lunedì 15 aprile 2019

Il cittadino illustre (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/03/2018 Qui - Sorprende e diletta Il cittadino illustre (El ciudadano ilustre), il film di Gastón Duprat e Mariano Cohn del 2016, che ricorre con maestria all'ironia e allo humor sottile per raccontare il dramma di uno scrittore ormai privo di idee e lanciare una sottile critica a una certa società. Un'opera che conferma il valore del cinema argentino (come già visto con l'agghiacciante El Clan), che oltre a raccontare la storia convincente di un uomo smarrito, riesce a far ridere e riflettere grazie alla straordinaria interpretazione di un gruppo di attori ben calibrati (a cominciare ovviamente dal protagonista Oscar Martinez, Coppa Volpi a Venezia come miglior attore), a una sceneggiatura quasi perfetta e a una regia curata dal punto di vista estetico e scenografico. Il cittadino illustre infatti è una pellicola dove l'ironia e la commedia si fondono bene con il cinismo e il dramma, presentando un mix di passioni ed emozioni magari poco originali, ma capaci di coinvolgere lo spettatore in maniera riflessiva e con un pizzico di mistero. Perché in questo film, che vuole raccontare di quanto la fama, la notorietà, l'eccellenza, nasconda insidie e pericoli dettate da invidie, gelosie, bisogni e ricordi da cancellare, realtà e fantasia sono facce della stessa medaglia. D'altronde in questa commedia grottesca (altresì ricca di dettagli significativi) in cui si ironizza sul rapporto tra lo scrittore e la sua opera, dinamiche estreme e ai limiti del paradosso, soprattutto nell'enigmatico finale che sconquassa le nostre salde certezze portandoci a ripercorrere, riflettere e reinterpretare l'intero film, non solo strappano una risata genuina nello spettatore, ma ci fanno discretamente (ed efficacemente) riflettere sul rapporto tra reale ed immaginario (poiché se in Neruda la sovrapposizione di questi elementi non risultava armonico, qui dato che si tratta di una commedia, sì).

Questa commedia tagliente infatti, molto meno banale di quanto possa sembrare (poiché dietro si nasconde una vicenda significativa, e in cui a emergere chiaramente è il senso di solitudine di uno scrittore straniero in patria, e ovunque, che non può far altro che rassegnarsi all'evidenza della sua condizione, quella di osservatore critico di una realtà da sempre respinta da far rivivere solo attraverso le pagine di un nuovo, grande bestseller), fatta di un'ironia graffiante, è stata una piacevole sorpresa. Il cittadino illustre infatti ci parla di un Nobel per la Letteratura (a tal proposito provocatorio e spiazzante è il discorso che fa davanti ai reali svedesi), che vive in Europa da decenni, che accetta un invito dalla sua città natale in Argentina per ricevere un premio. Nel suo paese però, il protagonista ritroverà sia le affinità, sia le differenze inconciliabili con la propria gente. Nel suo ideale viaggio nel passato difatti, tra amici di infanzia, riflessioni nostalgiche e luoghi comuni, si imbatterà nel classico sindaco con la fascia, la Miss locale, il camion dei Vigili del fuoco a sirene spiegate e tanto altro. Un quadro madido di provincialismo e di humour impietoso, scritto con grande intelligenza, alternando situazioni tragicomiche e grottesche a momenti di commedia alta e raffinata, non perdendo mai in compattezza. Se all'inizio infatti i cittadini lo accoglieranno in maniera sincera e semplice, investendolo di ogni onore (tra cui quello di giudice di un concorso pittorico), presto queste attenzioni diventeranno troppo insistenti, troppo cariche di aspettative, e la piccola realtà di paese inghiottirà la grande personalità dello scrittore, tirandolo dentro una serie di eventi (di ambigue verità) squallidi e persino pericolosi. E di cose difatti (anche per colpa della "lolita" interpretata dalla bella Belen Chavanne) ne succederanno. Insomma una pellicola decisamente interessante, ben fatta e ben recitata che merita certamente una visione. Tuttavia nonostante belle immagini di surreale desolazione e nonostante molti pregi (di un'opera scritta bene, mai banale ed anche registicamente sicura) non solo ha una scelta estetica così povera che rischia di renderlo un po' troppo piatto, spoglio, con una malinconia che non è nei fatti di per sé ma nel come sono mostrati, ma alcuni passaggi sono un po' lenti. Inoltre dopo un'inizio folgorante, il film, dal ritmo non tanto elevato, procede su un binario amaramente comico sempre più scontato, efficace (si ride), ma l'inventività si smarrisce. Ma al di là di ciò, il film, una commedia originale e godibile, non perde (anche grazie all'ambiguo finale) la sua verve, risultando perciò solido. Voto: 7-