sabato 24 novembre 2018

L'ape Maia: Il film (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 09/02/2016 Qui - In oltre cento anni è diventata una celebrità, prima grazie alla serie di libri per bambini, poi alla celebre serie tv. Ora l'ape più maldestra e anticonformista di tutte, leggendaria icona tv degli anni settanta e ottanta, è la star nel film (del 2014) L'Ape Maia: il film. A volte infatti ritornano, se poi sono nate, cresciute o hanno conosciuto il definitivo successo negli anni '80 tornano di sicuro, l'effetto nostalgia è in campo. L'ape per antonomasia torna per grandi e piccini animata e in computergrafica, con produzione tedesca e appeal internazionale (il marchio ha 260 licenziatari nel mondo). Ma rispetto alla serie tv l'Ape Maia ha certamente più ritmo e un look rinfrescato. Ci sono le api operaie, che svolazzano indaffarate tutto il giorno, c'è l'ape regina, che comanda l'esercito e prospera grazie alla pappa reale, e poi c'è l'Ape Maia, che non ha bisogno di presentazioni a meno di non venire da un altro pianeta. Troppo curiosa e anticonformista per vivere chiusa nell'alveare, Maia vola quotidianamente alla scoperta delle infinite sorprese del prato, al seguito di Flip, affascinante cavalletta vagabonda, e sempre in compagnia di Willy, l'amico più fifone nonché il più caro. I suoi buffi sforzi per essere come gli altri e diventare una brava ape (la piccola e anticonformista Maia nasce in un alveare dove non è facile essere diversi), la mettono in conflitto con la malvagia consigliera dell'Ape Regina che nel frattempo sta organizzando un grosso furto di pappa reale. Quando Maia scoprirà il suo piano minaccioso, chiamerà a raccolta tutti gli insetti, comprese le temute vespe, che si riveleranno ottimi alleati.
L'Ape Maia è entrata ronzando nelle case di tutto il mondo attraverso il tubo catodico grazie alla serie di cartoni animati giapponesi che ha debuttato alla metà degli anni Settanta e da allora, anche in Italia, non è mai più uscita dallo schermo. Il film narrativamente prende a pretesto la lotta secolare tra api e calabroni per ribadire l'innata apertura della piccola Maia verso gli altri insetti e la sua ben riposta fiducia nel prossimo. Complica opportunamente le cose una piccola linea gialla, nella quale Maia sventa un complotto ai danni della regina, dimostrando di possedere le qualità ideali per assurgere forse un giorno al ruolo di leader o in ogni caso una regalità d'animo che ne fa immediatamente l'eroina del film e del pubblico. La nuova Ape Maia non perde la vivacità che è il suo marchio di fabbrica (anche se oggi,  forse, bisognerebbe chiamarla ipercinetismo) né l'altruismo, che è il motore principale delle sue avventure morali. Ha occhi più grandi, fisico più snello, acconciatura più sbarazzina, ma conserva la voce infantile senza essere bisbetica. Cambiano, inoltre, il ritmo delle scorribande e i temi sfiorati. Alla scoperta della natura e dell'"umanità" che la abita, si sostituisce qui il discorso più contemporaneo e narcisista sull'identità ("Che ruolo ho io?"). Non manca, infine, un'impollinata d'ironia, alla politica guerrafondaia dell'ambiziosa Ronzelia, nascosta dietro l'alibi della sicurezza nazionale dell'alveare da garantire ad ogni costo, Maia risponde con la disobbedienza non violenta: il più sincero, in fondo, dei ritorni alle origini. Divertente e colorato, consigliato soprattutto ai più piccoli. Voto: 6-

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