giovedì 13 giugno 2019

Shin Godzilla (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2019 Qui - Quando seppi di questo film, mi sembrava che fosse solamente un'operazione furbetta, realizzata solo per riportare in patria (era da decenni infatti che non se ne producevano più) un monumento nazionale dopo l'ottima esperienza americana targata Gareth Edwards (che aveva finalmente azzeccato l'essenza del mostro giapponese più famoso di tutti i tempi), e invece ho dovuto ricredermi. Perché fin dal suo titolo, Shin Godzilla (tuttavia a livello internazionale il titolo è Godzilla Resurgence) ci fa capire che stiamo assistendo ad un'operazione di reboot completo (in giapponese, shin significa nuovo, vero e divino), ponendosi dunque come nuovo inizio (non è infatti un seguito del film originale del 1954, bensì un reboot). In tal senso paradossalmente Shin Godzilla è moderno e satirico. Shin Godzilla ostenta con vigore tutto il suo lato rudimentale e grezzo, apprezzabile perché fa comprendere che non servono attrazioni ultra-milionarie per appagare l'occhio dello spettatore. Shin Godzilla è il nuovo, potente e riuscito kaiju movie che serviva per dimostrare che non sono solo gli americani a gestire i grossi mostri dalla distruzione facile. Là, subito oltre l'oceano Pacifico, i giapponesi hanno perciò rispolverato e ricontestualizzato uno degli esempi più emblematici della loro cinematografia (al tempo) gotica (simbolo e metafora di un secondo dopoguerra emotivamente e realisticamente devastante). Alla regia, di questa produzione dell'anno 2016, vengono scelti Hideaki Anno e Shinji Higuchi: Anno è uno dei registi e animatori più influenti degli ultimi decenni conosciutissimo ovunque per la serie Neon Genesis Evangelion (che tuttavia io non conosco) e per le sue collaborazioni con l'amico Hayao Miyazaki allo Studio Ghibli, Higuchi è un regista e sceneggiatore giapponese, specializzato nel curare effetti speciali, ed ha anche collaborato in più film di Godzilla. E il risultato è incredibile e bizzarro. Incredibile perché ritmato e narrativamente solido (nonostante qualche momento di stanca), Shin Godzilla è un cinema molto lontano dal superficiale patriottismo statunitense.
Bizzarro perché Godzilla sorge dalle acque della baia di Tokyo in una versione larvale, e inizia a mutare davanti agli occhi degli abitanti della metropoli, seminando distruzione nel contempo. Quando raggiunge la sua forma finale, non assomiglia per niente al mostro "eroico" del film di Edwards (qui la recensione) e delle pellicole più leggere della saga giapponese. In sessant'anni, Godzilla ha assunto varie forme: è stato un protettore della natura (come nell'ultimo film americano), un amico degli uomini oppure una minaccia bruta. Quest'ultima lettura è quella che fanno Hideaki Anno e il co-regista Shinji Iguchi. Ma il film non è solo questo, anzi, l'intento principale di tutta l'opera è una brutale e sincera denuncia al sistema giapponese, creato per seguire alla lettera leggi e cavilli ma incapace di organizzarsi in caso d'improvvisazione, facendosi al tempo stesso schiacciare da alleati ben più smaliziati. Caste divise in livelli (metaforizzate molto bene dai vari piani degli uffici governativi), compartimentizzazione, infinite cariche, ministeri, protocolli, una società schiava della propria organizzazione, in cui non si riesce mai a trovare un vero colpevole o un vero leader, spesso frenati da dettami fin troppo antichi o da giochi politici che operano nell'ombra. La critica di Anno è dura ma giusta, atta non solo a polemizzare ma anche a celebrare chi, come i protagonisti, cerca di uscire da questo teatrino sociale guardando al futuro, pur non ritraendo mai dei personaggi completamente positivi. Aiutati da un'infinità di dialoghi veramente ben scritti, la storia ha un ritmo serratissimo e scorre via nell'ansia di prevedere gli avvenimenti futuri, con una enorme figura fantascientifica che a volte resta intelligentemente quasi come sfondo rispetto alla vicenda politica e sociale, anche se quella parte di film, di distruzione, non manca, anzi. Purtroppo il budget non sembra essere adatto ad una produzione del genere e si può fare qualche rimostranza per la scarsa CGI del film, che a volte davvero disturba soprattutto quando Godzilla è in movimento ma è davvero poca cosa rispetto alla maestosità intellettuale di tutta la produzione. Shin Godzilla è dunque un film che va capito e messo nel contesto della produzione e della cultura giapponese, tanto è lontano dagli standard occidentali. Ma, oltrepassando questo minuscolo ostacolo, ci si trova davanti un'opera di rara potenza visiva che offre ai fan un grande ritorno, da troppo tempo atteso. Voto: 6,5