mercoledì 30 ottobre 2019

Dopo la guerra (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/10/2019 Qui
Tema e genere: È una riflessione sulle colpe e le violenze di un periodo storico recente, difficile da dimenticare e che condizionerà per sempre le vite di una famiglia diventata vittima di se stessa, costretta a condividere il dolore privato con il giudizio pubblico. Il film è liberamente ispirato alle storie di alcuni condannati degli anni di piombo italiani, riparati in Francia sotto la dottrina Mitterrand (François), tra cui Paolo Persichetti e Cesare Battisti.
Trama: Per evitare di essere estradato in Italia, Marco (un ex terrorista non pentito rifugiato in Francia) cerca di scappare in Nicaragua con la figlia. Il destino risolverà per tutti la quanto mai difficile situazione, sua e della famiglia.
Recensione: Presentato a Cannes nel 2017, Dopo la guerra è il primo film di finzione di Annarita Zambrano. Un film non facile e coraggioso (ispirato alla tragica vicenda di Marco Biagi ucciso nel 2002 dalle Brigate Rosse) perché si addentra in una delle ferite ancora sanguinanti della storia italiana, quella del terrorismo di estrema sinistra o destra che ha insanguinato il nostro Paese. La regista, però, sceglie un taglio particolare. Il film, infatti, non scava nelle ragioni sociopolitiche che portarono a fine anni '60 decine di persone a intraprendere quella strada, ma si sofferma sulle conseguenze che le loro azioni hanno causato sulle persone a loro vicine. Nella parte italiana, infatti, il film si focalizza sulle figure di Anna (Barbora Bobulova, per una volta davvero brava), sorella di Marco (Giuseppe Battiston, più a suo agio in altre parti ma comunque anche qui molto bravo), sul marito Riccardo (Fabrizio Ferracane), un magistrato di primo piano nazionale, e sulla madre Teresa (Elisabetta Piccolomini). Anche loro vengono investite direttamente dall'attenzione mediatica che si riaccende su Marco. È il maledetto passato che ritorna e le loro vite ne vengono sconvolte nei gesti quotidiani. Sono anche loro vittime e, agli occhi dell'opinione pubblica, colpevoli per il fatto di essere parenti di un terrorista. Nella parte francese tutto ruota attorno al rapporto tra Marco e la figlia Viola (Charlotte Cétaire) che viene letteralmente strappata dalla sua vita, dalle sue amicizie e passioni. Un rapimento vero e proprio che si conclude in un casolare abbandonato dove Marco aspetta i documenti per scappare e dove incontrerà una giornalista per un'intervista in cui ribadisce le folli ragioni (senza ombra di pentimento) che lo hanno portato sulla strada del terrorismo. Il film è certamente intenso e ricco di spunti. Dove fatica un po' è proprio nell'amalgamare la parte italiana (più convincente) con quella francese, tanto che il film sembra veramente troppo spaccato in due parti. Rimane comunque un interessante esempio di cinema di impegno civile, da parte di una regista che ha dimostrato di avere coraggio e qualità.

Regia/Sceneggiatura/Aspetto tecnico/Cast: Pur essendo un'opera prima, Dopo la guerra di Annarita Zambrano risulta una pellicola riuscita e toccante. La regista, infatti, riesce ben a rappresentare le reazioni ed il coinvolgimento che hanno i vari protagonisti della storia: qui non si giudica affatto l'operato o meno del protagonista terrorista e, pertanto, non vi sono manifestati espressamente giudizi morali, ma solo, la rappresentazione degli stati d'animo e della condizione che essi stanno vivendo come ripercussione ai vari eventi e, nel caso specifico, al cambiamento della legge in Francia. Una condizione, alquanto dolorosa e difficile da sopportare e da affrontare per tutti, colpevoli e non. Convincente la recitazione nel proprio ruolo drammatico di ex-terrorista di Giuseppe Battiston come anche quella dell'esordiente e giovanissima Charlotte Cétaire nella parte della figlia. Insomma, un'opera intimistica ben diretta e presentata (perché anche tecnicamente ben confezionata) che va dritta al cuore dello spettatore, inducendolo anche a riflettere seriamente.
Commento FinaleDopo la guerra è un film tutto sommato riuscito alla luce dei fatti che racconta e per come li racconta, ossia attraverso l'eco delle conseguenze di azioni lontane. Ed in fondo quello che ci comunica l'autrice è proprio questo, come tutto quello che facciamo influenzi non solo noi ma chiunque ci stia vicino, anche se sono passati anni, anche se ci sono centinaia di chilometri a separarci. La (non) presa di coscienza dei propri errori e gli effetti che essi hanno sulle persone a noi care sono il tema portante di un film che analizza in modo apparentemente distaccato, ma alla fine efficace, la causa-effetto di un crimine, senza entrare troppo nel merito politico delle vicende ma rimanendo, al contrario, su un piano più intimo e umano.
Consigliato: Sì, ma va visto però evitando i pregiudizi, e concentrandosi sul lato umano.
Voto: 6

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