mercoledì 30 ottobre 2019

Bangla (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/10/2019 Qui
Tema e genere: Partendo da un approccio fortemente autobiografico, il regista racconta le difficoltà dell'amore all'interno di un particolare contesto familiare, religioso e culturale. E lo fa con una commedia simpaticissima nella sua semplicità.
Trama: Nel multietnico quartiere romano di Torpignattara vive Phaim, un ventenne figlio di una coppia di bengalesi. Come tanti altri figli di immigrati, Phaim vive le mille contraddizioni delle seconde generazioni alle prese con un complicato processo di integrazione culturale. L'incontro con una ragazza di origini italiane creerà in lui difficoltà fino a quel momento del tutto inattese.
Recensione: Il tema dell'immigrazione straniera è in tempi recenti, molto dibattuto sfiorando toni drammatici se utilizzato per fini di speculazione politica italiana, ma se a raccontare una storia di integrazione di un giovane nato in italia di origine bengalese è proprio il protagonista e il realizzatore del film ovvero il Phaim (Bhuiyan di cognome) di cui si parla allora i toni si stemperano diventando addirittura ironici con punte di comicità involontaria sia nel linguaggio parlato che nei comportamenti dei personaggi. Allora tutto il dramma degli immigrati assume un differente punto di vista che il giovane regista (già svezzato fra documentari e la passione folle per il cinema, concretizzatasi in questa pellicola distribuita da Fandango) ci propone in questa storia semplice di un amore tra lui indiano di colore cappuccino, e una lei altrettanto giovane, ma italiana, della periferia romana abitante nella stessa Torpignattara dove risiede con la sua tradizionalissima famiglia, il ragazzo bangla. Dunque un melting pot tra centro e periferia del mondo tra chi nasce immigrato e chi nasce "periferico" essendo cittadino italiano titolato. Un divertente miscuglio nel film, diciamo recitato, in un dialetto romanesco alla "Bangla" quasi a dire coatto, che conferisce un tono forse pasoliniano di borgata o forse il perfetto opposto di brutti sporchi e cattivi di memoria scoliana. Infatti tutti i personaggi da Phaim ad Asia la neo fidanzatina, agli amici e familiari e via dicendo sono pulitini bellini e soprattutto buoni e simpatici. Forse il vero riferimento cinefilo del giovane regista indiano Phaim è il Moretti alias Michele di Ecce bombo o meglio il Nanni di Caro diario (tuttavia il riferimento principale spetta a The Big Sick, ugualmente simpatico). Tutto questo confezionato in una semplice e veloce narrazione di scenette divertenti e adatte ad un pubblico consono all'età dei protagonisti, forse più autentici dei giovani di Moccia e Muccino. E così si ride e si sorride delle convinzioni del poco più che ventenne che si affaccia al mondo, grazie alla capacità dell'autore di sdrammatizzare argomenti così importanti che possono essere fonte di separazione fra differenti culture, come nel caso di scelte imposte da tradizione e famiglia, sempre riviste con una dose di leggerezza che pervade tutto il film.

Ci deliziano le aggiunte di Pietro Sermonti e Simone Liberati, nei ruoli di un padre rocker mancato e di un pusher silente oltre alla protagonista Carlotta Antonelli anche lei, come buona parte del cast, alla sua prima uscita sul grande schermo. Certo, poteva essere indubbiamente migliore, ma è piacevole da vedere proprio per alcune battute ironiche, alcune scene divertenti e la leggerezza nella narrazione. Da vedere per rilassarsi.
Regia/Sceneggiatura/Aspetto tecnico/Cast: Commedia leggera, fresca, variopinta, Bangla ha tutto il sapore di un film senza alti obiettivi: la voice over di Bhuiyan invade quasi tutta la storia, accelera l'empatia con lo spettatore, ci spiega quello che il protagonista pensa e vive. Non affronta certo tematiche inedite: gli italiani di seconda generazione, l'amore tra musulmani e italiani, le tradizioni familiari, la fluidità relazionale, i social come via iniziale di comunicazione, gli smartphone e gli audio di WhatsApp. A renderla diversa dalle altre commedie scritte da italiani per italiani è la scrittura "giovane" di Phaim (con l'aiuto di Vanessa Picciarelli), la direzione creativa di Emanuele Scaringi (filmmaker esordiente con La profezia dell'armadillo e sceneggiatore anche di film come Diaz), la regia e interpretazione (da protagonista) dello stesso Phaim Bhuiyan.
Commento Finale: Un'opera prima decisamente creativa ed intelligente, quella del giovane regista classe '95. Bangla non è certo esente da alcune naturali ingenuità, come ad esempio una gestione della regia ancora acerba. Phaim Bhuyian porta in scena una storia fresca, autentica, specchio di una realtà che ci riguarda e che non deve farci paura. Nel racconto di un amore giovanile complicato c'è tutta la passione di un ragazzo che ama quello che fa e che ha voglia di descrivere le differenze di una cultura diversa dalla nostra, ma ormai radicata ed integrata, quindi accettata. E riguardo al dilemma del protagonista? Il dubbio di un ragazzo innamorato diventa fonte di una riflessione universale. Buona la prima.
Consigliato: Secondo me da vedere, o se l'avete già visto, da rivedere.
Voto: 6+

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