Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2019 Qui - Una pagina cruenta della nostra Storia, raccontata senza veli, senza indulgere in toni faziosi (non eccedendo in commenti, sottotitoli e indicazioni dell'autore fra le pieghe dei dialoghi dei protagonisti), con dedizione alla verità degli eventi, o almeno in modo tutto sommato verosimile, dopotutto non aspettatevi una ricostruzione storica fedele, anche perché i film storici, o tratti da storie vere, si prendono quasi sempre parecchie libertà). Red Land (Rosso Istria) infatti, film del 2018 diretto, sceneggiato e prodotto da Maximiliano Hernando Bruno, all'interno dei limiti di un punto di vista preciso, ossia quello della comunità italiana costretta ad abbandonare i territori ceduti alla Jugoslavia dopo la Seconda guerra mondiale (è chiaro che alcuni elementi utili non a giustificare, ma almeno a spiegare gli avvenimenti istriani del settembre-ottobre 1943 siano taciuti o appena accennati), e al netto di alcuni anacronismi e ingenuità, fornisce una versione tutto sommato verosimile della tragica vicenda di Norma Cossetto, laureanda dell'Università di Padova arrestata dai partigiani comunisti in Istria dopo l'8 settembre 1943, il cui corpo sarà riesumato tre mesi dopo dalla foiba di Villa Surani insieme ad altre decine di sventurati. Giacché il film, diretto con ambizione dal regista argentino, si impegna a tracciare un affresco corale di una resistenza strenua di un gruppo di paesani onesti e dediti al lavoro, colpevoli di aver assecondato, pur senza enfasi alcuna, l'ondata trionfalistica fascista in via di ritirata dopo l'armistizio e la resa del 1943. L'impegno e la buona volontà di narrare i fatti documentati dalle sanguinose stragi che hanno afflitto e falcidiato centinaia di innocenti nelle terre del Nord est del paese nei momenti cruciali e più drammatici del Secondo conflitto, sono senz'altro innegabili e suscettibili di merito e menzione.
Non a caso la pellicola sceglie una narrazione classica a flash-back, aperta e chiusa da due appendici risalenti ai giorni nostri (interpretate da una consunta e sofferta Geraldine Chaplin), quasi a voler ribadire la necessità e l'urgenza di una memoria che possa non dimenticare ne tacere certe pagine devastanti della nostra storia recente, a vantaggio delle future generazioni. Si tratta per questo di un film duro, crudo, ma appunto ricco anche di spunti di riflessione e foriero di un messaggio di pace futura e di speranza. Un film che riesce ad affrontare un argomento ancor oggi politicamente spinoso in maniera tutto sommato equilibrata, sia pure all'interno, come si diceva, di una visione di parte. Un film (tra i cui interpreti riconosciamo ed apprezziamo pure, in ruoli minori ma non meno cruciali, Franco Nero, Sandra Ceccarelli, e lo stesso cineasta Bruno) che si districa narrativamente secondo una storia corale che permette ad alcuni personaggi, come la tenace studentessa Norma Cossetto, martire tra le più note dell'eccidio delle foibe, di farsi carico dei momenti più drammatici e riusciti della pellicola. Che, a volte, certo, sbanda nella costruzione di personaggi a rischio di caricatura, come avviene talvolta soprattutto nel tratteggio di alcuni crudeli personaggi di aguzzini istriani. Che ha diverse pecche sul piano tecnico che, a mio parere, non consentono di dare una valutazione superiore a sufficiente (durata eccessiva, personaggi che appaiono fugacemente senza che se sappia più nulla, evoluzioni psicologiche troppo repentine, eccessiva spettacolarizzazione di alcune scene). Ma si tratta, nel suo complesso, di un prodotto valido, soprattutto per il merito che la Rosso Istria di tornare validamente in argomento su una vera e propria strage di innocenti destinata troppo spesso ad essere tralasciata o non valutata adeguatamente con lo sdegno che merita, tra i capitoli più bui e drammatici per l'umanità, incentrati attorno ad un conflitto bellico devastante come fu la guerra nel lungo periodo tra il '39 e il '45. Lodevole l'intento, accettabile la ricostruzione storica, migliorabile la realizzazione. Voto: 6
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