione che si rinnova negli insegnanti attraverso di loro) con dialoghi improvvisati o situazioni genuine e immagini delicate, sempre tese a mostrare i dettagli dell'universo musicale (violini, spartiti, corde, archetti) così come tensione, rabbia o gioia e stupore nei volti dei ragazzi. Il racconto nella sua linearità e totale assenza di colpi di scena o inaspettate svolte drammatiche esalta con semplicità tutto ciò che merita di essere sottolineato: il desiderio di un gruppo di giovani emarginati di riuscire a commuovere spettatore e genitori attraverso la loro musica, la scoperta di un vero talento in una realtà periferica dove mai ti sogneresti di andare a scovare un'artista, la rinascita di un uomo capace, attraverso il suo ruolo di maestro, di risolvere i suoi problemi personali riallacciando il rapporto con la figlia e la madre e donando un senso nuovo al suo mestiere (ed è apprezzabile la prova nei panni del protagonista di Kad Merad, in genere noto per i suoi ruoli comici). Le ambientazioni, i personaggi, il tessuto multiculturale e sociale esplorato dalla relazione tra gli studenti e gli insegnanti si fa così carico di sentimento e ci conduce verso un finale che restituisce a protagonisti e spettatori speranza e profonda emozione. Con un messaggio così forte e vitale non si può che passare sopra qualche perdonabile limite e apprezzare la delicatezza di una storia assolutamente positiva, ma anche una sobrietà che evita strade patetiche che sarebbe stato facile percorrere.

Regia/Sceneggiatura/Aspetto tecnico/CastLa mélodie appartiene al canone più classico dei film musicali ambientati nelle scuole. C'è un professore apparentemente inadeguato ma appassionato e, quindi, talentuoso. Ci sono ragazzi indomabili e indisciplinati ma ricchi di vita ed energia. C'è un obiettivo formativo, un concerto, che sembra impossibile da realizzare. L'incontro tra queste tre linee narrative dà origine all'arco di trasformazione del personaggio che, a dirla tutta, non è neanche troppo difficile da intuire. Eppure La mélodie è un'opera pienamente riuscita, dalla regia sicura e tecnicamente ineccepibile. Questo perché il regista Rachid Hami, a cui non interessa sfornare un capolavoro o mandare in sollucchero i cinefili d'essai con chissà quali elucubrazioni tematico-stilistiche, ciò che gli importa davvero è scaldare il cuore del pubblico e far comprendere le straordinarie possibilità (educative e non) offerte dalla musica classica, che tutto è tranne una "cosa da vecchi", si affida alle facce giuste. Infatti, al di là dell'essenzialità funzionale della messa in scena e della linearità del copione (che riesce a non scivolare mai nel patetismo retorico, anche se le occasioni per farlo abbonderebbero), del sempre bravo Kad Merad e della trascinante colonna sonora di Bruno Coulais (con un occhio, anzi un orecchio di riguardo agli estimatori della musica classica), gran parte del merito de La mélodie va ai suoi giovanissimi protagonisti: irriverenti, sboccati e cresciuti troppo in fretta, ma proprio per questo irresistibili, genuini e sempre convincenti, sia che vengano alle mani scambiandosi i peggiori insulti, sia che si esercitino suonando il violino sui gelidi tetti delle banlieue.
Commento Finale: Quello che sulla carta pareva un film avvolto nella carta da zucchero, sentimentale e benpensante dal primo proposito sino ai titoli di coda, in realtà possiede una grazia che ne fa una piccola sorpresa. Argutissimo nelle osservazioni psicologiche, attento a "registrare" solo l'autenticità, con scafati professionisti come un imprevedibile e profondo Kad Merad (lontanissimo dalle sue pur allegre commedie) a interagire con la visceralità e la disinvoltura dei ragazzi, La mélodie avvince ed emoziona, scatena ilarità e deterge eventuali scorie ciniche dall'animo degli spettatori. Un'opera prima di Rachid Hami (attore in La schivata e autore di due corti) che si pone felicemente un passo avanti a qualsiasi film-dibattito su razzismo e integrazione, nata dall'osservazione diretta di un corso di classica in un quartiere popolare. Ogni tanto è bello emozionarsi.
Consigliato: Sì, giacché questo è uno dei quei film che fanno bene all'anima, dove la semplicità è un valore aggiunto e, diciamolo pure, indispensabile.
Voto: 6,5

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